p. Romeo Ballan – Commento al Vangelo di domenica 17 Aprile 2022

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Pasqua e Missione: dalla passione di Cristo alla risurrezione dell’uomo

Atti 10,34.37-43; Salmo 117; Colossesi 3,1-4; 1Corinzi 5,6-8; Giovanni 20,1–9

Riflessioni

Due affermazioni pasquali del Vangelo di Giovanni ci introducono nella Festa odierna: “Vogliamo vedere Gesù!” e “abbiamo visto il Signore!” La prima affermazione si presenta con l’arrivo di alcuni pellegrini greci a Gerusalemme, nell’imminenza dell’ultima Pasqua di Gesù. Quei pellegrini hanno una domanda nel cuore e sulle labbra: “Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12,21). Erano persone di lingua e cultura ellenica, convertiti o simpatizzanti per il giudaismo. Il loro desiderio ha un ricco significato missionario. La domanda va ben oltre la curiosità di conoscere la star di turno. Essi appartengono a un altro popolo, vengono da lontano, il viaggio è stato faticoso, portano in cuore motivazioni spirituali… Vogliono vedere Gesù: non per un saluto fugace, ma per conoscerne l’identità, coglierne il messaggio di vita. Nel racconto di Giovanni, ci sono altri dettagli vocazionali e missionari: per arrivare a Gesù, occorrono spesso guide, accompagnatori. Quei pellegrini cercano intermediari della loro cultura, Filippo e Andrea, gli unici tra gli apostoli ad avere nomi greci.

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Quei pellegrini greci assumono un valore emblematico: assieme ad altre persone di origine non ebraica (come il centurione di Cafarnao, la donna Cananea ed altri), sono le primizie dei popoli lontani, chiamati anch’essi a mettersi in cammino sulle vie del Signore. L’aspirazione a cambiare vita, conoscere il vero Dio, e magari incontrare Cristo, è insita nel cuore di ogni persona. È un desiderio che attraversa i secoli, incrocia persone, popoli, culture; alcune volte è esplicito, molte altre è muto, intuitivo, indescrivibile, spesso confuso, frammentario, contraddittorio, ma è sempre un gemito che nasce dal profondo della vita. Sono veri SOS dello spirito, piccoli ed eloquenti come un sms. Più che le parole, spesso gridano i gesti, le situazioni, le sofferenze, le tragedie, i silenzi…

Vogliamo vedere Gesù!” Egli risponde alla richiesta dei pellegrini greci annunciando che è giunta la sua ora, l’ora di essere elevato da terra per attirare tutti a sé (Gv 12,32), perché tutti i popoli arrivino alla vita in pienezza. L’ora del chicco di grano, che muore per dare molto frutto (Gv 12,24). Qui c’è un dato autobiografico: il chicco che muore per dare vita è Gesù stesso. Egli sta parlando di sé e mostra l’unico cammino che porta alla vita: passare attraverso la morte per giungere alla risurrezione. Solo chi percorre questo itinerario sarà poi in grado di annunciare ad altri il Cristo morto e risorto.

L’evangelista Giovanni ci offre anche la seconda affermazione pasquale indicando chi è in grado di far vedere Gesù agli altri: sono gli apostoli, che, dopo aver incontrato personalmente il Risorto, annunciano con gioia grande: “Abbiamo visto il Signore!” (Gv 20,24). Per l’evangelista Giovanni tutto l’arco della Missione è racchiuso in queste due frasi: “Vogliamo vedere Gesù!” e “abbiamo visto il Signore!” Il percorso è completo in tutte le sue fasi: inizio, incontro, dialogo, crescita, maturità, gioia, irradiazione…

Chi darà risposta a tante attese? La risposta è affidata a uomini e donne, che siamo noi cristiani, testimoni del Risorto. Non basterà una risposta teorica o la ripetizione di una formula; la risposta missionaria deve partire dalla conoscenza amorosa, dalla conversione e adesione a Cristo. I cristiani, i missionari devono poter affermare, come gli apostoli dopo la risurrezione: “Abbiamo visto il Signore!” (Gv 20,24). “L’apostolo è un inviato, ma, prima ancora, un esperto di Gesù” (Benedetto XVI). Anche l’apostolo deve diventare un chicco di grano che muore per dare vita. Solo così può annunciare il Vangelo con credibilità ed efficacia.

Credere a Natale o al Venerdì Santo può sembrare più facile, perché un bambino ci intenerisce, o perché il dolore e la morte fanno parte della vita e poi sono tanti i crocifissi innocenti nella storia. Credere alla Pasqua, credere che Cristo è risorto, è veramente difficile. È il vero spartiacque del messaggio cristiano; è una follia che si accoglie nell’amore, nel silenzio, con libertà e umiltà, con Maria e come Maria. (*)

Dall’esperienza di vita nuova in Cristo nasce l’impegno missionario dell’annuncio e della condivisione. Da quando Cristo è risorto, c’è un nuovo modo di rapportarsi con Dio, con gli altri esseri umani, con il cosmo, con le forze del bene e quelle del male… Una vita migliore è possibile, grazie all’impegno di coloro che credono in Cristo risorto e prendono su di sé la causa dell’uomo.

Credere nella risurrezione di Cristo porta a impegnarsi per la risurrezione dell’uomo. Passione di Cristo – Passione dell’uomo: è un binomio inseparabile. Lo stesso deve valere per la risurrezione. Cristo, uomo dei dolori, continua oggi la sua passione nei dolori dell’uomo. Di ogni persona. Per la sua passione e risurrezione, Cristo diventa il capostipite della nuova famiglia umana che nasce dalla Pasqua: è la famiglia dei risorti, chiamati a vivere da risorti. Oggi, per laici, suore e preti, far Missione è collaborare con lo Spirito del Risorto, perché la risurrezione di Cristo diventi risurrezione dell’uomo. In questo modo, la contemplazione della passione di Cristo non guarda solo al passato, ma diventa impegno per il presente e il futuro: sfocia necessariamente in un rinnovato impegno missionario!

Parola del Papa

(*) “È impressionante il silenzio di Gesù nella sua Passione, vince anche la tentazione di rispondere, di essere mediatico. Nei momenti di oscurità e grande tribolazione bisogna tacere, avere il coraggio di tacere, purché sia un tacere mite e non rancoroso… con lo stesso atteggiamento di Gesù. Lui sa che la guerra è tra Dio e il Principe di questo mondo, e che non si tratta di mettere mano alla spada, ma di rimanere calmi, saldi nella fede. È l’ora di Dio… Il nostro posto sicuro sarà sotto il manto della Santa Madre di Dio… La nostra silenziosa testimonianza in preghiera… ci aiuterà a vivere nella santa tensione tra la memoria delle promesse, la realtà dell’accanimento presente nella croce e la speranza della risurrezione”.
Papa Francesco
Omelia nella Domenica delle Palme, 14-4-2019

P. Romeo Ballan, MCCJ

Fonte