Pablo Erdozáin – Commento al Vangelo del 6 Agosto 2021

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Oggi celebriamo la festa della Trasfigurazione del Signore. Questa festa è stata fissata il 6 di agosto per metterla in relazione con la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, il 14 settembre: tra le due feste vi sono 40 giorni. Secondo alcune tradizioni questi giorni vengono considerati come una seconda quaresima. Per questo la Chiesa bizantina vive questo periodo come un tempo di digiuno e di contemplazione della Croce. Questo ci fa vedere che la manifestazione della gloria di Dio e la Sua passione e morte in Croce sono molto legate.

La festa di oggi mette in relazione la divinità di Cristo con la Croce di Cristo. Risulta quindi di grande importanza per il suo contenuto dottrinale che viene insegnato a ogni cristiano. Ci mostra uno dei contenuti più importanti della nostra fede: la divinizzazione dell’uomo, che è puro dono gratuito di Dio.

Tutto questo è molto legato all’Eucaristia. Infatti, come succede nella Trasfigurazione, con l’Eucaristia noi ci rivestiamo di Cristo, quando riceviamo il Corpo di Cristo, siamo divinizzati. GesĂą ci invita a riceverlo nell’Eucaristia, così come invitò Pietro, Giacomo e Giovanni alla sua Trasfigurazione. E vuole che gli ripetiamo quello che gli disse Pietro: «Rabbì, è bello per noi essere qui». Egli ci attende nel tabernacolo. Egli è lì per noi.

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Gesù vuole mostrarci il cielo in terra. Con i sacramenti, noi cristiani riceviamo la grazia che ci spinge sino al Cielo. Per pura bontà di Dio, l’uomo è capace di Dio. Per l’uomo, un dono e un privilegio, un premio immeritato che ciascun uomo può ottenere già qui in terra.
Ognuno di noi può lodare Dio ogni giorno nella nostra orazione personale. San Josemaría scriveva: «Gesù: vederti, parlarti! Restare così, contemplandoti, immedesimato nella immensità della tua bellezza e non smettere mai, mai, questa contemplazione! Oh Cristo, che ti veda! Che ti veda per restare ferito d’amore per Te! Dobbiamo ascoltarlo, e lasciare che la sua vita e i suoi insegnamenti divinizzino la nostra vita quotidiana».

Questo dono di Dio, questa grazia ricevuta senza alcun merito, è un regalo che Dio ci fa per renderci felici. E il motivo per il quale Dio si fa uomo e rende l’uomo capace di Dio è perché vuole il meglio per noi, perché vuole la nostra felicità. «Il cammino di Gesù sempre ci conduce alla felicità, avrà in mezzo una croce o delle prove, ma alla fine ci porta sempre alla felicità. Gesù non ci inganna. Ci ha promesso la felicità e ce la darà, se seguiamo il suo cammino» (Papa Francesco).

In questa festa possiamo esprimere il nostro desiderio di unirci a Dio, come hanno fatto Pietro, Giacomo e Giovanni e come hanno fatto tutti i santi. «Vultum tuum, Domine, requiram. Il tuo volto, Signore io cerco» (Sal 26, . «Mi piace chiudere gli occhi e pensare che giungerĂ  il momento, quando Dio vorrĂ , nel quale potrò vederlo, non come nello specchio o come un’immagine confusa, ma … faccia a faccia (1Cor 13, 12). «L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?» (Sal 42, 3)» (San JosemarĂ­a).

Approfittiamo di questa festa per ringraziare Dio dei tanti doni che abbiamo ricevuto qui in terra. Chiediamo a Gesù di esserne degni. Che ci faccia essere pronti a “perdere la nostra vita”, dandola affinché tutti gli uomini siano salvi e per ritrovarci nella felicità eterna.

Pablo Erdozáin


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