Pablo M. Edo – Commento al Vangelo del 29 Giugno 2021

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Durante uno dei suoi lunghi viaggi con i discepoli, Gesù chiese loro quale fosse la pubblica opinione nei suoi riguardi. Dopo aver ottenuto diversi tipi risposta, il Maestro, mostrando una grande pedagogia, chiede la loro opinione. Pietro, preso d’impulso dal suo affetto, risponde: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (v. 16). Questa testimonianza sull’identità del Maestro rivelò, anche, i disegni divini sull’identità e sulla missione di Simone: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa…» e «a te darò le chiavi del regno dei cieli…» (vv. 18-19).

Nell’antichità, era molto frequente approfittare della durezza e stabilità della viva roccia per costruirvi sopra il restante muro di una fortezza, unendo l’opera della natura con quella architettonica. Le antiche città erano circondate da muraglie e avevano porte di accesso che potevano essere aperte o chiuse con le chiavi. Avere nelle mani le chiavi di una città significava avere il potere di decidere chi potesse entrare e quando. Per questo, il segno della resa di una città o di un castello era dato, solitamente, dalla consegna delle loro chiavi.

Con grande emozione, Pietro ascoltò il Messia che gli annunciava solennemente che sarebbe stato lui la roccia viva sulla quale Gesù avrebbe costruito la sua Chiesa e che, inoltre, avrebbe avuto il potere delle chiavi del Regno, per decidere chi far entrare e a chi impedirlo, incidendo in tal modo sui destini della terra e anche del Cielo stesso.

Questo episodio e il luogo nel quale si è svolto restarono impressi nella memoria degli apostoli e consegnati nei vangeli. Per volontà del Signore, Pietro sarebbe stato il capo dei dodici e della Chiesa, elemento di unità e di efficacia per tutti. E gli apostoli, compresi quelli che avevano conosciuto Gesù ancora prima di Pietro, magari quelli che, agli acchi umani, potevano possedere maggiori disposizioni o virtù, accolsero con venerazione e rispetto la volontà del Maestro, come accolsero tutti ogni altra disposizione e ogni mandato.

Più avanti, durante la Passione, Pietro, quando rinnegherà Gesù, avrà la prova che il suo primato e la sua efficacia erano prese in prestito. Ma dopo la resurrezione, il ruolo di Pietro divenne innegabile e riconosciuta dai cristiani che erano raccolti in preghiera con Pietro (At 12). Per questo, noi cristiani abbiamo l’amabile dovere di pregare molto per il Papa, successore di Pietro e rispettare la sua opera alla guida della Chiesa, come gli apostoli rispettarono il primato di Simone. Al riguardo san Josemaría commentava: «Il tuo più grande amore, la tua massima stima, la tua più profonda venerazione, la tua obbedienza più sottomessa, il tuo massimo affetto, devono essere anche per il Vice-Cristo in terra, per il Papa. Noi cattolici dobbiamo pensare che, dopo Dio e nostra Madre la Vergine Santissima, nella gerarchia dell’amore e dell’autorità viene il Santo Padre»[1].

Gli Atti raccontano che Dio scelse come Apostolo un giovane fariseo della tribù di Beniamino: Saulo di Tarso, persecutore dei cristiani. Grazie alla preghiera di Stefano (cfr. At 7, 58) e alla delicata carità di Barnaba (cfr. At 9, 23), Paolo verrà accolto nella Chiesa; era uno che non aveva conosciuto Gesù in vita e che aveva odiato quelli che lo seguivano. Ma anche gli apostoli seppero umilmente riconoscere in Saulo i sorprendenti disegni di Dio e lo accettarono come apostolo, uguale a loro, perchè anche lui vide il Risorto e fu mandato ad annunciarlo a tutte le genti.

La vita di questi due grandi apostoli ci insegna che, nonostante i nostri limiti e quelli degli altri, Dio sa realizzare i suoi disegni d’amore e che la sua grazia agisce sempre nei cuori. Ciò che Dio chiede per avere frutto è di essre come la Chiesa degli inizi: perseveranti e uniti nella preghiera, con Maria, la Madre di Gesù (cfr. At 1, 12).
Pablo M. Edo

[1] San Josemaría, Forgia, n. 135.


Fonte: La pagina Facebook di “Opus Dei Italia” | Sito Web con tutti i commenti al Vangelo 

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