Novità cristiana – e missionaria – del perdono al nemico
Un messaggio inaudito, sconvolgente, al di là di ogni logica! Eppure Gesù ce lo propone -anzi lo comanda!- nel Vangelo di oggi: “Amate i vostri nemici… fate del bene… benedite… pregate per coloro che vi maltrattano” (v. 27-28). Il comando è unico -amare e perdonare il nemico- che Gesù sottolinea con quattro verbi sinonimi. Questi comandi di Gesù nel suo discorso inaugurale non nascono da teorie, sono elementi autobiografici, momenti della vita di Gesù: Egli ha sperimentato l’amore e il perdono al nemico. Per questo ce ne ha dato anzitutto l’esempio, oltre all’invito a imitarlo. Basti pensare a Gesù che sulla croce prega il Padre per i suoi crocifissori: “Padre, perdonali…” (Lc 23,34). Gesù continua a farci scoprire il suo autoritratto. Aveva iniziato nel discorso programmatico delle Beatitudini (Vangelo di domenica scorsa), parlando di sé stesso: povero, perseguitato… Oggi Egli sviluppa lo stesso tema, mettendo in evidenza fino a che punto ha amato -e bisogna amare- i nemici.
Un messaggio impossibile, improponibile? Assolutamente sì, se non ci fossero l’esempio di Cristo, l’aiuto della sua grazia e la testimonianza di cristiani -più numerosi di quanto si conosca- che sono stati capaci di perdonare e di rispondere al male con il bene. Siamo di fronte ad una novità qualitativa del Vangelo, che supera i contenuti delle altre religioni. Infatti l’amore del nemico e il perdono non si riscontrano presso le culture dei popoli; sono autentiche novità missionarie del Vangelo. Il gesto di Davide che risparmia la vita del re Saul (I lettura) è certamente magnanimo, ma si limita a non fare del male al nemico. Gesù ci invita ad andare oltre: amate… fate del bene a coloro che vi odiano (v. 27). Va sottolineato il motivo per cui Davide compie il suo gesto di clemenza: rispettare il “consacrato del Signore” (v. 9.23). Ogni persona è immagine di Dio, anche se deturpata. Quindi, va rispettata!
Il messaggio di Gesù sull’amore e il perdono al nemico rivela il volto autentico di Dio: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (v. 36). Sono parole da leggersi in parallelo con quelle di Matteo: “Siate perfetti, come il Padre…” (Mt 5,48). Però con una differenza e novità importanti: Matteo si rivolge ad un pubblico di giudeo-cristiani che avevano esperienza della legge e del suo compimento ‘perfetto’. Luca invece parla a persone provenienti dal mondo pagano e sceglie il termine ‘misericordia’ per designare il volto di Dio: Padre “ricco di misericordia” (Ef 2,4).
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Gesù ha opposto un rifiuto totale, energico, alla violenza! Di qualunque tipo! Insegna a risolvere i conflitti con i metodi pacifici, nonviolenti: i metodi di Dio, amante della vita e della pace. Gesù non comanda di sentire ‘simpatia’ per chi ci fa del male, e neppure di ‘dimenticare’: due atteggiamenti psicologici ed emotivi che non dipendono da un atto di volontà. Il suo messaggio va oltre. Raccomanda il dialogo a varie istanze e non esclude neppure legittime sanzioni (Mt 18,15-17). Indica soprattutto cammini nuovi, quali il perdono e la preghiera: “pregate per coloro che vi maltrattano” (v. 28-30).
Con la preghiera l’uomo entra nel mondo di Dio, sintonizza con il modo di pensare e di agire di Dio; capisce che il Padre misericordioso non rifiuta mai nessuno e perdona tutti, sempre. “Perdonare” vuol dire “iper-donare”, donare di più, in eccedenza: cosa propria di Dio e di chi vive come Lui. L’uomo impara da Dio a perdonare e riceve da Lui la forza per farlo. Amare e perdonare il nemico sarebbero valori improponibili, se fossimo lasciati a noi stessi. Occorre un supplemento di energia, che solo Dio ci può dare. Perdonare è un dono che purifica il cuore e libera dall’aggressività; perdonare è una grazia che Dio dà a chi gliela chiede; perdonare è possibile per chi ha fatto prima l’esperienza dell’amore gratuito e universale di Dio. (*) Lo dimostra la vita di tanti personaggi legati alla storia missionaria.
- A cominciare dal primo martire della Chiesa: il diacono Santo Stefano, a Gerusalemme, sottoposto a una grandinata di sassi, pregava in ginocchio per i suoi assassini (At 7,60).
- Agli inizi dell’evangelizzazione del Giappone, il gesuita S. Paolo Miki, mentre moriva crocifisso assieme a 25 compagni sulla collina di Nagasaki (1597), dichiarò: “Io volentieri perdono all’imperatore e a tutti i responsabili della mia morte, e li prego di volersi istruire intorno al battesimo cristiano”.
- S. Giuseppina Bakhita, africana del Sudan, venduta cinque volte come schiava, alla fine della vita (1947) affermava di non aver mai conservato rancore verso quelli che le avevano fatto del male.
- La B. Clementina Anuarite, giovane suora congolese (24 anni), ebbe la forza di dire al capo dei ribelli ‘simba’ che la stava uccidendo (Isiro, 1964): “Io ti perdono”.
- La B. Leonella Sgorbati, italiana di 66 anni, missionaria della Consolata in Somalia, colpita a morte (2006) mentre andava a lavorare in ospedale, ripeté tre volte: “Perdono, perdono, perdono”.
- Ricordiamo tutti il gesto di perdono di S. Giovanni Paolo II verso il suo aggressore, Alì Agcà (1981).
Questi testimoni – ma anche tanti altri meno conosciuti – hanno scoperto la vetta delle Beatitudini: la forza, la gioia di perdonare!
Parola del Papa
(*) “Dare e perdonare è tentare di riprodurre nella nostra vita un piccolo riflesso della perfezione di Dio, che dona e perdona in modo sovrabbondante. Per questo motivo nel Vangelo di Luca troviamo: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso…, perdonate e sarete perdonati» (6,36-37)… La misura che usiamo per comprendere e perdonare verrà applicata a noi per perdonarci… Gesù non dice ‘Beati quelli che programmano vendetta’, ma chiama beati coloro che perdonano e lo fanno «settanta volte sette» (Mt 18,22). Occorre pensare che tutti noi siamo un esercito di perdonati… Guardare e agire con misericordia, questo è santità”.
Papa Francesco
Esortazione apostolica Gaudete et Exsultate (19.3.2018) n. 81-82
P. Romeo Ballan, MCCJ