La felicitร paradossale dei santi
La solennitร di Tutti i Santi ci porta come dono il vangelo delle beatitudini, nella versione dellโevangelista Matteo
Spiegando da subito che โbeatoโ significa โfeliceโ, e che la beatitudine รจ sinonimo di felicitร , potrebbe sembrare che sia tutto chiaro. Ma non รจ cosรฌ. A guardar bene, infatti, che cosa รจ mai la felicitร ? Molti, molti secoli prima dellโera cristiana, quando i Greci ancora credevano che gli dรจi vivessero sul monte Olimpo, pensavano che solo questi โsuper-umaniโ potessero essere veramente felici: la โbeatitudineโ era uno stato invidiabile, ma non era fatta per gli uomini. Piรน tardi, un pensatore del terzo secolo avanti Cristo, Epicuro, nella sua Lettera sulla felicitร , ribadirร che se la divinitร vive beatamente, anche gli uomini potranno essere tali, ma solo cercando il piacere, nella forma magari di un โpiacere calmoโ, dato dalla riduzione della sofferenza: chi non si aspetta nulla, non sarร mai deluso e potrร pensare ogni mattina alla fortuna di essere vivo e senza dolori. Se infine facciamo un salto di quasi due millenni, vediamo la felicitร โ Happiness โ ritornare nella Dichiarazione di indipendenza dei futuri Stati Uniti dโAmerica, proclamata il 4 luglio 1776, per la quale ยซtutti gli uomini sono creati uguali e dotati dal Creatore di alcuni inalienabili diritti, tra i quali quello alla Vita, alla Libertร , e al perseguimento della Felicitร ยป. Insomma, tanti modi per intendere la beatitudine, tante strade per cercare la felicitร .ย Ma se invece ci concentriamo sulla Bibbia e sullo sfondo religioso e culturale in cui nascono le beatitudini che si leggono nei vangeli, scopriamo anzitutto che Gesรน non ha inventato queste parole.
Lo sfondo dellโAntico Testamento e dei manoscritti del Mar Morto
Le beatitudini che Gesรน pronuncia hanno diversi paralleli con testi dellโAntico Testamento, si pensi al Salmo 1, che si apre proprio con la stessa formula: ยซBeato lโuomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notteยป. Le beatitudini, soprattutto per quanto riguarda la loro forma, hanno anche un parallelo in un testo databile alla fine del I secolo avanti Cristo, ritrovato tra i manoscritti del Mar Morto, nella grotta 4 di Qumran, nel quale addirittura per cinque volte di seguito รจ ripetuta lโespressione ยซBeato chiโฆยป, sequenza che non appare mai cosรฌ in nessun testo dellโAntico Testamento: ยซBeato chi dice la veritร con cuore puro e non calunnia con la propria lingua. Beati quelli che si attaccano ai decreti [della Sapienza] e non si attaccano a comportamenti peccaminosi. Beati quelli che gioiscono in essa senza spargersi sulle vie della follia. Beati coloro che la cercano con mani pure e non la ricercano con cuore astutoยป. Se questo รจ il miglior precedente giudaico al testo delle beatitudini di Gesรน, esso perรฒ, come si vede anche da una prima lettura, รจ differente nel contenuto: sia qui โ come anche nel Salmo 1 โ la felicitร viene dallโosservare la Legge e seguire la Sapienza, e non ha nemmeno quel rimando al futuro che invece Gesรน compie. Cosa dicono allora le beatitudini di Gesรน, e come sono giunte a noi queste sue parole?
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I vangeli e le beatitudini
Le beatitudini si trovano anche in altri scritti cristiani, come gli apocrifi Atti di Paolo e Tecla e il piรน noto Vangelo secondo Tommaso. In questo vangelo, che in realtร รจ una raccolta di detti, Gesรน pronuncia una beatitudine simile a quella del vangelo di Matteo su chi cerca la giustizia (Mt 5,10); si legge nel Vangelo di Tommaso: ยซBeato lโuomo che si รจ impegnato. Ha trovato la vitaยป. Nel complesso, perรฒ, queste ulteriori fonti non aggiungono molto al senso delle beatitudini dei vangeli canonici, che sono di gran lunga piรน interessanti.
Se leggiamo i vangeli, vediamo che le beatitudini di Gesรน ci sono pervenute in due versioni: la prima, piรน lunga, si trova nel cosiddetto โDiscorso della montagnaโ del vangelo secondo Matteo (capp. 5โ7); la seconda nel discorso che Gesรน tiene in luogo pianeggiante, secondo la versione di Luca (6,20-49). Ma a guardare meglio, se si contano anche quelle isolate, nel Nuovo Testamento le beatitudini sono una cinquantina: solo in Luca ne sono elencate quindici, due in piรน rispetto a Matteo. Una, molto nota, รจ quella che Gesรน pronuncia quando una donna che lo ascoltava parlare alzรฒ la voce per dirgli ยซBeato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattatoยป, e alla quale il Maestro risponderร : ยซBeati coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodisconoยป (Lc 11,28). Se vogliamo, รจ proprio questa lโunica soluzione che Gesรน prevede per la felicitร : non lโinvidia per lo stato degli dรจi o la ricerca del piacere, ma ascoltare e custodire la parola di Dio. Proprio come Maria, la madre di Gesรน, che non solo lโaveva portato nel grembo, ma aveva accolto lโannuncio dellโangelo e custodito il Figlio โ Parola del Padre โ nel suo cuore e nel suo grembo (cf. Lc 1,38).
Per tornare alle beatitudini sparse nel resto del vangelo, invece per il Gesรน di Matteo sono โbeatiโ anche quelli che non si scandalizzano di lui (Mt 11,6), i discepoli che vedono Gesรน e ascoltano le sue parole (Mt 13,16), Pietro, che riconosce Gesรน come Messia e compie la sua professione di fede cristologica (Mt 16,17: ยซBeato sei tu, Simoneโฆยป), e infine il servo della parabola che attende il ritorno del suo signore (Mt 24,46).
La versione del vangelo della celebrazione odierna รจ la versione โlungaโ delle beatitudini, quella contenuta nel Discorso della montagna di Matteo. In questa, si รจ visto, si trovano di seguito ben otto beatitudini, perchรฉ la frase al v. 5,11, che inizia ugualmente con ยซBeati siete voiโฆยป รจ stata normalmente intesa sin dallโantichitร come uno sviluppo di quella sulla persecuzione che si legge nel versetto precedente. Di queste otto beatitudini, quattro sono riportate anche dal vangelo secondo Luca, ma due di esse differiscono molto da quelle di Matteo. Inoltre, le quattro beatitudini di Luca sono anche accompagnate, in modo che risaltino maggiormente grazie a un chiaroscuro, da quattro relativi โguaiโ, ovvero moniti o messe in guardia: se beati sono i poveri (Lc 6,20), i ricchi devono stare attenti, e per questo a essi il Gesรน di Luca dice anche ยซguai a voiยป (Lc 6,24).
Il paradosso della felicitร cristiana e lโesortazione Gaudete et exsultate di papa Francesco
Non possiamo ovviamente entrare qui nella disamina delle otto beatitudini del vangelo Discorso della montagna. Ma giร dalla prima ci si accorge che il messaggio di queste parole รจ esigente e difficile da accettare: รจ paradossale.
Infatti, Gesรน di per sรฉ non sta invitando ad essere poveri, come poi farร rivolgendosi al giovane ricco (cf. Mt 19,16-22), ma dichiara che quelli che lo sono ora, sono giร beati. Una volta compreso il linguaggio di Gesรน, sarร mai possibile mettere in pratica le beatitudini e giungere cosรฌ alla felicitร ?
Si รจ posto questa domanda anche papa Francesco, nellโEsortazione apostolica sulla chiamata alla santitร nel mondo contemporaneo Gaudete et exsultate del marzo 2018: ยซNonostante le parole di Gesรน possano sembrarci poetiche, tuttavia vanno molto controcorrente rispetto a quanto รจ abituale, a quanto si fa nella societร ; e, anche se questo messaggio di Gesรน ci attrae, in realtร il mondo ci porta verso un altro stile di vita. Le beatitudini in nessun modo sono qualcosa di leggero o di superficiale; al contrario, possiamo viverle solamente se lo Spirito Santo ci pervade con tutta la sua potenza e ci libera dalla debolezza dellโegoismo, della pigrizia, dellโorgoglioยป (n. 65).
Le beatitudini si possono vivere, e ciรฒ a dispetto di coloro che nella storia della loro interpretazione hanno pensato che fossero inattuabili, ma per metterle in pratica รจ necessario vedere la realtร in un altro modo rispetto a quello abituale, andando โ come scriveva il Papa โ controcorrente. Ed eccoci cosรฌ giunti al punto centrale del ragionamento. ร davvero possibile essere felici nella povertร (o nella prova, o nella sofferenza, o nella persecuzioneโฆ)? Meglio ancora: come possiamo anche noi, nelle nostre personali povertร riconoscerci beati? Cosa permette di leggere una situazione e giudicarla come benedetta e non una disgrazia?
La beatitudine โfunzionaโ solo per chi ha fede. Per prendere a prestito unโimmagine dalla teologia della rivelazione, potremmo dire che servono gli occhi della fede. Solo grazie alla fede, scriveva allโinizio del Novecento un giovane teologo gesuita francese (Pierre Rousselot), cโรจ la possibilitร di vedere in modo diverso la realtร (che potrebbe anche non cambiare, perchรฉ il povero, nelle beatitudini, non diventa ricco, anche se โpossiedeโ il Regno!). La fede perรฒ rende capaci gli occhi di cogliere ciรฒ che altrimenti rimane sotto la superficie: come un detective cerca nella realtร quegli indizi che lo portano a trovare la soluzione al suo problema, allo stesso modo il credente puรฒ, in forza della grazia, riconoscere quei segni che Dio pone nella sua vita, e cosรฌ arrivare allo spirito delle beatitudini. Senza la grazia si vede il fallimento, la fame, la disperazione e la persecuzione: con la fede si puรฒ scoprire in queste situazioni, nonostante tutto, la presenza di Dio e il Regno. ร allora chiaro perchรฉ Gesรน non pone condizioni per essere beati, rispetto, ad esempio, alla beatitudine del Salmo 1. Solo una รจ la condizione previa: credere alla sua Parola.
Ancora papa Francesco, al termine del suo commento alle beatitudini, scriveva: ยซDavanti alla forza di queste richieste di Gesรน รจ mio dovere pregare i cristiani di accettarle e di accoglierle con sincera apertura, โsine glossaโ, vale a dire senza commenti, senza elucubrazioni e scuse che tolgano ad esse forzaยป (n. 97).
Le beatitudini, via esigente e paradossale per la santitร , ci interpellano e, in questo tempo di molte difficoltร , ci consolano e danno speranza.
- Fonte del commento – il sito “La Parte Buona”
- Commento a cura di p. Giulio Michelini