Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Santo Padre Francesco, il Predicatore della Casa Pontificia, P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la seconda Predica di Avvento sul tema: โLโanima mia ha sete del Dio viventeโ (Salmo 42, 2).
IL DIO VIVENTE Eโ LA VIVENTE TRINITAโ
Una esperienza del Dio vivente
In queste meditazioni di Avvento ci siamo messi alla ricerca del Dio vivente. Quando si tratta della conoscenza del Dio vivente, una esperienza vale piรน di molti ragionamenti e io vorrei iniziare questa seconda meditazione proprio con una esperienza. Chiedo scusa se รจ un poโ lunga. Tempo fa ricevetti la lettera di una persona che seguivo spiritualmente, una donna sposata e vedova, deceduta da alcuni anni. Lโautenticitร delle sue esperienze รจ confermata dal fatto che le ha portate con sรฉ nella tomba, senza parlarne mai a nessuno, fuori che al suo padre spirituale. Ma tutte le grazie appartengono alla Chiesa e voglio perciรฒ condividerla con voi, ora che lei รจ presso Dio. Essa a me ha fatto ricordare lโesperienza di Mosรจ davanti al roveto ardente.
Diceva:
Non avevo ancora quattro anni e mi trovavo in campagna dalla nonna. Una mattina, mentre aspettavo nella mia camera che venissero a vestirmi, guardavo un gran tiglio che spiegava i rami davanti alla finestra. Il sole nascente lo investiva sul davanti. Ero incantata dalla sua bellezza, quando di colpo la mia attenzione fu attirata da uno splendore insolito, dโun bianco straordinario. Ogni foglia, ogni ramo si mise a vibrare come fiammelle di mille candele. Ero piรน meravigliata di quando vidi cadere la prima neve della mia vita. E la mia meraviglia aumentรฒ quando โnon so se con gli occhi del corpo o no โ al centro di tutto quel luccichio vidi come uno sguardo e un sorriso di una bellezza e di una benevolenza indicibili. Avevo il cuore che batteva allโimpazzata; sentii quella potenza dโamore penetrarmi ed ebbi la sensazione di essere amata fin nel piรน intimo del mio essere. Durรฒ un minuto, un minuto e mezzo, non lo so, per me era lโeternitร .
Fui riportata alla realtร da un brivido di freddo che mi passรฒ per il corpo e con grande tristezza mi resi conto che lo sguardo e il sorriso erano svaniti e che a poco a poco lo splendore dellโalbero si spegneva.
Non parlai a nessuno di questo fatto, ma poco tempo dopo, sentii la cuoca e unโaltra donna parlare tra di loro di Dio. Trasalii e chiesi: โDio? Chi รจ?โ, intuendo qualcosa di misterioso. โPovera piccola -disse la cuciniera allโaltra donna-, la nonna รจ una pagana e non le insegna queste cose! Dio -disse rivolta verso di me โ รจ colui che ha fatto il cielo e la terra, gli uomini e gli animali. ร onnipotente e abita nel cieloโ. Rimasi in silenzio, ma tra di me dissi: โร lui che ho visto!โ.
E tuttavia ero molto confusa. Ai miei occhi, la nonna era ben superiore a queste donne di servizio, eppure la cuoca aveva detto che era una pagana perchรฉ non conosceva Dio e io avevo capito che era un termine dispregiativo. Chi aveva ragione? Un mattino aspettavo di nuovo che venissero a vestirmi. Ero impaziente e deploravo il fatto che i miei abiti di bambina si abbottonavano sul di dietro. Alla fine non aspettai piรน e dissi: โDio, se tu esisti e sei veramente onnipotente, abbottonami il vestito sulla schiena perchรฉ possa scendere in giardinoโ. Non avevo finito di pronunciare queste parole che il mio vestito si trovรฒ abbottonato. Restai a bocca aperta, atterrita dallโeffetto delle mie parole. Le gambe che mi tremavano, mi sedetti davanti allo specchio dellโarmadio per costatare se era vero e per riprendere fiato. Non sapevo ancora cosa significasse la frase โtentare Dioโ , ma capivo che sarei stata ridotta in polvere se mi fossi opposta alla sua volontร .
Tutto un cammino di santitร seguito a quella esperienza conferma che non si era trattato di una fantasia infantile.
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Dio รจ amore e perciรฒ รจ Trinitร
Ora proseguiamo la nostra riflessione sul Dio Vivente. A chi ci rivolgiamo, noi cristiani, quando pronunciamo la parola โDioโ, senza altra specificazione? A chi si riferisce quel โtuโ, quando, con le parole del salmo, diciamo: โO Dio, tu sei il mio Dioโ(Sal 63,2)? Chi risponde ad esso, per cosรฌ dire, dallโaltro capo del filo? Quel โtuโ non รจ semplicemente Dio-Padre, la prima persona divina, quasi che essa sia esistita o sia pensabile, un solo istante, senza le altre due. Non รจ neppure lโessenza divina indeterminata, quasi che esista unโessenza divina che solo in un secondo momento si specifica in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
Lโunico Dio รจ il Padre che genera il Figlio e che con lui spira lo Spirito, comunicando ad essi lโintera sua divinitร . ร il Dio comunione dโamore, in cui unitร e trinitร provengono dalla stessa radice e dallo stesso atto e formano una Triunitร , in cui nessuna delle due cose -unitร e pluralitร - precede lโaltra, o esiste senza lโaltra.
Quel โtuโ a cui ci rivolgiamo nella preghiera, secondo i casi e la grazia di ognuno, puรฒ essere una delle tre divine persone in particolare: il Padre, il Figlio Gesรน Cristo, o lo Spirito Santo, senza che si perda lโintero. Per la comunione trinitaria infatti in ogni persona divina sono presenti le altre due. La Trinitร รจ come uno di quei triangoli musicali che da qualsiasi lato si tocchi vibra tutto e dร lo stesso suono.
Il Dio vivente dei cristiani non รจ altro, in conclusione, che la vivente Trinitร . La dottrina della Trinitร รจ contenuta, come in nuce, nella rivelazione di Dio come amore. Ho avuto diverse occasioni di predicare alle comunitร cristiane che vivono e lavorano negli Emirati Arabi. Vengono in maggioranza dallโIndia, dalle Filippine e altri paesi asiatici. Sono tra le comunitร cristiane piรน fervorose che abbia mai incontrato. Una domanda che essi si sentono rivolgere spesso รจ: โperchรฉ voi cristiani non credete in un Dio solo, ma in piรน dii?โ Ho cercato di aiutarli a dare una risposta a se stessi e agli altri, usando un linguaggio semplice, che forse perรฒ aiuta a capire qualcosa del mistero.
Noi cristiani, spiegavo loro, crediamo in un Dio uno e trino perchรฉ crediamo che Dio รจ amore. Dire: โDio รจ amoreโ (1 Gv 4,8) รจ dire implicitamente che Dio รจ trinitร . Ogni amore รจ amore di qualcuno o di qualcosa; non si dร un amore โa vuotoโ, senza oggetto. Ora chi ama Dio, per essere definito amore? Lโuomo? Ma allora รจ amore solo da qualche centinaio di milioni di anni, cioรจ da quando esiste lโuomo. Ama lโuniverso? Ma allora รจ amore solo da qualche decina di miliardi di anni, da quando cioรจ esiste lโuniverso fisico. Prima di allora chi amava Dio per essere lโamore?
I pensatori greci e, in genere, le filosofie religiose di tutti i tempi, concependo Dio soprattutto come โpensieroโ, potevano rispondere: Dio pensava se stesso; era โpuro pensieroโ,โpensiero di pensieroโ. Ma questo non รจ piรน possibile, nel momento in cui si dice che Dio รจ anzitutto amore, perchรฉ il โpuro amore di se stessoโ sarebbe puro egoismo, che non รจ lโesaltazione massima dellโamore, ma la sua totale negazione. Ed ecco la risposta della rivelazione, esplicitata dalla Chiesa. Dio รจ amore da sempre, ab aeterno, perchรฉ prima ancora che esistesse un oggetto fuori di sรฉ da amare, aveva in se stesso il Verbo, il Figlio che amava con amore infinito, cioรจ โnello Spirito Santoโ.
Questo non spiega โcomeโ lโunitร possa essere contemporaneamente trinitร ; questo รจ un mistero inconoscibile da noi perchรฉ avviene solo in Dio. Ci aiuta perรฒ a intuire โperchรฉโ, in Dio, lโunitร deve essere anche pluralitร : perchรฉ โDio รจ amoreโ! Un Dio che fosse pura conoscenza o pura legge, o puro potere non avrebbe certo bisogno di essere trino. Questo anzi complicherebbe le cose e infatti nessun โtriumviratoโ รจ mai durato a lungo nella storia! โOccorre โ ha scritto Henri de Lubac โ che il mondo lo sappia: la rivelazione di Dio come amore sconvolge tutto quello che esso aveva concepito in precedenza della divinitร โ . Noi cristiani crediamo โin un Dio soloโ, che perรฒ non รจ un Dio solitario!
Contemplare la Trinitร per vincere lโodiosa divisione del mondo
Nessun trattato sulla Trinitร รจ capace di farci entrare in contatto vivo con essa quanto la contemplazione dellโicona della Trinitร di Rublev, di cui vediamo una riproduzione nel mosaico che abbiamo davanti a noi, alla sommitร della parete di fronte. Dipinta nel 1425 per la Chiesa di san Sergio, lโicona fu dichiarata, dal โconcilio dei cento capitoliโ del 1551, modello di tutte le rappresentazioni della Trinitร .
Il dogma dellโunitร e trinitร di Dio viene espresso nellโicona di Rublev dal fatto che le figure presenti sono tre e ben distinte, ma somigliantissime tra loro. Esse sono contenute idealmente dentro un cerchio che mette in luce la loro unitร , mentre il diverso movimento, soprattutto del capo, proclama la loro distinzione. Tutti e tre indossano, nellโoriginale, una veste di colore azzurro, segno della natura divina che hanno in comune; ma sopra, o sotto, di essa ognuno riveste un colore che lo distingue dallโaltro. Il Padre (identificato in genere con lโangelo di sinistra verso il quale le altre due persone inclinano il capo), ha una veste dai colori indefinibili, fatta quasi di pura luce, segno della sua invisibilitร e inaccessibilitร ; il Figlio, al centro, veste una tunica scura, segno della umanitร che ha rivestito; lo Spirito Santo, lโangelo di destra, un manto verde, segno della vita, essendo egli colui โche dร la vitaโ.
Soprattutto una cosa colpisce contemplando lโicona di Rublev: la pace profonda e lโunitร che emana dallโinsieme. Dallโicona si sprigiona un silenzioso grido: โSiate una cosa sola, come noi siamo una cosa solaโ. San Sergio di Radonez, per il cui monastero fu dipinta lโicona, si era distinto nella storia russa per aver riportato lโunitร tra i capi in discordia tra di loro e aver reso cosรฌ possibile la liberazione della Russia dai Tartari. Il suo motto era: โContemplando la Santissima Trinitร , vincere lโodiosa discordia di questo mondoโ. Rublev ha voluto raccogliere lโereditร spirituale del grande santo che aveva fatto della Trinitร la fonte ispiratrice della sua vita e del suo operato.
Da questa visione della Trinitร raccogliamo dunque soprattutto lโappello allโunitร . Tutti vogliamo lโunitร . Dopo la parola felicitร , non ce nโรจ alcunโaltra che risponda a un bisogno altrettanto impellente del cuore umano come la parola unitร . Noi siamo โesseri finiti, capaci di infinitoโ e questo vuol dire che siamo creature limitate che aspiriamo a superare il nostro limite, per essere โin qualche modo tuttoโ, quodammodo omnia, si dice in filosofia. Non ci rassegniamo a essere solo quello che siamo. Chi non ricorda, negli anni giovanili, qualche momento di struggente bisogno di unitร , quando avrebbe voluto che tutto lโuniverso fosse racchiuso in un punto solo e lui essere, con tutti gli altri, in quellโunico punto, tanto il senso di separazione e di solitudine nel mondo si faceva sentire con sofferenza? San Tommaso dโAquino spiega tutto ciรฒ dicendo: โPoichรฉ lโunitร (unum) รจ un principio dellโessere come la bontร (bonum), ne deriva che ognuno desidera naturalmente lโunitร , come desidera il bene. Per questo come la mancanza del bene causa sofferenza, cosรฌ fa anche la mancanza dellโunitร โ .
Tutti dunque vogliamo lโunitร , tutti la desideriamo dal profondo del cuore. Perchรฉ allora รจ cosรฌ difficile fare unitร , se tutti la desideriamo cosรฌ ardentemente? ร che noi vogliamo, sรฌ, che si faccia lโunitร , maโฆ intorno al nostro punto di vista. Esso ci sembra cosรฌ ovvio, cosรฌ ragionevole, che ci stupiamo come gli altri non se ne accorgano e insistano invece nel loro punto di vista. Tracciamo perfino delicatamente agli altri la strada per venire dove siamo noi e raggiungerci nel nostro centro. Il problema รจ che lโaltro che mi sta davanti sta facendo esattamente la stessa cosa con me. Per questa via non si raggiungerร mai alcuna unitร . Si fa il cammino inverso.
La Trinitร ci indica il vero cammino verso lโunitร . Partendo dalle persone divine, anzichรฉ dal concetto di natura, gli orientali si son trovati a dover assicurare in altro modo lโunitร divina. Lo hanno fatto elaborando la dottrina della pericoresi. Applicata alla Trinitร , pericoresi (alla lettera, mutua compenetrazione) esprime lโunione delle tre persone nellโunica essenza . Grazie ad essa le tre persone sono unite, senza essere confuse; ogni persona si โimmedesimaโ nellโaltra, si dona allโaltra e fa essere lโaltra. Il concetto si fonda sulle parole di Cristo: โIo sono nel Padre e il Padre รจ in meโ.
Gesรน ha esteso questo principio al rapporto che cโรจ tra lui e noi: โIo sono nel Padre e voi in me e io in voiโ (Gv 14,20); โIo in loro e tu in me, perchรฉ siano perfetti nellโunitร โ (Gv 17, 23). La via alla vera unitร sta nellโimitare tra di noi, nella Chiesa, la pericoresi divina. San Paolo ne indica il fondamento quando dice che โsiamo membra gli uni degli altriโ (Rom 12, 5). In Dio la pericoresi si basa sullโunitร della natura, in noi sul fatto che siamo โun solo corpo e un solo spiritoโ.
LโApostolo ci aiuta a capire cosa significa, nella pratica, vivere tra noi la pericoresi, o mutua compenetrazione: โSe un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro รจ onorato, tutte le membra gioiscono con luiโ (1 Cor 12, 26); โPortate i pesi gli uni degli altri, cosรฌ adempirete la legge di Cristoโ (Gal 6, 2). I โpesiโ degli altri sono le malattie, i limiti, i crucci, anche i difetti e i peccati. Vivere la pericoresi significa โimmedesimarciโ con lโaltro, calarci, come si dice, nei suoi panni, cercare di capire, prima che giudicare.
Le tre persone divine sono sempre impegnate a glorificarsi a vicenda. Il Padre glorifica il Figlio; il Figlio glorifica il Padre (Gv 17, 4); il Paraclito glorificherร il Figlio (Gv 16,14). Ogni persona si dร a conoscere facendo conoscere lโaltra. Il Figlio insegna a gridare Abba!; lo Spirito Santo insegna a gridare: โGesรน รจ il Signore!โ, e โVieni, Signoreโ Maranatha. Non insegnano a pronunciare il proprio nome, ma quello delle altre persone. Cโรจ un solo โluogoโ al mondo dove la regola โama il prossimo tuo come te stessoโ รจ messa in pratica, in senso assoluto, ed รจ la Trinitร ! Ogni persona divina ama lโaltra esattamente come se stessa.
Come รจ diversa lโatmosfera che si respira quando e in un corpo sociale ci si sforza di vivere con questi ideali sublimi davanti agli occhi! Pensiamo a una famiglia in cui il marito difende ed esalta la propria moglie davanti ai figli e agli estranei, e lo stesso fa la moglie rispetto al marito; pensiamo a una comunitร in cui ci si sforza di mettere in pratica la raccomandazione di san Giacomo: โNon sparlate gli uni degli altri, fratelliโ (Gc 4, 11), o quella di san Paolo: โGareggiate nello stimarvi a vicendaโ (Rom 12, 10).
Ma lasciamo dire queste cose ai santi, i soli che hanno il diritto di farlo, perchรฉ le mettono in pratica. In una delle sue Ammonizioni san Francesco dโAssisi dice: โBeato quel servo il quale non si inorgoglisce per il bene che il Signore dice e opera per mezzo di lui, piรน che per il bene che dice e opera per mezzo di un altroโ . SantโAgostino diceva al popolo:
โSe tu ami lโunitร , tutto ciรฒ che in essa รจ posseduto da qualcuno, lo possiedi anche tu! Bandisci lโinvidia e sarร tuo ciรฒ che รจ mio, e se io bandisco lโinvidia, รจ mio ciรฒ che possiedi tu. Lโinvidia separa, la caritร unisceโฆ Soltanto la mano agisce nel corpo; essa perรฒ non agisce soltanto per se stessa, ma anche per lโocchio. Se sta per arrivare un colpo che ha di mira, non la mano, ma il volto, forse che la mano dice: โNon mi muovo perchรฉ il colpo non รจ diretto a me?โ .
Voleva dire: se tu ti sforzi di mettere il bene della comunitร al di sopra della tua affermazione personale, ogni carisma e ogni onore presente in essa sarร tuo, come in una famiglia unita il successo di un membro fa felici tutti gli altri. Ecco perchรฉ la caritร รจ โla via migliore di tutteโ (1 Cor 12, 31): essa moltiplica i carismi, fa del carisma di uno il carisma di tutti. Sono cose, mi rendo conto, facili a dirsi, ma difficili a mettere in pratica; รจ bello tuttavia sapere che, con la grazia di Dio, esse sono possibili e alcune anime le hanno realizzate e le realizzano anche per noi nella Chiesa.
Contemplare la Trinitร aiuta davvero a vincere โlโodiosa discordia del mondoโ. Il primo miracolo che lo Spirito operรฒ a Pentecoste fu di rendere i discepoli โconcordiโ (At 1, 14), โun cuore solo e unโanima solaโ (At 4, 32). Egli รจ sempre pronto a ripetere questo miracolo, a trasformare ogni volta la dis-cordia in con-cordia. Si puรฒ essere divisi nella mente, in ciรฒ che ognuno pensa su questioni dottrinali o pastorali ancora legittimamente dibattute nella Chiesa, ma mai divisi nel cuore: In dubiis libertas, in omnibus vero caritas. Questo significa, propriamente, imitare lโunitร della Trinitร ; essa infatti รจ โunitร nella diversitร โ.
Entrare nella Trinitร
Cโรจ qualcosa di ancora piรน beato che possiamo fare nei riguardi della Trinitร che contemplarla e imitarla ed รจ entrare in essa! Noi non possiamo abbracciare lโoceano, ma possiamo entrare in esso; non possiamo abbracciare il mistero della Trinitร con la nostra mente, ma possiamo entrare in esso! Cristo ci ha lasciato un mezzo concreto per farlo, lโEucaristia. Nellโicona di Rublev, i tre angeli sono disposti in cerchio intorno a una mensa; su quella mensa cโรจ una coppa e dentro la coppa, si intravede un agnello. Non si poteva dire in modo piรน semplice ed efficace che la Trinitร ci dร appuntamento ogni giorno nellโEucaristia. Il banchetto di Abramo alle querce di Mamre รจ figura di questo banchetto. La visita dei tre ad Abramo si rinnova per noi ogni volta che ci accostiamo alla comunione.
Anche qui, cioรจ a proposito dellโEucaristia, รจ illuminante la dottrina della pericoresi trinitaria. Essa ci dice che dove cโรจ una persona della Trinitร , lรฌ sono anche le altre due, inseparabilmente unite. Al momento della comunione si realizza in senso stretto la parola di Cristo: โIo in loro e tu in meโ. โChi vede me, vede il Padreโ, chi riceve me riceve il Padre. Non arriveremo mai a valutare appieno la grazia che ci รจ offerta. Commensali della Trinitร !
San Cirillo Alessandrino ha formulato con il solito rigore teologico questa veritร che lega indissolubilmente Trinitร ed Eucaristia. Dice: โSiamo consumati nellโunitร con Dio Padre per mezzo di Cristo. Ricevendo infatti in noi corporalmente e spiritualmente ciรฒ che il Figlio รจ per natura diventiamo partecipi e consorti di tutta la natura supremaโ .
La stessa persona di cui ho riportato la testimonianza allโinizio, mi confidรฒ, in unโaltra occasione, una sua esperienza della Trinitร . Mi permetto di condivider anche questa perchรฉ aiuta a capire che la Chiesa non รจ solo quello che si vede o si dice di essa.
โLโaltra notte, lo Spirito mi introdusse nel mistero dellโamore trinitario. Lo scambio estasiante del donare e del ricevere si operรฒ anche attraverso di me: del Cristo, al quale ero unita, verso il Padre e del Padre verso il Figlio. Ma come esprimere lโinesprimibile? Non vedevo nulla, ma era ben piรน che vedere e le mie parole sono impotenti a tradurre questo scambio nella giubilazione, che si rispondeva, si slanciava, riceveva e donava. E da quello scambio fluiva una vita intensa dallโUno allโAltro, come un latte tiepido che scorre dal seno della madre alla bocca del bambino attaccato a questo benessere. Ed ero io quel bambino, era tutta la creazione che partecipa alla vita, al regno, alla gloria, essendo stata rigenerata da Cristo. O Santa e vivente Trinitร ! Rimasi come fuori di me per due o tre giorni, e ancora oggi questa esperienza rimane fortemente impressa in meโ.
I mistici โ sia quelli noti come Giovanni della Croce che celebriamo oggi, sia quelli sconosciuti come questa donna โ sono i testimoni privilegiati del Dio vivente. Essi svolgono, per il popolo cristiano, un ruolo simile a quello degli esploratori che per primi entrarono nella Terra promessa. Essi tornarono indietro per spronare il popolo a varcare il Giordano e prendere possesso di una terra dove, dicevano, โscorre latte e mieleโ (cf Num 13, 25 ss). Noi siamo incamminati a una terra promessa dove scorre davvero, abbiamo sentito, latte e miele.
Quando si deve attraversare un braccio di mare, diceva S. Agostino, la cosa piรน importante non รจ aguzzare la vista e scrutare lโorizzonte per vedere cosa cโรจ sulla sponda opposta, ma รจ salire sulla barca che porta a quella sponda. Dovrebbe bastare questo per farci amare la Chiesa. Essa รจ la barca che porta alla Terra promessa dellโeternitร . Cristo non ha costruito questa barca solo per alcuni pochi privilegiati, ma per tutta lโumanitร , anche se i piรน vi viaggiano da โclandestiniโ, senza saperlo.
Ricordo di aver letto in un romanzo dello scrittore cattolico scozzese Bruce Marshall questo pensiero: โGesรน, da buon falegname quale era diventato alla scuola di suo padre Giuseppe, ha riunito i pezzi di legno piรน sgangherati e bitorzoluti che ha trovato nel mondo e con essi ha costruito una barca che perรฒ, nonostante ciรฒ, tiene ancora il mare dopo venti secoli.
Che lo Spirito Santo ci mantenga ben aggrappati al legno di questa barca per non fare naufragio nella fede e arrivare lร dove la Trinitร ci attende.
1.H. de Lubac, Histoire et Esprit, Aubier, Parigi 1950, cap.5.
2.Riproduco qui in parte ciรฒ che ho scritto nel mio libro Contemplando la Trinitร , Ancora, Milano 2002, pp. 7 ss.
3.S. Tommaso, Somma teologica I-IIae , q. 26,a.3.
4.Cf. Ps. Cirillo Alessandrino, De Trinitate, 23; PG 77 1164B; S. Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 3,7.
5.S. Francesco, Ammonizione XVII (FF, 166).
6.S. Agostino, Trattati su Giovanni, 32,8.
7.S. Cirillo Al., Commento a Giovanni, XI, 12 (PG 74, 564)