Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:
Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Commento
Nel vangelo di oggi meditiamo le parole del Signore riguado la purezza del cuore degli uomini. Questo brano è in forte corrispondenza con Mt 5,8 «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Mettere a confronto questi due brani ci porta a una conclusione: per essere felici, dobbiamo guardare sino in fondo al cuore e cercare di amare Dio e gli altri. Chi lo fa, vedrà Dio.
I farisei si mostrano scandalizzati perché i discepoli di Gesù non compiono alcune delle tradizionali norme giudaiche, come lavarsi le mani prima di mangiare. Gesù incoraggia i farisei a non compiere i precetti per il fatto che sono della tradizione, ma perché sono un mezzo per amare Dio.
Il Signore non vuole un compimento formale. Indica come “ipocriti” i farisei perché compiono le norme solo in quanto parte della tradizione, ma con un cuore lontano da Dio e dagli altri. In greco ipocrita vuol dire attore artista o personaggio in maschera del teatro.
Come dire che è colui che vive in un modo e mostra agli altri una faccia diversa. Dio non vuole maschere nella nostra vita. Spettatori non sono soltanto gli altri, ma Dio che vede tutto quello che facciamo e di fronte a Lui non possiamo portare maschere.
Questo stesso problema del “fariseismo” è di grande attualità per i cristiani di oggi. Per molti essere cristiani può limitarsi a compiere una serie di norme e di obblighi rigidi: andare alla Messa domenicale, confessarsi di tanto in tanto, ecc., tutte cose buone, senza alcun dubbio, ma che se compiute senza un cuore innamorato ci portano ad avere un comportamento farisaico.
Ricordiamo il comandamento nuovo: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso». Gesù va ben oltre. Ci invita a guardarci dentro. Non vuole che compiamo norme, ma che amiamo. Il fine è amare, non compiere. Se non si cerca di amare Dio e gli altri ogni norma perde il suo significato.
Dio ci invita ad andare sino in fondo al nostro cuore «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Però, è nel cuore che nasce, anche, tutto il buono che c’è nell’uomo: il servizio agli altri, la generosità, l’umiltà, l’amore per il sacro, la modestia, la carità per Dio e il prossimo.
Ma come fare a conoscere la volontà di Dio per me? Per poter distinguere tra il bene e il male abbiamo un mezzo di grande forza: la preghiera. Pregare è parlare con Dio nel fondo del nostro cuore. Tutta la nostra vita deve passare per questo mezzo. Quando preghiamo, il Cielo e la terra si uniscono: è nell’intimo del cuore che scopriamo la volontà di Dio per noi.
Per stare con Dio è necessario liberare il cuore dagli inganni, dal peccato. I peccati cambiano la visione interiore, cambiano il modo di valutare le cose e ti fanno vedere cose che non sono vere. Il nostro peggiore nemico è nascosto dentro noi stessi e, per questo, abbiamo bisogno di ritornare al Signore. Andiamo al Signore con la preghiera, che ci renda capaci di amare Lui e gli altri in ogni circostanza della vita. Chiediamo un cuore innamorato.
Pablo Erdozáin
Fonte: La pagina Facebook di “Opus Dei Italia” | Sito Web con tutti i commenti al Vangelo
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