Alle ore 9.00 del 17 dicembre 2021, nellโAula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Avvento sul tema: “Quando venne la pienezza del tempo Dio mandรฒ Suo Figlio (Galati 4, 4)“.
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โNATO DA DONNAโ
โQuando venne la pienezza del tempo, Dio mandรฒ suo Figlio, nato da donnaโ. ร sul significato e lโimportanza di queste due ultime parole โ โnato da donnaโ โ che vogliamo riflettere in questa ultima meditazione, anche per la loro attinenza alla solennitร del Natale che ci apprestiamo a celebrare.
Nella Bibbia, lโespressione โnato da donnaโ indica lโappartenenza alla condizione umana fatta di debolezza e mortalitร . Basta provare a togliere queste tre parole dal testo per accorgerci della loro importanza. Cosa sarebbe il Cristo senza di esse? Una apparizione celeste, disincarnata. Anche lโangelo Gabriele โfu mandatoโ da Dio, ma per tornarsene poi in cielo cosรฌ come era disceso da esso. La donna, Maria, รจ colei che ha โancoratoโ per sempre il Figlio di Dio allโumanitร e alla storia.
Cosรฌ lessero le parole di Paolo i Padri della Chiesa che dovettero combattere contro lโeresia gnostica e docetista. Giustamente essi mettono in rilievo il parallelismo che cโรจ tra lโespressione โnato da donnaโ e quella che lo stesso Paolo usa in Romani 1, 3: โdal seme di David secondo la carneโ . Ignazio dโAntiochia ha una espressione da vertigine: dice che Gesรบ โรจ [nato] da Maria e da Dioโ , quasi come noi diciamo di qualcuno che รจ figlio del tale e della tale. In realtร , in tutto lโuniverso, Maria รจ lโunica che puรฒ rivolgersi a Gesรน con le stesse parole del Padre celeste: โTu sei mio figlio, io ti ho generatoโ.
LโApostolo โfa notare Tertulliano โ non dice โfactum per mulieremโ, ma โfactum ex muliereโ, cioรจ nato da donna, non attraverso la donna. Il motivo รจ che nel frattempo lโeresia docetista si era evoluta e aveva assunto una veste meno radicale. Sosteneva che Gesรบ aveva sรฌ una carne, ma di origine celeste, non terrestre, passata attraverso Maria come attraverso un canale, avendo in lei una via, non una madre . San Leone Magno collocherร lโespressione paolina โnato da donnaโ nel cuore del dogma cristologico, scrivendo nel Tomo a Flaviano che Cristo รจ โuomo per il fatto che รจ โnato da donna e nato sotto la leggeโโฆLa nascita nella carne รจ chiara prova della sua natura umanaโ.
Anche a proposito dellโespressione paolina โnato da donnaโ vediamo realizzarsi il grande principio esegetico formulato da san Gregorio Magno, cioรจ che โla Scrittura cresce a misura che viene lettaโ . Giร santโIreneo legge Galati 4,2, โnato da donnaโ, alla luce di Genesi 3, 15: โPorrรฒ inimicizia tra te e la donnaโ . Maria appare come la donna che ricapitola Eva, la madre di tutti i viventi! Non si tratta di una comparsa marginale che entra in scena per poi scomparire nel nulla. ร lโapprodo di una tradizione biblica che attraversa da un capo allโaltro tutta la Bibbia. Comincia con la donna โfiglia di Sionโ che รจ la personificazione di tutto il popolo dโIsraele e termina con la donna โvestita di sole con la luna sotto i suoi piediโ dellโApocalisse (Ap 12, 1) che rappresenta la Chiesa.
โDonnaโ รจ il termine con cui Gesรบ si rivolge a sua madre a Cana e sotto la croce. ร difficile, per non dire impossibile, non vedere un legame, nel pensiero di Giovanni, tra le due donne: la donna simbolica che รจ la Chiesa e la donna reale che รจ Maria. Tale legame รจ recepito nella Lumen gentium del Vaticano II che, proprio per questo, tratta di Maria allโinterno della costituzione sulla Chiesa.
Cristo deve nascere dalla Chiesa
Da qualche tempo si parla molto della dignitร della donna. San Giovanni Paolo II ha scritto una Lettera apostolica su tale tema, la Mulieris dignitatem. Per quanta dignitร , perรฒ, noi creature umane possiamo attribuire alla donna, resteremo sempre infinitamente al di sotto di quello che ha fatto Dio scegliendo una di esse per essere la madre del suo Figlio fatto uomo, โanche se avessimo tante lingue quante sono le foglie di erba sulla terraโ, ha scritto qualcuno.
Molto si รจ fatto negli ultimi tempi per aumentare la presenza delle donne nelle sfere decisionali della Chiesa e altro, forse, resta da fare. Ma non รจ di questo che รจ il caso di occuparci qui. Dobbiamo occuparci invece di un altro ambito, nel quale non ha alcuna importanza la distinzione uomo-donna, perchรฉ la donna di cui stiamo parlando rappresenta tutta la Chiesa, cioรจ uomini e donne allo stesso modo.
In breve si tratta di questo: Gesรบ che รจ nato una volta fisicamente e corporalmente da Maria, deve nascere ora spiritualmente dalla Chiesa e da ogni credente. Una tradizione esegetica che, nel suo nucleo iniziale, risale ad Origene si รจ cristallizzata nella formula: โMaria, vel Ecclesia, vel animaโ: Maria, cioรจ la Chiesa, cioรจ lโanima. Sentiamo come un autore medievale, Isacco della Stella, formula questa dottrina:
Nelle Scritture divinamente ispirate, ciรฒ che si dice in modo universale della Vergine Madre Chiesa, lo si intende in modo singolare della Vergine Madre Maria; e ciรฒ che si dice in modo speciale di Maria lo si intende in senso generale della Vergine Madre Chiesaโฆ Infine, ogni anima fedele, sposa del Verbo di Dio, madre figlia e sorella di Cristo, viene ritenuta anchโessa a suo modo vergine e feconda. La stessa Sapienza di Dio che รจ il Verbo del Padre applica dunque universalmente alla Chiesa ciรฒ che si dice specialmente di Maria e singolarmente anche di ogni anima credente .
Iniziamo dallโapplicazione ecclesiale. Se nel โsenso piรน pienoโ (il cosidetto sensus plenior), la donna nella Scrittura indica la Chiesa, allora lโaffermazione che Gesรบ รจ nato da donna implica che egli deve nascere oggi dalla Chiesa!
Cโรจ una icona diffusissima tra i cristiani ortodossi che รจ detta la Panhagia, cioรจ la Tutta Santa. In essa si vede Maria in piedi, a statura piena. Sul suo petto, come prorompendo da dentro, si staglia il bambino Gesรบ che ha la maestร di un adulto. Lo sguardo del devoto รจ attirato dal bambino, prima ancora che dalla madre. Ella anzi รจ a braccia alzate, quasi invitando a guardare lui e fare spazio a lui. Cosรฌ dovrebbe essere la Chiesa. Chi la guarda non dovrebbe fermarsi ad essa, ma vedere Gesรบ. ร la lotta allโauto-referenzialitร della Chiesa, su cui hanno insistito spesso i due ultimi Sommi Pontefici, Benedetto XVI e papa Francesco.
Cโรจ un racconto dello scrittore Franz Kafka che รจ un potente simbolo religioso a questo proposito. Eโ intitolato โUn messaggio imperialeโ. Parla di un re che, sul letto di morte, chiama accanto a sรฉ un suddito e gli sussurra allโorecchio un messaggio. ร tanto importante quel messaggio che se lo fa ripetere, a sua volta, allโorecchio. Quindi congeda con un cenno il messaggero che si mette in cammino. Ma ascoltiamo direttamente dallโautore il seguito del racconto, contraddistinto dal tono onirico e quasi da incubo, tipico di questo scrittore:
Avanzando ora un braccio, ora lโaltro, il messaggero si apre la strada attraverso la folla e avanza leggero come nessuno. Ma la folla รจ immensa, le sue dimore sterminate. Come volerebbe se avesse via libera! Invece, si affatica invano; ancora continua ad affannarsi attraverso le stanze del palazzo interno, dalle quali non uscirร mai. E se anche questo gli riuscisse, non significherebbe nulla: dovrebbe lottare per scendere le scale. E se anche questo gli riuscisse, non avrebbe fatto ancora nulla: dovrebbe traversare i cortili; e dopo i cortili, la seconda cerchia dei palazzi. Gli riuscisse di precipitarsi, finalmente, fuori dallโultima porta โ ma questo non potrร mai, mai accadere โ ecco dinanzi a lui la cittร imperiale, il centro del mondo, ove sono ammucchiate montagne dei suoi detriti. Lรฌ in mezzo, nessuno riesce ad avanzare, neppure con il messaggio di un morto. Tu, intanto, siedi alla tua finestra e sogni di quel messaggio, quando viene la sera.
Non si puรฒ fare a meno, leggendo questo racconto, di pensare a Cristo che prima di lasciare questo mondo ha confidato alla Chiesa il messaggio: โAndate per tutto il mondo, predicate la buona novella a ogni creaturaโ (Mc 16, 15). E non si puรฒ fare a meno di pensare ai tanti uomini che stanno alla finestra e sognano, senza saperlo, di un messaggio come il suo.
Dobbiamo fare il possibile perchรฉ la Chiesa non divenga mai quel castello complicato e ingombro descritto da Kafka, e il messaggio possa uscire da essa libero e gioioso come quando iniziรฒ la sua corsa. Sappiamo quali sono โi muri divisoriโ che possono trattenere il messaggero. Sono anzitutto i muri che separano le varie chiese cristiane tra di loro, poi lโeccesso di burocrazia, i residui di cerimoniali ormai senza senso: paludamenti, leggi e controversie passate, divenuti ormai solo dei detriti.
Succede come con certi edifici antichi. Nel corso dei secoli, per adattarsi alle esigenze del momento, si sono riempiti di tramezzi, di scalinate, di stanze, stanzette e sottoscala. Arriva il momento quando ci si accorge che tutti questi adattamenti non rispondono piรน alle esigenze attuali, anzi sono di ostacolo; e allora bisogna avere il coraggio di abbatterli e riportare lโedificio alla semplicitร e linearitร delle sue origini, in vista di un loro rinnovato impiego.
Citai il racconto di Kafka e la sua applicazione alla Chiesa nellโomelia che tenni in San Pietro nel Venerdรฌ Santo del 2013, nel primo anno di Pontificato dellโattuale Sommo Pontefice. Se mi sono permesso di ripeterli qui รจ per ringraziare Dio dei passi avanti che la Chiesa ha compiuto nel frattempo per uscire da se stessa e andare verso โle periferie esistenziali del mondoโ, recando ad esse il messaggio di Cristo.
Cristo deve nascere dallโanima
Ci resta da riflettere ora su quello che ci riguarda tutti indistintamente e piรน da vicino: la nascita di Cristo dallโanima credente. โIl Cristo โ scrive san Massimo Confessore โ nasce sempre misticamente nellโanima, prendendo carne da coloro che sono salvati e facendo dellโanima che lo genera una madre vergineโ .
Come si diventa madre di Cristo, ce lo spiega Gesรบ nel Vangelo: ascoltando, dice, la Parola e mettendola in pratica (cf. Lc 8, 21). ร importante notare che ci sono due operazioni da compiere. Anche Maria divenne madre di Cristo attraverso due momenti: prima concependolo, poi partorendolo.
Vi sono due maternitร incomplete o due tipi di interruzione di maternitร . Una รจ quella, antica e nota, dellโaborto. Essa avviene quando si concepisce una vita ma non si partorisce, perchรฉ, nel frattempo, o per cause naturali o per il peccato degli uomini, il feto รจ morto. Fino a poco fa, questo era lโunico caso che si conosceva di maternitร incompleta. Oggi se ne conosce un altro che consiste, allโopposto, nel partorire un figlio senza averlo concepito. Cosรฌ avviene nel caso di figli concepiti in provetta e immessi nel seno di una donna, oppure nel caso dellโutero dato in prestito per ospitare, magari a pagamento, vite umane concepite altrove. In questo caso, quello che la donna partorisce, non viene da lei, non รจ concepito โprima nel cuore e poi nel corpoโ , come dice Agostino di Maria.
Purtroppo anche sul piano spirituale ci sono queste due tristi possibilitร . Concepisce Gesรน senza partorirlo chi accoglie la Parola, senza metterla in pratica; chi continua a fare un aborto spirituale dietro lโaltro, formulando propositi di conversione che vengono poi sistematicamente dimenticati e abbandonati a metร strada. Sono, dice san Giacomo, coloro che si guardano in fretta nello specchio e poi se ne vanno dimenticando come erano (cf Gc 1, 23-24).
Partorisce, al contrario, Cristo senza averlo concepito chi fa tante opere, anche buone, ma che non vengono dal cuore, da amore per Dio e da retta intenzione, ma piuttosto dallโabitudine, dallโipocrisia, dalla ricerca della propria gloria e del proprio interesse, o semplicemente dalla soddisfazione che dร il fare. Le nostre opere sono ยซbuone ยป solo se provengono dal cuore, se sono concepite per amore di Dio e nella fede. In altre parole, se lโintenzione che ci guida รจ retta, o almeno ci si sforza di rettificarla.
San Francesco dโAssisi ha una parola che riassume bene ciรฒ che mi preme mettere in luce:
Siamo madri di Cristo โ dice โ quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza; lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri in esempio .
Noi, vuole dire, concepiamo Cristo quando lo amiamo in sinceritร di cuore e con rettitudine di coscienza, e lo diamo alla luce quando compiamo opere sante che lo manifestano al mondo e danno gloria al Padre che รจ nei cieli (cf Mt 5, 16). San Bonaventura ha sviluppato questo pensiero del suo Serafico Padre in un opuscolo intitolato โLe cinque feste di Gesรน Bambinoโ . Tali feste sono per lui: il concepimento, la nascita, la circoncisione, lโEpifania e la Presentazione al tempio. Il santo spiega come fare per celebrare spiritualmente ognuna di tali feste nella propria vita. Mi limito a quello che dice circa le prime due feste: il concepimento e la nascita.
Per san Bonaventura, lโanima concepisce Gesรน quando, scontenta della vita che conduce, stimolata da sante ispirazioni e accendendosi di santo ardore, infine staccandosi risolutamente dalle sue vecchie abitudini e difetti, รจ come fecondata spiritualmente dalla grazia dello Spirito Santo e concepisce il proposito di una vita nuova. Ecco, รจ avvenuta la concezione di Cristo!
Una volta concepito, il benedetto Figlio di Dio nasce nel cuore, allorchรฉ, dopo aver fatto un sano discernimento, chiesto opportuno consiglio, invocato lโaiuto di Dio, lโanima mette immediatamente in opera il suo santo proposito, cominciando a realizzare quello che da tempo andava maturando, ma che aveva sempre rimandato per paura di non esserne capace.
Ma รจ necessario insistere su una cosa: questo proposito di vita nuova deve tradursi, senza indugio, in qualcosa di concreto, in un cambiamento, possibilmente anche esterno e visibile, nella nostra vita e nelle nostre abitudini. Se il proposito non รจ messo in atto, Gesรน รจ concepito, ma non รจ partorito. Eโ uno dei tanti aborti spirituali. Non si celebrerร mai ยซ la seconda festa ยป di Gesรน Bambino che รจ il Natale! ร uno dei tanti rinvii, di cui รจ forse stata punteggiata la nostra vita.
Un piccolo cambiamento con cui cominciare potrebbe essere fare un poโ di silenzio intorno a noi e dentro di noi. โCome sarebbe bello โ diceva il Santo Padre nella scorsa udienza generale โ se ognuno di noi, sullโesempio di San Giuseppe, riuscisse a recuperare questa dimensione contemplativa della vita spalancata proprio dal silenzioโ. Unโantica antifona del tempo natalizio diceva che il Verbo di Dio discese dal cielo dum medium silentium tenerent omnia: โmentre tutto intorno era silenzioโ .
Proviamo anzitutto a far tacere il chiasso che cโรจ dentro di noi, i processi sempre in corso nella nostra mente, su persone e fatti, dai quali usciamo immancabilmente vincitori. Trasformiamoci qualche volta da accusatori in difensori dei fratelli, pensando a quante cose gli altri potrebbero rimproverare a noi. Nei processi canonici โalmeno in passato โ dopo lโaccusa, il giudice pronunciava la formula: โAudiatur et altera parsโ: Si ascolti ora la parte contraria. Quando ci sorprendiamo a giudicare qualcuno, impariamo a ripetere perentoriamente quella formula a noi stessi: Audiatur et altera pars! Prova a metterti nei panni del fratello!
Torniamo con il pensiero a Maria. Tolstoj fa una osservazione sulla donna incinta che ci puรฒ aiutare a capire e a imitare la Vergine in questo finale di Avvento. Lo sguardo della donna in attesa, dice, ha una strana dolcezza ed รจ rivolto piรน dentro di sรฉ che fuori di sรฉ, perchรฉ dentro di sรฉ รจ la realtร , per lei, piรน bella del mondo. Cosรฌ era lo sguardo di Maria che portava in grembo il creatore dellโuniverso. Imitiamola ritagliandoci qualche momento di vero raccoglimento per far nascere Gesรน nel nostro cuore. La migliore risposta al tentativo della cultura secolarizzata di cancellare il Natale dalla societร รจ quello di interiorizzarlo e riportarlo alla sua essenza.
Tra pochi giorni si conclude lโanno in cui abbiamo celebrato il settimo centenario della morte di Dante Alighieri. Terminiamo facendo nostra la stupenda preghiera alla Vergine dellโultimo canto del suo Paradiso. Anche Dante, come Paolo e come Giovanni, chiama Maria semplicemente โla Donnaโ:
Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta piรน che creatura,
termine fisso dโeterno consiglio
tu seโ colei che lโumana natura
nobilitasti sรฌ, che โl suo fattore
non disdegnรฒ di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese lโamore,
per lo cui caldo ne lโeterna pace
cosรฌ รจ germinato questo fiore.
Qui seโ a noi meridรฏana face
di caritate, e giuso, intra โ mortali,
seโ di speranza fontana vivace.
Donna, seโ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disรฏanza vuol volar sanzโali.
La tua benignitร non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fรฏate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te sโaduna
quantunque in creatura รจ di bontate.
Santo Padre, Venerabili Padri, fratelli e sorelle, Buon Natale!
1.Cf Gb 14,1;15,14;25,4.
2.Ignazio dโAntiochia, Tralliani 9,1; Smirnesi 1, Ireneo di Lione, Adv. Haer. III, 16,3.
3.Ignazio dโAntiochia, Efesini, 7,1
4.Cf. Tertulliano, De carne Christi, 20.
5.Leone Magno, Lettera 28 a Flaviano, 4.
6.Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe, XX, 1
7.Ireneo, Adv. Haer. IV,40,3.
8.Lutero, Commento al Magnificat (ed. Weimar 7, p. 572 f.).
9.Isacco della Stella, Discorsi 51 (PL, 194, 1863 s.)
10.F. Kafka, Un messaggio imperiale, in Racconti, Milano 1972, pp. 146 s.
11.S. Massimo Confessore, Commento al Padre nostro (PG 90, 889).
12.S. Agostino, Discorsi 215,4 (PL 38, 1074)
13.S. Francesco dโAssisi, Lettera a tutti i fedeli, 1 (Fonti Francescane nr. 178).
14.S. Bonaventura, De quinque festivitatibus Pueri Jesu (ed. Quaracchi 1949, pp. 207 ss).
15.โDum medium silentium tenerent omnia, et nox in suo cursu medium iter haberet, omnipotens Sermo tuus, Domine, de cรฆlis a regalibus sedibus venitโ (cf. Sap. 18, 14-15, Volgata)
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