Nel Vangelo di oggi uno straniero ci viene presentato come modello di fede. Questi, infatti, riceve da Gesù uno dei più grandi elogi che si leggono nei vangeli: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!» (v. 10).
Il centurione si comporta con semplicità : ha una difficoltà e si rivolge alla persona che pensa possa aiutarlo a superarla. Ma per risolvere un problema, prima è necessario che lo riconosciamo. E questo, in certi casi, non ci risulta semplice.
A volte questo sarĂ dovuto al fatto che andiamo troppo in fretta e non ce ne rendiamo conto. Ci manca il tempo e questo, spesso, si traduce nel fatto che ci costa avvertire le difficoltĂ delle persone che vivono accanto a noi.
Può succedere anche che non preghiamo più o che il tempo che dedichiamo alla preghiera non sia un tempo di qualità . A questo punto il problema si presenta irrisolvibile e preferiamo guardare da un’altra parte, come se il tempo, da solo, potesse risolvere i problemi.
In verità il centurione ci dà una lezione di fede nel Signore. Si tratta, però, di una fede che è preceduta dalla carità ; da uno sguardo che sa soffermarsi, senza precipitazione e con diligenza, per occuparsi delle cose degli altri.
Forse per questo gli appare così naturale rivolgersi al Signore per chiedergli un miracolo tanto grande. Sa infatti di non avere quella capacità di guarirlo, che invece Gesù ha.
Il desiderio che il centurione ha di curare il suo soldato e di farlo stare bene, lo inducono ad aprire il suo cuore al Signore. In qualche modo gli dimostra la propria vulnerabilità : l’incapacità di curarlo da sé e la sua assoluta necessità di un miracolo da parte di Dio.
Pablo ErdozĂ in
Fonte: La pagina Facebook di “Opus Dei Italia” | Sito Web con tutti i commenti al VangeloÂ
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