Nel giorno di festa nel quale la Chiesa celebra l’Assunzione in cielo, in corpo e anima di Nostra Signora, il Vangelo proprio della solennità riporta la scena della visita di Maria a sua cugina santa Elisabetta.
La Madonna pensa subito che Elisabetta, già in età avanzata, avrà bisogno di aiuto nell’ultimo periodo della sua gravidanza e nel parto. E, senza pensare alle tante possibili scomodità del viaggio, «in quei giorni, si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa» (v.39). L’evangelista non ci dice se Giuseppe ha accompagnato la Madonna, ma è ragionevole che lo abbia fatto, perché erano ormai sposati e la permanenza sarebbe durata diversi mesi.
In Maria, tutto riflette un amore solerte, umile e dimentico di sé. Davvero, l’ancella di Nazaret ha accettato la sua eccelsa vocazione di Madre di Dio. E questo ineffabile dono non la rinchiude in se stessa, ma, anzi, la vediamo traboccante di spirito di servizio e di affettuosa sollecitudine per gli altri.
A san Josemaría piaceva meditare su questa scena e imparare le virtù cristiane dalla naturalezza di Maria: «Te beata perché hai creduto, dice Elisabetta a nostra Madre. — L’unione con Dio, la vita soprannaturale, comporta sempre la pratica attraente delle virtù umane: Maria porta la gioia nella casa di sua cugina, perché «porta» Cristo»[1]. E, in una altra occasione, suggeriva: «Volgi i tuoi occhi alla Vergine e contempla come vive la virtù della lealtà. Quando Elisabetta ha bisogno di Lei, il Vangelo dice che accorre «cum festinatione», — con gioiosa sollecitudine. Impara!»[2].
Quando Maria arriva alla sua destinazione, nel pieno della gioia di sua madre, il Battista sussulta di gioia nel ventre di Elisabetta, dando così inizio alla sua missione di Precursore che annuncia la venuta del Messia. Mentre Elisabetta gioisce umilmente della visita della “madre del mio Signore” (v. 43). È lo Spirito Santo, di cui Elisabetta e il Battista sono pieni(cfr. Lc 1, 15.41), che fa loro percepire la presenza divina, per quanto fosse nascosta e umile. E sarà il Paraclito che insegnerà anche a noi a riconoscere il Signore quando viene da noi, nei sacramenti e nelle necessità degli altri.
Così come l’episodio della visitazione ci mostra Maria piena di solerzia e di desiderio di aiutare gli altri, per portare loro suo Figlio, anche ora continua ad avere per noi la stessa sollecitudine che ebbe per Elisabetta.
Papa Francesco lo spiegava così: «La festa dell’Assunzione di Maria è un richiamo per tutti noi, specialmente per quanti sono afflitti da dubbi e tristezze, e vivono con lo sguardo rivolto in basso, non riescono ad alzare lo sguardo. Guardiamo in alto, il cielo è aperto; non incute timore, non è più distante, perché sulla soglia del cielo c’è una madre che ci attende ed è nostra madre. Ci ama, ci sorride e ci soccorre con premura. Come ogni madre vuole il meglio per i suoi figli e ci dice: “Voi siete preziosi agli occhi di Dio; non siete fatti per i piccoli appagamenti del mondo, ma per le grandi gioie del cielo”. Sì, perché Dio è gioia, non noia. Dio è gioia. Lasciamoci prendere per mano dalla Madonna. Ogni volta che prendiamo in mano il Rosario e la preghiamo facciamo un passo avanti verso la grande meta della vita»[3].
Pablo M. Edo
[1] San Josemaría, Solco, n. 566.
[2] Idem, n. 371.
[3] Papa Francesco, Angelus, 15 agosto 2019.
Fonte: La pagina Facebook di “Opus Dei Italia” | Sito Web con tutti i commenti al Vangelo
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