La scena della prova di Gesù può essere suddivisa in tre parti, incorniciate da un’introduzione e una conclusione. In 4,1 si presentano gli attori del dramma (Gesù, lo Spirito, il diavolo) e il luogo della prima tentazione (il deserto); sono descritte poi la prima prova (4,2-4), la seconda (4,5-7) e l’ultima (4,8-10). In 4,11 si descrive la partenza del diavolo e l’arrivo degli angeli. Ogni prova comporta: 1) l’identificazione di un luogo; 2) la provocazione del tentatore, che nelle due prime prove si apre sempre con la formula: «se sei Figlio di Dio»: 3) la risposta di Gesù con frasi tratte dalla versione greca della Bibbia e la formula: «è scritto…». Dopo la citazione scritturistica fornita da Gesù in risposta alla prima tentazione, anche il diavolo si esercita, per la seconda prova, nel riprendere testi dalla Bibbia.
La prova non è un incidente di percorso: non solo è permessa, ma voluta, perché è lo Spirito che conduce Gesù in un luogo deserto.
L’ordine dei luoghi in cui avvengono le tentazioni è caratteristico di Matteo: in Luca la seconda e la terza prova sono invertite. Il diavolo porta Gesù da un luogo non affollato, il deserto, a un luogo più elevato e centrale, Gerusalemme, addirittura nel santuario, e poi in un luogo ancora più alto, idealmente fuori dalla terra d’Israele, dal quale può vedere tutti i regni del mondo. Proprio a causa di questi spostamenti geografici, non è possibile sostenere che le tentazioni di Gesù sono come quelle di Israele nel deserto: questo luogo è lo spazio della prima prova, ma non delle successive (e allora non è preciso dire, come la nota della Bibbia di Gerusalemme a Mt 4,1ss., che lì «vi incontra tre tentazioni»). È vero però, d’altra parte, che tutte le parole che Gesù pronuncia in questa scena sono tratte dall’ultimo libro della Torà , ambientato proprio nel deserto (cfr. Dt 1,1). Ma proprio nel Deuteronomio la prospettiva dell’autore sacro non si limita al deserto, ma si eleva fino ad abbracciare già la terra d’Israele (cfr. Dt 8,6-20) con le sue future tentazioni, e addirittura anche l’esilio, con tutte le nazioni tra le quali il Signore disperderà Israele (cfr. Dt 30,1).
Diverse spiegazioni sono state fornite per le prove di Gesù. Da un punto di vista antropologico esse riguarderebbero la fragilità della condizione umana, per cui Gesù, solidale con gli uomini, resisterebbe alla gola, alla vanagloria, all’avidità e ristabilirebbe l’Adamo caduto (interpretazione antica). Forse secondo questa visuale si può comprendere anche la sottolineatura matteana sul digiuno: mentre Marco e Luca non si soffermano su questo aspetto (Lc 4,2: Gesù «non mangiò nulla»), il primo vangelo dice che Gesù seguì questa pratica giudaica, che verrà successivamente spiegata in Mt 6,16-18 e 9,14-15. Da un punto di vista cristologico le prove invece avrebbero a che fare con la figliolanza divina di Gesù, che egli non vuole vivere secondo una concezione politica e opportunistica. Per la tradizione giudaica, esse si riferirebbero all’adesione di Gesù alla professione di fede ebraica dello Shema’ di Dt 6. Da un punto di vista tipologico, infine, esse riproporrebbero le stesse prove subite da Israele, per cui Gesù con le tentazioni ripercorrerebbe per conto proprio l’itinerario di Israele dall’Egitto alla terra. Alcuni si orientano nel scegliere una sola pista; probabilmente, invece, per il fatto che il brano, per la sua forte simbologia, è ricco e aperto a una semiosi molteplice e si lascia interpretare in molti modi: diverse tracce di lettura sono accettabili e non si contraddicono.
Nella prova di Gesù ci siamo tutti noi, e tutte le sue prove – quelle dell’inizio del suo ministero, e quelle che arriveranno poi, fino al Calvario – ci dicono che con l’aiuto dello Spirito, che non ci risparmia la lotta, le prove possono essere vinte.
Letture della Domenica
I DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A
Colore liturgico: VIOLA
Prima Lettura
La creazione dei progenitori e il loro peccato.
Dal libro della Gènesi
Gen 2,7-9; 3,1-7
Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 50 (51)
R. Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità .
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. R.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. R.
Seconda Lettura
Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 5,12-19
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. Parola di Dio.
Forma breve:
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
5, 12.17-19
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
Parola di Dio
Vangelo
Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 4, 1-11
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Và ttene, satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Parola del Signore