p. Raniero Cantalamessa โ€“ Terza Predica di Avvento 2022

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Alle ore 9.00 di questa mattina, nellโ€™Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la terza Predica di Avvento sul tema: โ€œSollevate, porte, i vostri frontaliโ€ (Sal 24, 7-8). Fede, Speranza e Caritร : le tre porte da aprire a Cristo che viene.

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December dd 2022,  Meditations for Advent given by Cardinal Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap.

La porta della fede

Un Dio da amare o un Dio che ama?

Sollevate, porte, i vostri frontali, apritevi, porte antiche, ed entri il re della gloriaโ€ . Santo Padre, Venerabili Padri, fratelli e sorelle, nel nostro intento di aprire le porte a Cristo che viene, siamo giunti alla porta piรน interna del โ€œcastello interioreโ€, quella della virtรน teologale della caritร .

Ma che significa aprire a Cristo la porta dellโ€™amore? Significa, forse, prendere, noi, lโ€™iniziativa di amare Dio? Cosรฌ avrebbero risposto i filosofi pagani, in base alla concezione che avevano dellโ€™amore di Dio. โ€œDio โ€“ diceva Aristotele โ€“ muove il mondo in quanto รจ amatoโ€ . In quanto รจ amato, si badi bene, non in quanto ama! Questa visione filosofica รจ stata rovesciata completamente nel Nuovo Testamento:
In questo sta lโ€™amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma รจ lui che ha amato noi
e ha mandato il suo figlio โ€ฆNoi amiamo perchรฉ egli ci ha amato per primo (1 Gv 4, 10. 19).

Henri de Lubac ha scritto: โ€œOccorre che il mondo lo sappia: la rivelazione dellโ€™Amore sconvolge tutto quello che esso aveva concepito della divinitร โ€ . A tuttโ€™oggi non abbiamo finito (e non si finirร  mai) di trarre tutte le sue conseguenze dalla rivoluzione evangelica su Dio come amore. Lo Spirito Santo โ€“ ci insegna santโ€™Ireneo โ€“ ringiovanisce continuamente il tesoro della rivelazione, insieme con il vaso che lo contiene che รจ la tradizione della Chiesa. Con il suo aiuto, cerchiamo di capire qual รจ, circa la virtรน teologale della caritร , la conseguenza da scoprire e soprattutto da vivere.

Esistono innumerevoli trattati sul dovere e sui gradi dellโ€™amore di Dio, in altre parole, sul โ€œDio da amareโ€, De diligendo Deo ; non conosco trattati sul Dio che ama! La Bibbia รจ, essa stessa, un trattato sul Dio che ama; ma, nonostante ciรฒ, quasi sempre, quando si parla di โ€œamore di Dioโ€, Dio รจ lโ€™oggetto, non il soggetto della frase.

Ora รจ ben vero che quello di amare Dio con tutte le forze รจ โ€œil primo e piรน grande comandamentoโ€. Questa รจ certamente la prima cosa nellโ€™ordine dei comandamenti; ma lโ€™ordine dei comandamenti non รจ il primo ordine, quello che sta in cima a tutto! Prima dellโ€™ordine dei comandamenti, cโ€™รจ lโ€™ordine della grazia, cioรจ dellโ€™amore gratuito di Dio. Il comandamento stesso si fonda sul dono; il dovere dโ€™amare Dio si fonda sullโ€™essere amati da Dio: โ€œNoi amiamo perchรฉ egli ci ha amato per primoโ€, ci ha appena ricordato lโ€™evangelista Giovanni. Questa รจ la novitร  della fede cristiana rispetto a ogni etica basata sul โ€œdovereโ€, o sullโ€™โ€imperativo categoricoโ€. Non bisognerebbe mai perderlo di vista.

Noi abbiamo creduto allโ€™amore di Dio

Aprire a Cristo la porta dellโ€™amore significa dunque una cosa ben precisa: accogliere lโ€™amore di Dio, credere nellโ€™amore. โ€œNoi abbiamo riconosciuto e creduto allโ€™amore che Dio ha per noiโ€, scrive Giovanni nello stesso contesto (1 Gv 4, 16). Natale รจ la manifestazione โ€“ alla lettera, lโ€™epifania โ€“ della bontร  e dellโ€™amore di Dio per il mondo: โ€œรˆ apparsa (epephane) la grazia di Dio apportatrice di salvezzaโ€, scrive san Paolo. E ancora: โ€œ Si sono manifestate la bontร  di Dio e il suo amore per gli uominiโ€ (Tt 2, 11; 3, 4).

La cosa piรน importante da fare a Natale รจ ricevere con stupore il dono infinito dellโ€™amore di Dio. Quando si riceve un dono, non รจ delicato presentare immediatamente, con lโ€™altra mano, il proprio dono, magari giร  preparato in anticipo. Si dร , inevitabilmente, lโ€™impressione di volersi subito sdebitare. Bisogna, prima, fare onore al dono che si riceve e al suo donatore, con lo stupore e la gratitudine. Dopo โ€“ quasi vergognandosi e con pudore โ€“ si puรฒ aprire il proprio dono, come fosse nulla in confronto a ciรฒ che si รจ ricevuto. (Nei confronti di Dio, il nostro dono รจ, in realtร , meno che nulla!).

Quello che dobbiamo fare, come prima cosa, a Natale รจ credere allโ€™amore di Dio per noi. Lโ€™atto di caritร  tradizionale, almeno nella recita privata e personale, non dovrebbe cominciare con le parole: โ€œMio Dio, ti amo con tutto il cuoreโ€, ma โ€œMio Dio, credo con tutto il cuore che tu mi amiโ€.

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Sembra una cosa facile. Invece รจ tra le cose piรน difficili al mondo. Lโ€™uomo รจ piรน incline ad essere attivo che passivo, a fare, piรน che a lasciarsi fare. Inconsciamente non vogliamo essere debitori, ma creditori; vogliamo, sรฌ, lโ€™amore di Dio, ma come premio, piuttosto che come dono. Cosรฌ, perรฒ, si opera insensibilmente uno slittamento e un capovolgimento: al primo posto, in cima a tutto, al posto del dono, viene messo il dovere, al posto della grazia, la legge, al posto della fede, le opere.

โ€œNoi abbiamo creduto allโ€™amore!โ€: questo รจ un grido per il quale bisogna raccogliere tutte le forze e farsi violenza. Io la chiamo โ€œfede incredulaโ€: fede che non sa capacitarsi di quello che crede, anche se lo crede. Dio โ€“ lโ€™Eterno, lโ€™Essere, il Tutto โ€“ ama me e ha cura di me, piccolo nulla sperduto nellโ€™immensitร  dellโ€™universo e della storia! โ€œIl naufragar mโ€™รจ dolce in questo mareโ€, ci sarebbe da esclamare con il poeta Leopardi .

Bisogna diventare bambini per credere allโ€™amore. I bambini credono allโ€™amore, ma non in base a un ragionamento. Per istinto, per natura. Nascono pieni di fiducia nellโ€™amore dei genitori. Chiedono ai genitori le cose di cui hanno bisogno, magari anche pestando i piedi, ma il presupposto tacito non รจ che se lo sono guadagnato; รจ che sono i figli e che un giorno saranno gli eredi di tutto. รˆ soprattutto per questo motivo che Gesรบ raccomanda cosรฌ spesso di diventare come i bambini per entrare nel suo Regno.

Ma non รจ facile tornare bambini. Lโ€™esperienza, le amarezze, le delusioni della vita ci rendono cauti, prudenti, a volte cinici. Somigliamo un poโ€™ tutti a Nicodemo. โ€œCome puรฒ un uomo โ€“ pensiamo โ€“ rinascere quando รจ vecchio?โ€ (Gv 3, 4). Come possiamo rinascere, tornare ad entusiasmarci, stupirci a Natale come i bambini? Ma cosa rispose Gesรน a Nicodemo? โ€œIn veritร , in veritร  ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito non puรฒ entrare nel regno di Dioโ€ (Gv 3, 5).

Questo non รจ risultato di sforzo e velleitร  umana, o eccitazione del cuore; รจ opera dello Spirito Santo. Gesรน non parla qui solo del battesimo; perlomeno non solo del battesimo di acqua. Si tratta di una rinascita e di un battesimo โ€œnello Spiritoโ€, o โ€œdallโ€™altoโ€ (Gv 3, 3), che puรฒ rinnovarsi piรน volte nellโ€™arco della vita. Fu quello che gli apostoli e i discepoli sperimentarono a Pentecoste e che anche noi dovremmo desiderare per conoscere in qualche misura quella โ€œnovella Pentecosteโ€ che papa san Giovanni XXIII chiese a Dio per tutta la Chiesa nellโ€™annunciare il Concilio.

Lโ€™essenziale della Pentecoste รจ racchiuso in queste parole del versetto 4 del capitolo secondo degli Atti: โ€œEssi furono tutti pieni di Spirito Santoโ€. Cosa vuol dire questa breve frase che abbiamo ascoltato migliaia di volte? โ€œFurono tutti pieni di Spirito Santoโ€: dโ€™accordo: ma cosโ€™รจ lo Spirito Santo? รˆ lโ€™amore โ€“ dice la teologia โ€“ con cui il Padre ama il Figlio e con cui il Figlio ama il Padre. Piรน liberamente diciamo: รจ la vita, la dolcezza, il fuoco, la beatitudine che scorre nella Trinitร , perchรฉ lโ€™amore รจ tutte queste cose insieme e in grado infinito.

Dire dunque che โ€œtutti furono pieni di Spirito Santoโ€ รจ come dire che tutti furono pieni dellโ€™amore di Dio. Fecero una esperienza travolgente di essere amati da Dio. Morendo, Cristo aveva distrutto il muro divisorio del peccato e ora lโ€™amore di Dio poteva finalmente riversarsi sugli apostoli e i discepoli, sommergendoli in un oceano di pace e di felicitร . Dicendo che โ€œlโ€™amore di Dio รจ stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci รจ stato datoโ€ (Rm 5, 5), san Paolo non fa che descrivere โ€“ in forma sintetica, anzichรฉ narrativa โ€“ lโ€™evento di Pentecoste, attualizzato, per ognuno, nel battesimo.

Lโ€™amore di Dio ha un aspetto oggettivo che chiamiamo grazia santificante, o caritร  infusa, ma comporta anche un elemento soggettivo, una ripercussione esistenziale, come รจ nella natura stessa dellโ€™amore. Non si trattรฒ, come siamo portati a pensare, di qualcosa di puramente oggettivo, o ontologico, di cui lโ€™interessato non ha alcuna coscienza. Il dono del โ€œcuore nuovoโ€ non avvenne in anestesia totale, come i normali trapianti di cuore! Lo vediamo dal cambiamento improvviso che si opera in loro. Niente piรน timori, rivalitร , timidezza; uomini nuovi, pronti a lanciarsi per le vie del mondo e dare la vita per Cristo.

โ€œLa caritร  edificaโ€

Il discorso sulla virtรน teologale dellโ€™amore non si conclude, certamente, a questo punto. Esso sarebbe un discorso incompiuto, come una protasi non seguita dallโ€™apodosi. La protasi รจ: โ€œSe Dio ci ha tanto amato โ€ฆโ€; lโ€™apodosi, o la conseguenza, รจ: โ€œanche noi dobbiamo amarlo e amarci tra di noiโ€. Ma abbiamo tante occasioni di parlare dellโ€™esercizio della caritร  che per una volta possiamo lasciare da parte il โ€œdovereโ€ per occuparci solo del โ€œdonoโ€. Mi limito solo a qualche breve considerazione sul risvolto sociale ed ecclesiale della virtรน teologale della caritร .

Di essa si dice che โ€œedificaโ€: โ€œla scienza gonfia, la caritร  edificaโ€ (1 Cor 8, 2). Edifica anzitutto lโ€™edificio di Dio che รจ la Chiesa. โ€œVivendo secondo la veritร  nella caritร , cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui che รจ il capo, Cristo, dal quale tutto il corpoโ€ฆriceve forza per crescere, in modo da edificare se stesso nella caritร โ€ (Ef 4, 15-16).
La caritร  รจ ciรฒ che costituisce la realtร  invisibile della Chiesa, la societas sanctorum, o comunione dei santi, come la chiama Agostino. รˆ la realtร  del sacramento (la res sacramenti), il significato del segno che รจ la Chiesa visibile. โ€œLa caritร  rimaneโ€, dice san Paolo (1 Cor 13,13). รˆ lโ€™unica che rimane. Cessate le Scritture, la fede, la speranza, i carismi, i ministeri e tutto il resto, rimane la caritร . Tutto scomparirร , come quando si smonta lโ€™impalcatura che รจ servita a costruire un edificio e questo appare in tutto il suo splendore.

Per un certo tempo, nellโ€™antichitร , si usรฒ designare con il semplice termine di caritร , agape, lโ€™intera realtร  della Chiesa. Questo richiama subito alla mente il detto famoso di santโ€™Ignazio di Antiochia: โ€œLa Chiesa di Roma รจ quella che presiede alla caritร  (agape)โ€ . Questa frase viene utilizzata di solito in funzione del primato di Roma e del papa. Ma essa non afferma solo il fatto del primato (โ€œpresiedeโ€), ma anche la sua natura, o il modo di esercitarlo (โ€œnella caritร โ€). รˆ quello che la Chiesa di Roma ha fatto nei suoi momenti migliori e che oggi certamente intende fare, avendo scelto โ€“ anche nella nuova costituzione Praedicate Evangelium โ€“ il dialogo fraterno, la sinodalitร  e il servizio come metodo di governo..

La caritร  non edifica perรฒ soltanto la societร  spirituale che รจ la Chiesa, ma anche la societร  civile. Nellโ€™opera La cittร  di Dio, santโ€™Agostino spiega che nella storia coesistono due cittร : la cittร  di Satana, simboleggiata da Babilonia, e la cittร  di Dio, simboleggiata da Gerusalemme. Ciรฒ che distingue le due societร  รจ il diverso amore da cui sono mosse. La prima ha per movente lโ€™amore di sรฉ spinto fino al disprezzo di Dio (amor sui usque ad contemptum Dei), la seconda ha per movente lโ€™amore di Dio spinto fino al disprezzo di sรฉ (amor Dei usque ad contemptum sui).

Lโ€™opposizione, in questo caso, รจ tra lโ€™amore di Dio e lโ€™amor di se stessi. In unโ€™altra opera, tuttavia, santโ€™Agostino corregge in parte questa contrapposizione, o almeno la riequilibra. La vera contrapposizione che caratterizza le due cittร  non รจ tra lโ€™amore di Dio e lโ€™amore di sรฉ. Questi due amori, intesi correttamente, possono โ€“anzi, devono โ€“ esistere insieme. No, la vera contrapposizione รจ quella interna allโ€™amore di sรฉ, ed รจ la contraddizione tra lโ€™amore esclusivo di sรฉ โ€“ lโ€™amor privatus, come lo chiama lui -, e lโ€™amore del bene comune โ€“ lโ€™ amor socialis . รˆ lโ€™amore privato โ€“ cioรจ lโ€™egoismo โ€“ che crea la cittร  di satana, Babilonia , ed รจ lโ€™amore sociale che crea la cittร  di Dio dove regna la concordia e la pace.

Il sentimento sociale รจ nato sul suolo irrigato dal Vangelo, ed รจ strano che in epoca moderna tale conquista sia stata usata come un argomento da gettare in faccia al cristianesimo. Nei primi secoli e per tutto il medioevo il mezzo per eccellenza, per agire nel sociale e venire incontro ai poveri, era lโ€™elemosina. Essa รจ un valore biblico e conserva sempre la sua attualitร . Non puรฒ piรน, perรฒ, essere proposto come il modo ordinario di praticare lโ€™amore sociale, o lโ€™amore del bene comune, perchรฉ non salvaguarda la dignitร  del povero e lo mantiene nel suo stato di dipendenza.

Spetta ai politici e agli economisti avviare processi strutturali che riducano lo scandaloso divario tra un ridotto numero di ricchissimi e lo sterminato numero dei diseredati della terra. Il mezzo ordinario per i cristiani รจ creare le premesse nel cuore dellโ€™uomo perchรฉ questo avvenga. Per chi รจ impegnato nel sociale si tratta di promuovere la cosiddetta โ€œdottrina sociale della Chiesaโ€. Per gli imprenditori cristiani, per esempio, รจ creare posti di lavoro, come ha ribadito il Santo Padre, nellโ€™incontro di Assisi del Settembre scorso, ai giovani economisti che si ispirano al suo insegnamento.

Solo lโ€™amore ci puรฒ salvare

Vorrei, prima di concludere, accennare a unโ€™altra ricaduta benefica della virtรน teologale della caritร  sulla societร  in cui viviamo. La grazia, dice un famoso assioma teologico, suppone la natura, non la distrugge, ma la perfeziona . Applicato alla terza virtรน teologale, ciรฒ significa che la caritร  suppone la capacitร  e la predisposizione naturale dellโ€™essere umano ad amare ed essere amato. Questa capacitร  ci puรฒ salvare oggi da una tendenza in atto che porterebbe, se non corretta, a una vera e propria โ€œdisumanizzazioneโ€.

Partecipai qualche anno fa a un dibattito pubblico a Londra. La moderatrice poneva una serie di domande a un certo numero di teologi, tra i quali un professore di teologia dellโ€™universitร  americana di Yale, un vescovo e un teologo anglicani e il sottoscritto. La domanda cruciale era la seguente. Dopo aver rimpiazzato le capacitร  operative dellโ€™uomo con i robot, la tecnica รจ ormai sul punto di rimpiazzare anche le sue capacitร  mentali con lโ€™intelligenza artificiale. Cosa resta, dunque, di proprio ed esclusivo allโ€™essere umano? Cโ€™รจ ancora motivo di considerarlo a parte nellโ€™universo? รˆ ancora indispensabile, o non piuttosto nocivo, per natura?

Quando venne il mio turno di rispondere, con il mio povero e stentato inglese, aggiunsi una semplice riflessione. Si sta lavorando, dissi, a un computer che pensa: ma riusciamo a immaginare un computer che ama, che si intenerisce per le nostre pene e si rallegra per le nostre gioie? Possiamo concepire una intelligenza artificiale: ma riusciamo a concepire un amore artificiale? Forse รจ allora proprio qui che dobbiamo collocare lo specifico dellโ€™umano e il suo inalienabile attributo. Per un credente biblico, cโ€™รจ una ragione che spiega questo fatto: รจ che siamo stati creati a immagine di Dio, e โ€œ Dio รจ amoreโ€! (1 Gv 4, 8).

Nonostante tutti i nostri errori e misfatti, noi esseri umani non siamo โ€“ e non saremo mai โ€“ di troppo sulla terra! Al termine delle sue riflessioni filosofiche sul pericolo della tecnica per lโ€™uomo moderno, Martin Heidegger, quasi gettando la spugna, esclamava: โ€œSolo un dio ci puรฒ salvare!โ€ Possiamo parafrasare: solo lโ€™amore ci puรฒ salvare! Lโ€™amore di Dio, perรฒ, non certo il nostro.

โ€œUn Bambino รจ nato per noiโ€

Volgiamo ormai i nostri pensieri al Natale che รจ alle porte. Con la venuta di Cristo, il grande fiume della storia รจ arrivato a una โ€œchiusaโ€ e riparte a un livello piรน alto. โ€œLe cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuoveโ€ (2 Cor 5, 17). รˆ colmato il grande โ€œdislivelloโ€ che separava Dio dallโ€™uomo, il Creatore dalla creatura. Non per nulla, da allora in poi, la storia umana si divide in โ€œprima di Cristoโ€ e โ€œdopo Cristoโ€.

Esistono immaginette natalizie ingenue, ma dal significato profondo. In esse, si vede Gesรน Bambino che, scalzo, con la neve intorno ai piedi e una lanternina in mano, di notte, dopo aver bussato sta in attesa davanti a una porta. I pagani immaginavano lโ€™amore come un fanciullino a cui davano il nome di Eros. Si trattava di una rappresentazione simbolica, anzi di un vero e proprio idolo. Noi sappiamo che lโ€™amore รจ davvero diventato un bambino; che esso รจ ormai una realtร , un evento, anzi una persona. โ€œLโ€™amore del Padre si รจ fatto carneโ€, cosรฌ parafrasava il versetto di Giovanni 1,14 un autore del II secolo . Lโ€™amore si รจ fatto davvero bambino: il bambino Gesรน.

โ€œEcco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno mi apre la porta, io verrรฒ da lui, cenerรฒ con lui ed egli con meโ€ (Ap 3, 20). Apriamo la porta del cuore a quel Bambino che bussa. La cosa piรน bella che possiamo fare a Natale non รจ, dicevo, offrire noi qualcosa a Dio, ma accogliere con stupore il dono che Dio Padre fa al mondo del suo stesso Figlio.

Dice una leggenda che tra i pastori che la notte di Natale si recarono a trovare il Bambino, vi era un pastorello cosรฌ povero che non aveva proprio nulla da offrire alla Madre, e se ne stava in disparte vergognoso. Tutti facevano a gara a consegnare a Maria il proprio dono. La Madre non riusciva a trattenerli tutti, dovendo reggere il Bambino Gesรน tra le braccia. Allora, vedendo lรฌ accanto il pastorello con le mani vuote, prende il Bambino e glielo mette tra le braccia. Non avere nulla fu la sua fortuna. Facciamo che sia anche la nostra!
Uniamoci allo stupore e alla gioia della liturgia che a Natale ripete โ€“ come fatto compiuto e non piรน semplice profezia โ€“ le parole di Isaia (9, 5):
Un bambino รจ nato per noi;
e un Figlio ci รจ stato dato.
Sulle sue spalle รจ il potere
e il suo nome sarร :
Consigliere mirabile,
Dio potente,
Padre per sempre,
Principe della pace.

Santo Padre, Venerabili Padri, fratelli e sorelle: BUON NATALE!

1.Aristotele, Metafisica, XII, 7, 1072b.
2.Henri de Lubac, Histoire et Esprit, Aubier, Paris 1950, cap. V.
3.Giacomo Leopardi, Lโ€™infinito.
4.Ignazio dโ€™Antiochia, Lettera ai Romani, saluto iniziale.
5.Agostino, De civitate Dei, 14,28.
6.Agostino, De Genesi ad litteram, 11, 15, 20 (PL 32, 582).
7.Tommaso dโ€™Aquino, S.Th. I, q. 2. a. 2 ad 1 (gratia [praesupponit] naturamโ€); I, q. 1, a. 8, ad 2 (gratia non tollit naturam, sed perficit).
8.Martin Heidegger, Antwort. Martin Heidegger im Gesprรคch, Gesamtausgabe, vol. 16, Frankfurt 1975.
9.Evangelium Veritatis, 23 (I Vangeli gnostici, a cura di L. Moraldi, Milano, Adelphi, 1984, p.33).

Fonte