MORIRE PER RISORGERE
Giovanni Vannucci
Nelle ultime tre domeniche del “sacramento quaresimale” vengono presentati alla nostra riflessione alcuni singoli, sui quali è bene soffermarsi se vogliamo comprendere il significato religioso e le implicazioni umane della redenzione. Essi ci vengono offerti dalle letture tratte dal Vangelo di Giovanni: il tempio e la sua distruzione (3a domenica); il serpente di bronzo innalzato da Mosè per risanare il popolo dal veleno delle serpi (4a domenica); il seme di grano che deve morire nel solco se vuole dare i suoi frutti di vita (5a domenica).
IL SEME DI GRANO
Gesù parla ai greci con un’immagine che era loro familiare: «Io sono il seme di grano che, sepolto si decompone nella terra per risorgere in abbondanza di frutti». È per la morte che si risorge, morte alle nostre convinzioni ideologiche, morte alle nostre visioni personalistiche, morte alle nostre dogmatiche di gruppo.
Morte alle nostre raffigurazioni emotive del divino, morte alle nostre valutazioni moralistiche. Morte che ci fa sentire Dio al di là dei templi che abbiamo costruiti, che ci fa deporre le vesti di vergogna indossate e ci ricopre della luminosa veste che avevamo prima della separazione dal mistero divino.
Il Figlio dell’Uomo, l’Uomo in sé, l’Uomo in cui la Parola eterna si è incarnata, raggiunge la piena manifestazione della sua “gloria”, della sua “essenza”, nella morte di croce. Gesù, parlando ai greci dice: «Io, come il perfetto Dionisio dei misteri, muoio e risorgo, non muoio che per risorgere. Chi muore in me, con me e come me, risorgerà in me, con me e come me».
L’uomo, inconsapevole del suo destino divino, privato della coscienza del suo polo di luce divina, non è altro che un esistente, ex-stare, fuori dell’essere e va verso una morte senza risurrezione. Aperto alla coscienza della sua origine divina e del suo destino divino, entra nell’Essere e va verso la vita. Muore alle sue vesti terrene e reindossa le sue vesti di luce come Cristo sul Tabor.
Diventa “pietra vivente” di quel tempio che da sempre, attraverso le generazioni dei giusti e dei santi, Cristo edifica sulla terra.
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