Padre Giulio Michelini – Commento al Vangelo del 28 Agosto 2022

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Rispetto alla pagina del vangelo della domenica precedente, il lezionario ha omesso alcuni versetti, quelli in cui si legge che «si avvicinarono a Gesù alcuni farisei, dicendogli “Parti e vattene di qui, perché Erode vuole ucciderti”» (Lc 13,31), ovvero il fatto che probabilmente i farisei stiano tentando di aiutare Gesù, mettendolo in guardia da un imminente pericolo. Per alcuni interpreti, però, si tratterebbe solo di una mossa politica dei farisei, e non di un atto che esprime la loro cura.

Anche nella pagina di oggi compaiono i farisei, in una situazione che ricorre altre volte nel Terzo vangelo: Gesù si trova a pranzo con loro. Da qui prende l’avvio l’azione, costruita con una tecnica narrativa abilissima, quella del racconto nel racconto. Prima di vederne alcuni elementi, però dobbiamo osservare che anche dalla pagina del lezionario odierno sono stati espunti alcuni versetti (i vv. 2-6), riguardanti una disputa sul sabato – che viene letta in altre domeniche dell’anno liturgico.

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Il racconto nel racconto è un classico espediente letterario. L’esempio moderno più noto è forse quello della tragedia Amleto, di William Shakespeare, nella quale per smascherare lo zio omicida, Amleto fa rappresentare alla corte di Danimarca, da una compagnia teatrale di passaggio, l’uccisione del re, proprio padre.

Luca costruisce in modo abile la pericope. Anzitutto vi è una introduzione (v. 1), nella quale è spiegata la situazione, e dove si descrive l’atteggiamento dei farisei che osservano Gesù. Segue la disputa sul sabato che, si è detto, è omessa dal lezionario di oggi (vv. 2-6). Vi è poi la parabola sugli invitati o i primi o ultimi posti (7-13), e infine un insegnamento all’ospite, su chi invitare a pranzo o a cena.

Il setting della pagina è dunque duplice: è un sabato, così come vi sono diversi altri sabati nel racconto dei sinottici, durante i quali spesso avvengono incidenti o discussioni. Si noti che – come anche John Paul Meier ha ben sottolineato nel suo quarto volume di Un ebreo marginale, tutto dedicato al rapporto tra Gesù e la Legge – mai il Signore ha violato il Sabato. In discussione, pertanto, da parte di (alcuni?; una frangia di?) farisei vi è il modo in cui Gesù crede di poterlo osservare. Così, come in altre situazioni, in gioco non è la Torah stessa, ma l’applicazione pratica di alcuni suoi precetti. Ma qui non si tratta solo di un sabato, perché, come si è visto, il setting del vangelo di oggi è anche quello di un banchetto.

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Il banchetto è molto presente nei vangeli, e, come si è visto, sono caratteristici del Terzo vangelo quelli preparati per Gesù dai farisei. Ricordiamo, per rimanere a Luca, il banchetto in cui Levi prepara un pasto a Cafarnao per Gesù e gli altri esattori delle tasse (cap. 5); al capitolo 7 vi è poi il primo banchetto organizzato dai farisei per Gesù. Segue quello che possiamo definire il “banchetto messianico” o della “moltiplicazione”, preparato – questa volta da Gesù stesso – coi pani e i pesci, al cap. 9. Un’altra scena importante che coinvolge la tavola è quella del capitolo decimo, dove Gesù si trova con le due sorelle Marta e Maria, e discute con la prima della sua distratta diaconia. Vi è poi un secondo banchetto organizzato dai farisei, al cap. 11, e poi l’ultimo, dove sono sempre i farisei a invitare Gesù, quello del lezionario di oggi, al cap. 14. Il vangelo di Luca termina, poi, con la grande scena di Gesù che, tavola, spezza il pane (un banchetto?) per i due di Emmaus, al cap. 24.

Quante cose accadono a tavola, e soprattutto alla tavola con Gesù: sembra di essere di fronte a un simposio greco, quando – ci dicono i testi e gli inni simposiali – non ci si accontentava di consumare un pasto, ma, dopo aver mangiato, si puliva la tavola, si portava del vino buono, e si iniziava a discutere di vari argomenti e si proclamavano versi o si facevano giochi. Lo stesso avviene (questa volta con la partecipazione anche delle donne, non presenti nel modello greco) nel convivium romano, che prevedeva anch’esso un banchetto, e discussioni a tavola.

Particolarmente noto è il banchetto di cui si parla, per quanto riguarda i testi neotestamentari, nella Prima lettera di Paolo ai Corinzi, nel quale, al capitolo undicesimo, non solo abbiamo la più antica attestazione di una celebrazione della cena del Signore, ma essa sembra inserita nel modello di un simposio di stile ellenistico. Segnalo, a tal riguardo, uno dei commenti più utili su questa pagina, il volume di Romano Penna, La cena del Signore. Dimensione storica e ideale (San Paolo, 2015).

Se torniamo al nostro testo, ecco che vi entriamo nel nucleo, e notiamo che mentre sono i farisei ad osservare Gesù, è lo stesso Signore che, in quell’occasione, ha la possibilità di fornire insegnamenti e compiere gesti. Gesù racconta la parabola degli invitati a tavola perché vede come gli invitati – in quella situazione – prendono i primi posti. Può sembrare un’osservazione banale, ma sembra di capire che il vangelo abbia a che fare proprio con la vita normale, con le situazioni feriali di tutti i giorni, con le piccole cose, come il sedersi a tavola…

Naturalmente, Gesù non si limita a tale osservazione, ma si preoccupa poi di aiutare il suo ospite a prendersi cura non solo dei suo pari, ma anche dei poveri, per poter poi essere ricompensato da loro nei cieli. Il fatto che in questa domenica, dedicata alla Custodia del creato, ricorra questa pagina, ci interpella. Come insegna la dottrina sociale della Chiesa e si legge anche nella Laudato si’ di papa Francesco, non è giusto che solo alcuni possano avere l’intera parte di un banchetto, mentre i poveri non riescono a sedersi alla tavola dell’abbondanza che Dio ha preparato per tutti, solo perché ne vengono esclusi.

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