Padre Antonio Spadaro nuovo direttore di Civiltà Cattolica

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Un augurio enorme ad una persona vera , un amico che stimo con tutto il cuore.

La prestigiosa rivista dei Gesuiti “Civiltà Cattolica” ha un nuovo direttore: è padre Antonio Spadaro, nato a Messina 45 anni fa, esperto di letteratura, arte, cinema e nuove tecnologie. Succede a padre GianPaolo Salvini, alla guida della più antica rivista d’Italia dal 1985. La nomina, da parte del Padre Generale della Compagnia di Gesù, Adolfo Nicolás, sarà ufficializzata il prossimo 8 settembre. Padre Spadaro è attualmente il rettore della comunità religiosa dei Gesuiti di via di Porta Pinciana. 

Sergio Centofanti (Radio Vaticana) gli ha chiesto come abbia accolto la nomina a dirigere questa autorevole rivista entrata ormai nel suo 162° anno di attività.

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R. – Certamente con trepidazione, perché assumere la direzione di una rivista che ha alle radici oltre 160 anni di storia significa confrontarsi con una sfida molto impegnativa. D’altra parte, come forse gli ascoltatori sanno, la Civiltà Cattolica è una rivista che si fonda su un collegio di scrittori, una rivista che è prodotta da una comunità di Gesuiti che scrive, pensa, lavora insieme e quindi sono sereno e nello stesso tempo anche molto lanciato davanti a questa sfida molto impegnativa.

D. – Qual è il ruolo di Civiltà Cattolica oggi?

R. – Ciò che Civiltà Cattolica intende offrire ai suoi lettori è proprio la condivisione di un’esperienza intellettuale che noi facciamo insieme, illuminata dalla fede cristiana e anche profondamente innestata all’interno della vita culturale, sociale, economica e politica dei nostri giorni. Il suo contributo vuole essere un contributo molto serio, qualificato, ma nello stesso tempo non elitario – questo lo si deduce soprattutto dal suo linguaggio, un linguaggio sostanzialmente piano -, e intende offrire al mondo cattolico, e direi a ogni uomo impegnato seriamente nel mondo, una fonte di informazione affidabile capace di far pensare, di far maturare un giudizio personale. Direi che è nel codice genetico di questa rivista fare da ponte, interpretare il mondo per la Chiesa e la Chiesa per il mondo, contribuire a un dialogo aperto.

D. – Lei assume questo incarico in un momento di grandi cambiamenti nel mondo della comunicazione, pensiamo all’irrompere dei social network nella rete: come vede queste novità?

R. – Per la rivista mi occupo da tempo di nuove tecnologie, di come le nuove tecnologie hanno un impatto sul modo di conoscere il mondo e di relazionarsi tra le persone. La Civiltà Cattolica in questo senso fa storia perché dal 1850 ha attraversato decenni che hanno visto cambiamenti profondi all’interno della comunicazione. Nel nostro tempo, segnato profondamente dalle reti sociali, dai nuovi media digitali, comunicare significa sempre meno trasmettere una notizia in una maniera neutra e sempre di più essere testimoni, cioè condividere visioni, idee. La storia di Civiltà Cattolica e il suo Dna sono estremamente compatibili con tutto questo. Certamente, nella misura possibile, faremo scelte legate un po’ alla diffusione del messaggio della rivista anche sulle piattaforme digitali in maniera più forte e più incisiva.

D. – Lei è un esperto di nuove tecnologie… Il Papa invita ad entrare con stile cristiano nel continente digitale, ma c’è chi è ancora perplesso…

R. – L’ultimo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni di Benedetto XVI è un punto di riferimento fondamentale che dovrebbe togliere ogni riferimento a preoccupazioni e tensioni eccessive. In fondo, Benedetto XVI ha detto con chiarezza che il problema, il punto centrale della questione, non è come usare la rete ma come vivere bene al tempo della rete. L’ambiente digitale è un ambiente di vita e da qui si deduce il fatto che comunicare significa condividere, idee, visioni: il cristiano non può assolutamente esimersi dall’essere presente in quanto persona da questo ambiente digitale. E’ una sfida da accettare e da cogliere pienamente. (bf)