La parola ยซAvventoยป deriva dal latino adventus e vuol dire ยซvenutaยป. Traduce la parola greca parousia o epiphaneia. ร una parola di origine profana che indicava la prima visita di un personaggio importante in una cittร o una regione, o anche il momento di inizio dellโesercizio del suo incarico. Il prefisso ยซadยป ha il senso di una venuta da molto lontano. Il simbolo piรน eloquente dellโAvvento รจ lโetimasia, una sedia vuota, raffigurata spesso negli antichi mosaici delle chiese. Il tempo di Avvento รจ un tempo breve, di appena 4 settimane, ma di una grande ricchezza teologica. Considera infatti tutto il mistero della venuta del Signore nella storia fino al suo concludersi. Questo breve tempo che apre lโanno liturgico si inserisce in un tempo piรน lungo, che si chiama ยซtempo della manifestazioneยป e che si concluderร con la domenica dopo lโEpifania, cioรจ con il Battesimo del Signore.
Cโรจ dunque una profonda unitร tematica data dallโevento celebrato: la venuta del Signore. Infatti nellโAvvento noi celebriamo il mistero della venuta del Signore con un atteggiamento gioioso, fatto di vigilanza, di attesa e di accoglienza. Dal 24 dicembre alla domenica che segue la solennitร dellโEpifania celebriamo la nascita e la manifestazione del Signore. In realtร si tratta di un movimento unico, che va dallโAvvento allโEpifania. Il medesimo evento, la venuta del Signore, viene preparato in unโatmosfera di attesa e poi viene celebrato nel suo momento iniziale e nelle sue manifestazioni allโumanitร intera. In questo tempo la liturgia pone sulle nostre labbra unโinvocazione ricca di speranza: Maranathร ,
vieni, Signore Gesรน. Lโoggi nel quale viviamo ci fa toccare la nostra povertร , sia guardando noi stessi, sia le persone che ci circondano, sia le relazioni che vengono costruite. Dentro questa povertร si alza la nostra supplica nello Spirito Santo. Il ยซVieni, Signore Gesรนยป รจ il grido della speranza. La precarietร della nostra storia non รจ fonte di scoraggiamento, ma di inesauribile speranza. Noi tocchiamo di continuo i nostri limiti e possiamo essere tentati di rinchiuderci in noi stessi. Dio, perรฒ, nella sua fedeltร , ci regala la sua Parola, che diventa il cibo di speranza, e lโistante che viviamo, pur nelle tenebre storiche che lo circondano, รจ illuminato dalla venuta del Redentore.
Nellโincontro dei sacerdoti ad Amatrice del 20 ottobre 2016 mons. Giuseppe Molinari ci ha parlato di una lettera da lui ricevuta, allโindomani del terremoto dellโAquila, da Alfredo Battisti, arcivescovo di Udine (1925-2012), il quale si era trovato a vivere la tragedia del terremoto del Friuli. Mons. Battisti scrisse quella lettera il 6 maggio 2009, un mese dopo il terremoto dellโAquila e nel xxxiii anniversario del terremoto del Friuli. E questo grande pastore scriveva tra lโaltro: ยซOggi 6 maggio 2009 ricorre il xxxiii anniversario del terremoto che ha colpito il Friuli nel 1976, con mille morti sotto le macerie e 120.000 senza casa. Oggi si compie anche il primo mese del terremoto che ha colpito LโAquila, seminando tanta distruzione e morte. Partecipo fraternamente al dolore Suo e del Suo Popolo e assicuro la mia preghiera. Auguro che, come รจ accaduto in Friuli, questo tempo duro per la Sua Chiesa sia anche un tempo grande per i valori umani e cristiani riscoperti scavando e piangendo tra le macerie. Il Signore Le dia tanto coraggio e speranza, in Cristo crocifisso e risortoยป.
Le difficoltร del nostro quotidiano sono la serra della freschezza della nostra speranza. La nostra attesa del Signore non รจ unโillusione. Il Signore รจ venuto veramente tra noi mediante la piena assunzione della nostra umanitร . Dio non ha mai abbandonato il suo popolo, e tale veritร storica anima il nostro cammino verso la luminositร della gloria, soprattutto nei momenti difficili, riempiendoci di coraggio. Lโattesa non ci deve distrarre dallโimpegno nel presente. Ognuno di noi, mentre si pone in atteggiamento di attesa, si deve lasciar qualificare dallโAtteso, il suo animo deve diventare il nostro, i suoi ideali i nostri, le sua ansie le nostre.
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Egli รจ il Salvatore e noi siamo chiamati a essere rigenerati nel piรน profondo del nostro cuore. Lโattesa รจ lโespandersi della vitalitร divina che vuole renderci pienamente proprietร del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Dobbiamo crescere nella piena statura del volto di Cristo Signore. Il cristiano รจ uomo di giustizia, pellegrino sulla retta via e cittadino del giorno e della vita, lasciando il vizio, lโindifferenza, e non lasciandosi legare dai lacci che imprigionano alle cose.
Avvento: tempo mariano per eccellenza
La prima festa mariana in Occidente รจ la Theotokos, dopo il concilio di Efeso del 431. Questa festa si conserva nella liturgia ambrosiana la sesta domenica di Avvento. ร la festa dellโincarnazione del Verbo, che non si celebra il 1 gennaio come nel rito romano, ma la domenica che precede il Natale. Le ferie maggiori nel rito ambrosiano si chiamano de exceptato, che in latino significa ยซdellโaccoltoยป, cioรจ del Figlio di Dio accolto tra noi. Nelle ferie de exceptato si leggono i libri di Rut e di Ester, legati a Betlemme e alla rilettura mariologica della regina Ester che fanno i Padri. Il Vangelo รจ quello di Luca. Se cโรจ una domenica prenatalizia che cade la vigilia di Natale, si legge la genealogia di Gesรน. Ma la sesta domenica รจ sempre la solennitร dellโIncarnazione, cioรจ della Theotokos, della divina maternitร di Maria.
LโAvvento รจ il periodo mariano per eccellenza. Maria รจ la nuova Eva, la sua maternitร divina predetta dai profeti, annunciata dallโangelo, manifestata il giorno di Natale e riconosciuta dai Magi. Il nostro atteggiamento di attesa trova dunque un modello splendido in Maria. Non dimentichiamo che in questo tempo celebriamo anche la solennitร dellโImmacolata Concezione.
Sviluppo storico
Testimonianze antiche in Occidente sul tempo di Avvento sono quelle di SantโIlario (anteriore al 367) e il iv canone del concilio di Saragozza (380).
SantโIlario, prendendo spunto dal brano del Vangelo in cui Gesรน va a cercare frutti dal fico sterile, dice che vi torna tre volte e cosรฌ lโAvvento รจ formato da 3 settimane. Il iv canone del concilio di Saragozza parla di una durata di 21 giorni, tre settimane appunto, dal 17 dicembre allโEpifania, e aggiunge che in questi giorni bisogna essere assidui in chiesa. LโEpifania era una festa battesimale e cosรฌ il Natale: la prima a motivo del battesimo di Gesรน, la seconda perchรฉ la nascita di Cristo ci ottiene una seconda nascita, la rigenerazione con il battesimo. Cosรฌ la preparazione dei catecumeni al battesimo, di tre settimane, ha fatto sviluppare lโAvvento.
Le orazioni collette del tempo di Avvento esprimono gran parte delle tematiche di questo tempo liturgico e quindi suggeriscono anche quali dovrebbero essere i nostri atteggiamenti nelle settimane che aprono lโanno liturgico. Il nuovo Messale Romano ne contiene ventinove: sono testi molto antichi. Undici provengono dal Rotolo di Ravenna (quaranta orazioni dei secoli v-vi dal prevalente carattere cristologico e mariano, a sfondo nettamente natalizio), sette provengono dal Gelasiano antico, due dal Sacramentario Bergomense e nove dal precedente messale.
La prima domenica presenta in modo esplicito la prospettiva escatologica: il Cristo che viene e verso il quale vogliamo andare incontro con le buone opere (colletta proveniente dal Gelasiano 1139, dove era unโorazione dopo la comunione). Ecco allora il primo atteggiamento: quello di unโattesa operosa.
Mentre il Messale Romano del 1570 conteneva solo otto prefazi, la terza editio typica del messale di Paolo vi ne contiene novantadue, due dei quali per lโAvvento. I due nuovi prefazi condensano il meglio di ciรฒ che puรฒ produrre la capacitร creativa contemporanea, radicata nella tradizione. Il Prefazio ii ricorda le persone che sono in primo piano nelle letture degli ultimi otto giorni di Avvento: i profeti, la Vergine Madre, il Battista. Esso rammenta che Gesรน ยซfu annunciato da tutti i profeti, la Vergine Madre lo attese e lo portรฒ in grembo con ineffabile amore, Giovanni proclamรฒ la sua venuta e lo indicรฒ presente nel mondoยป. Il Prefazio i parla di due venute di Cristo, il Prefazio ii di una sola venuta, ma di due gruppi che la attendono. Il primo gruppo รจ quello dei profeti, della Vergine Madre e del Battista, il secondo gruppo siamo noi. Quelli lo hanno atteso nel passato, noi lo attendiamo nel presente.
Spiritualitร dellโAvvento
Lโevangelista Luca, nel libro degli Atti degli Apostoli, raccontando lโevento dellโAscensione, scrive: ยซMentre lo guardavano, Gesรน fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quandโecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Uomini di Galilea, perchรฉ state a guardare il cielo? Questo Gesรน che di mezzo a voi รจ stato assunto in cielo, verrร allo stesso modo in cui lโavete visto andare in cieloยป (At 1, 10-11). Allโinizio dellโanno liturgico รจ come se la liturgia si concedesse una โdisobbedienzaโ agli angeli che invitavano Pietro e gli altri a guardare altrove. Cosรฌ la Chiesa Sposa, che vive nellโattesa del ritorno dello Sposo, conserva nel cuore quello sguardo rivolto verso il cielo e ogni anno, nel tempo di Avvento, torna a lanciarlo in alto per poter scorgere la venuta del suo Signore.
LโAvvento non รจ, quindi, una semplice preparazione al Natale, quasi dovessimo fingere che Gesรน non sia nato per poi doverci fintamente stupire della sua nascita nella notte santa. Esso รจ piuttosto il โsacramentoโ della venuta del Signore, perchรฉ memoria viva della sua incarnazione, attualizzazione del suo venire oggi dentro la nostra vita, anticipazione della sua venuta definitiva.
Nellโattesa la Chiesa, come ogni sposa, non ha altra occupazione se non quella di farsi bella per lo Sposo. Lo Spirito Santo รจ il suo โcosmeticoโ che agisce operando la sua conversione non con la paura per la minaccia dellโarrivo di un giudice severo, ma con la gioia per il ritorno dello Sposo. Per questo lo Spirito e la Sposa dicono: ยซVieni!ยป (Ap 22, 17). Lโinvocazione che riempie il tempo di Avvento รจ giร forte della presenza del Signore che, venuto nel suo Natale nella carne, rimane con noi nel suo Santo Spirito del quale la nostra carne รจ tempio. Se ogni anno noi celebriamo lโAvvento, esso non รจ la semplice ripetizione di quello precedente. ร una nuova venuta del Signore nella Chiesa, nelle anime, nel mondo. Il simbolo piรน eloquente dellโAvvento รจ lโEtimasia, il trono vuoto degli antichi mosaici che vediamo in alcune nostre chiese, segno del nostro cuore che ha bisogno di accogliere ogni volta la tenerezza e lโamore di Dio.
In una sua poesia David Maria Turoldo descriveva con queste parole il grido dellโuomo che invoca la venuta del Signore:
Vieni di notte, ma nel nostro cuore รจ sempre notte: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in silenzio, noi non sappiamo piรน cosa dirci:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in solitudine, ma ognuno di noi รจ sempre piรน solo: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni, figlio della pace, noi ignoriamo cosa sia la pace: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a liberarci, noi siamo sempre piรน schiavi:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci, noi siamo sempre piรน tristi:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a cercarci, noi siamo sempre piรน perduti:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni, tu che ci ami, nessuno รจ in comunione col fratello se prima non รจ con te, o Signore.
Noi siamo tutti lontani, smarriti, nรฉ sappiamo chi siamo, cosa vogliamo:
vieni, Signore. Vieni sempre, Signore.
Corona dellโAvvento
Cosa significa la corona dellโAvvento e come va realizzata? Purtroppo a volte ci รจ dato di vedere nelle chiese โaccozzaglieโ di candele o addirittura lampade a olio tra ramoscelli o fiori di ogni specie, senza nessun richiamo alla forma circolare della corona, e con colori dโogni genere.
La corona dโAvvento deve avere quattro candele viola, va realizzata con ramoscelli di abete, senza fiori, e puรฒ essere collocata vicino allโambone.
Qual รจ il significato delle quattro candele della corona dโAvvento? Ogni tempo liturgico ha i propri segni che lo contraddistinguono. Anche lโAvvento ha i suoi. La corona dโAvvento ha origine nel Nordeuropa e, negli ultimi anni, รจ entrata con forza nelle nostre comunitร cristiane. Si puรฒ suggerire di realizzarla in famiglia, ma nulla vieta che possa essere collocata in chiesa, preferibilmente nei pressi dellโambone.
Essa consiste in un supporto circolare sul quale vengono collocate quattro candele (il colore viola รจ quello piรน appropriato). La forma circolare indica il tempo che ciclicamente ritorna, ma simboleggia anche lโattesa del ritorno di Cristo, luce e vita. ร rivestita di rami di abete: nel cuore dellโinverno, quando si aspetta la primavera, gli abeti rimangono del colore della vita e della speranza mentre tutti gli altri alberi sono spogli. Le candele si accendono una alla volta, sempre le stesse, in corrispondenza delle quattro domeniche di Avvento: nel loro consumarsi si vede visibilmente il passare del tempo e lโavvicinarsi del Natale, mentre di settimana in settimana la luce aumenta. Niente lampade a olio o lumini elettriciโฆ.
Queste candele simboleggiano le quattro settimane del tempo dโAvvento e vengono accese una ogni domenica. La corona deve essere collocata in un luogo visibile del presbiterio, vicino allโambone, su un tavolino o su un tronco dโalbero, o pendente dal soffitto. La corona pendente dallโalto รจ la collocazione tradizionale, come un vero candelabro: la luce scende dallโalto.
Rito per lโaccensione del primo cero della corona
(da compiersi al vespro o durante la messa domenicale)
Dopo lโorazione colletta, mentre si esegue un canto adatto, ad esempio Tu quando verrai, viene portato processionalmente allโambone il lezionario o lโevangeliario, preceduto da un ministrante che reca con sรฉ una lampada accesa. Il sacerdote o il diacono riceve il libro tenendolo in alto, ben visibile, e lo colloca sullโambone, dopo di che accende dalla lampada il primo cero della corona e torna alla sede.
Quindi pronuncia la seguente monizione:
NellโAvvento celebriamo il mistero sempre in atto della venuta di Gesรน. Cosรฌ canta la liturgia: Al suo primo Avvento, nellโumiltร della nostra natura umana, egli portรฒ a compimento la promessa antica e ci aprรฌ la via dellโeterna salvezza. Verrร di nuovo nello splendore della sua gloria e ci chiamerร a possedere il Regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nellโattesa.
Ti rendiamo grazie, o Padre, per questo tempo che ci doni. Concedi che ci lasciamo veramente visitare dalla tua grazia. Vinci, nella nostra comunitร parrocchiale, la pigrizia, la noia, il senso del โsempre ugualeโ, e insegnaci a ripartire, come veri discepoli di Cristo tuo Figlio. Vinci la nostra ignoranza, quella che ci fa pensare di averti giร conosciuto a sufficienza. Vinci la nostra freddezza, quella che ci fa pensare di averti giร amato abbastanza. Ravviva nei nostri cuori la luce della fede, la forza della speranza e lโardore della caritร , per Cristo nostro Signore. Amen.
Invochiamo la venuta di Cristo, sole che sorge dallโalto, perchรฉ ci porti la grazia della luce eterna. Dopo che abbiamo conosciuto la luce, aiutaci, o Padre, a non desiderare piรน le tenebre; dopo che abbiamo intuito la via della pace, non lasciare piรน che siamo tentati dallโarroganza e dallโegoismo; dopo che ci hai rivestiti del Signore Gesรน e ci hai introdotti nella vita dello Spirito, non permettere che siamo sedotti dai desideri della carne.
Disponiamoci ora allโascolto della Parola, lampada ai nostri passi, per andare incontro con le buone opere a Cristo che viene.
Segue la proclamazione delle letture bibliche.
A cura dellโUfficio Liturgico Diocesano della Chiesa di Rieti