p. Raniero Cantalamessa โ€“ Seconda Predica di Avvento 2018 โ€“ 14 Dicembre 2018

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Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Santo Padre Francesco, il Predicatore della Casa Pontificia, P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la seconda Predica di Avvento sul tema: โ€œLโ€™anima mia ha sete del Dio viventeโ€ (Salmo 42, 2).

IL  DIO VIVENTE Eโ€™ LA VIVENTE TRINITAโ€™

Una esperienza del Dio vivente

In queste meditazioni di Avvento ci siamo messi alla ricerca del Dio vivente. Quando si tratta della conoscenza del Dio vivente, una esperienza vale piรน di molti ragionamenti e io vorrei iniziare questa seconda meditazione proprio con una esperienza. Chiedo scusa se รจ un poโ€™ lunga. Tempo fa ricevetti la lettera di una persona che seguivo spiritualmente, una donna sposata e vedova, deceduta da alcuni anni. Lโ€™autenticitร  delle sue esperienze รจ confermata dal fatto che le ha portate con sรฉ nella tomba, senza parlarne mai a nessuno, fuori che al suo padre spirituale. Ma tutte le grazie appartengono alla Chiesa e voglio perciรฒ condividerla con voi, ora che lei รจ presso Dio. Essa a me ha fatto ricordare lโ€™esperienza di Mosรจ davanti al roveto ardente.

Diceva:
Non avevo ancora quattro anni e mi trovavo in campagna dalla nonna. Una mattina, mentre aspettavo nella mia camera che venissero a vestirmi, guardavo un gran tiglio che spiegava i rami davanti alla finestra. Il sole nascente lo investiva sul davanti. Ero incantata dalla sua bellezza, quando di colpo la mia attenzione fu attirata da uno splendore insolito, dโ€™un bianco straordinario. Ogni foglia, ogni ramo si mise a vibrare come fiammelle di mille candele. Ero piรน meravigliata di quando vidi cadere la prima neve della mia vita. E la mia meraviglia aumentรฒ quando โ€“non so se con gli occhi del corpo o no โ€“ al centro di tutto quel luccichio vidi come uno sguardo e un sorriso di una bellezza e di una benevolenza indicibili. Avevo il cuore che batteva allโ€™impazzata; sentii quella potenza dโ€™amore penetrarmi ed ebbi la sensazione di essere amata fin nel piรน intimo del mio essere. Durรฒ un minuto, un minuto e mezzo, non lo so, per me era lโ€™eternitร .

Fui riportata alla realtร  da un brivido di freddo che mi passรฒ per il corpo e con grande tristezza mi resi conto che lo sguardo e il sorriso erano svaniti e che a poco a poco lo splendore dellโ€™albero si spegneva.
Non parlai a nessuno di questo fatto, ma poco tempo dopo, sentii la cuoca e unโ€™altra donna parlare tra di loro di Dio. Trasalii e chiesi: โ€œDio? Chi รจ?โ€, intuendo qualcosa di misterioso. โ€œPovera piccola -disse la cuciniera allโ€™altra donna-, la nonna รจ una pagana e non le insegna queste cose! Dio -disse rivolta verso di me โ€“ รจ colui che ha fatto il cielo e la terra, gli uomini e gli animali. รˆ onnipotente e abita nel cieloโ€. Rimasi in silenzio, ma tra di me dissi: โ€œรˆ lui che ho visto!โ€.

E tuttavia ero molto confusa. Ai miei occhi, la nonna era ben superiore a queste donne di servizio, eppure la cuoca aveva detto che era una pagana perchรฉ non conosceva Dio e io avevo capito che era un termine dispregiativo. Chi aveva ragione? Un mattino aspettavo di nuovo che venissero a vestirmi. Ero impaziente e deploravo il fatto che i miei abiti di bambina si abbottonavano sul di dietro. Alla fine non aspettai piรน e dissi: โ€œDio, se tu esisti e sei veramente onnipotente, abbottonami il vestito sulla schiena perchรฉ possa scendere in giardinoโ€. Non avevo finito di pronunciare queste parole che il mio vestito si trovรฒ abbottonato. Restai a bocca aperta, atterrita dallโ€™effetto delle mie parole. Le gambe che mi tremavano, mi sedetti davanti allo specchio dellโ€™armadio per costatare se era vero e per riprendere fiato. Non sapevo ancora cosa significasse la frase โ€œtentare Dioโ€ , ma capivo che sarei stata ridotta in polvere se mi fossi opposta alla sua volontร .
Tutto un cammino di santitร  seguito a quella esperienza conferma che non si era trattato di una fantasia infantile.

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Dio รจ amore e perciรฒ รจ Trinitร 

Ora proseguiamo la nostra riflessione sul Dio Vivente. A chi ci rivolgiamo, noi cristiani, quando pronunciamo la parola โ€œDioโ€, senza altra specificazione? A chi si riferisce quel โ€œtuโ€, quando, con le parole del salmo, diciamo: โ€œO Dio, tu sei il mio Dioโ€(Sal 63,2)? Chi risponde ad esso, per cosรฌ dire, dallโ€™altro capo del filo? Quel โ€œtuโ€ non รจ semplicemente Dio-Padre, la prima persona divina, quasi che essa sia esistita o sia pensabile, un solo istante, senza le altre due. Non รจ neppure lโ€™essenza divina indeterminata, quasi che esista unโ€™essenza divina che solo in un secondo momento si specifica in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

Lโ€™unico Dio รจ il Padre che genera il Figlio e che con lui spira lo Spirito, comunicando ad essi lโ€™intera sua divinitร . รˆ il Dio comunione dโ€™amore, in cui unitร  e trinitร  provengono dalla stessa radice e dallo stesso atto e formano una Triunitร , in cui nessuna delle due cose -unitร  e pluralitร - precede lโ€™altra, o esiste senza lโ€™altra.

Quel โ€œtuโ€ a cui ci rivolgiamo nella preghiera, secondo i casi e la grazia di ognuno, puรฒ essere una delle tre divine persone in particolare: il Padre, il Figlio Gesรน Cristo, o lo Spirito Santo, senza che si perda lโ€™intero. Per la comunione trinitaria infatti in ogni persona divina sono presenti le altre due. La Trinitร  รจ come uno di quei triangoli musicali che da qualsiasi lato si tocchi vibra tutto e dร  lo stesso suono.

Il Dio vivente dei cristiani non รจ altro, in conclusione, che la vivente Trinitร . La dottrina della Trinitร  รจ contenuta, come in nuce, nella rivelazione di Dio come amore. Ho avuto diverse occasioni di predicare alle comunitร  cristiane che vivono e lavorano negli Emirati Arabi. Vengono in maggioranza dallโ€™India, dalle Filippine e altri paesi asiatici. Sono tra le comunitร  cristiane piรน fervorose che abbia mai incontrato. Una domanda che essi si sentono rivolgere spesso รจ: โ€œperchรฉ voi cristiani non credete in un Dio solo, ma in piรน dii?โ€ Ho cercato di aiutarli a dare una risposta a se stessi e agli altri, usando un linguaggio semplice, che forse perรฒ aiuta a capire qualcosa del mistero.

Noi cristiani, spiegavo loro, crediamo in un Dio uno e trino perchรฉ crediamo che Dio รจ amore. Dire: โ€œDio รจ amoreโ€ (1 Gv 4,8) รจ dire implicitamente che Dio รจ trinitร . Ogni amore รจ amore di qualcuno o di qualcosa; non si dร  un amore โ€œa vuotoโ€, senza oggetto. Ora chi ama Dio, per essere definito amore? Lโ€™uomo? Ma allora รจ amore solo da qualche centinaio di milioni di anni, cioรจ da quando esiste lโ€™uomo. Ama lโ€™universo? Ma allora รจ amore solo da qualche decina di miliardi di anni, da quando cioรจ esiste lโ€™universo fisico. Prima di allora chi amava Dio per essere lโ€™amore?

I pensatori greci e, in genere, le filosofie religiose di tutti i tempi, concependo Dio soprattutto come โ€œpensieroโ€, potevano rispondere: Dio pensava se stesso; era โ€œpuro pensieroโ€,โ€pensiero di pensieroโ€. Ma questo non รจ piรน possibile, nel momento in cui si dice che Dio รจ anzitutto amore, perchรฉ il โ€œpuro amore di se stessoโ€ sarebbe puro egoismo, che non รจ lโ€™esaltazione massima dellโ€™amore, ma la sua totale negazione. Ed ecco la risposta della rivelazione, esplicitata dalla Chiesa. Dio รจ amore da sempre, ab aeterno, perchรฉ prima ancora che esistesse un oggetto fuori di sรฉ da amare, aveva in se stesso il Verbo, il Figlio che amava con amore infinito, cioรจ โ€œnello Spirito Santoโ€.

Questo non spiega โ€œcomeโ€ lโ€™unitร  possa essere contemporaneamente trinitร ; questo รจ un mistero inconoscibile da noi perchรฉ avviene solo in Dio. Ci aiuta perรฒ a intuire โ€œperchรฉโ€, in Dio, lโ€™unitร  deve essere anche pluralitร : perchรฉ โ€œDio รจ amoreโ€! Un Dio che fosse pura conoscenza o pura legge, o puro potere non avrebbe certo bisogno di essere trino. Questo anzi complicherebbe le cose e infatti nessun โ€œtriumviratoโ€ รจ mai durato a lungo nella storia! โ€Occorre โ€“ ha scritto Henri de Lubac โ€“ che il mondo lo sappia: la rivelazione di Dio come amore sconvolge tutto quello che esso aveva concepito in precedenza della divinitร โ€ . Noi cristiani crediamo โ€œin un Dio soloโ€, che perรฒ non รจ un Dio solitario!

Contemplare la Trinitร  per vincere lโ€™odiosa divisione del mondo
Nessun trattato sulla Trinitร  รจ capace di farci entrare in contatto vivo con essa quanto la contemplazione dellโ€™icona della Trinitร  di Rublev, di cui vediamo una riproduzione nel mosaico che abbiamo davanti a noi, alla sommitร  della parete di fronte. Dipinta nel 1425 per la Chiesa di san Sergio, lโ€™icona fu dichiarata, dal โ€œconcilio dei cento capitoliโ€ del 1551, modello di tutte le rappresentazioni della Trinitร .

Il dogma dellโ€™unitร  e trinitร  di Dio viene espresso nellโ€™icona di Rublev dal fatto che le figure presenti sono tre e ben distinte, ma somigliantissime tra loro. Esse sono contenute idealmente dentro un cerchio che mette in luce la loro unitร , mentre il diverso movimento, soprattutto del capo, proclama la loro distinzione. Tutti e tre indossano, nellโ€™originale, una veste di colore azzurro, segno della natura divina che hanno in comune; ma sopra, o sotto, di essa ognuno riveste un colore che lo distingue dallโ€™altro. Il Padre (identificato in genere con lโ€™angelo di sinistra verso il quale le altre due persone inclinano il capo), ha una veste dai colori indefinibili, fatta quasi di pura luce, segno della sua invisibilitร  e inaccessibilitร ; il Figlio, al centro, veste una tunica scura, segno della umanitร  che ha rivestito; lo Spirito Santo, lโ€™angelo di destra, un manto verde, segno della vita, essendo egli colui โ€œche dร  la vitaโ€.

Soprattutto una cosa colpisce contemplando lโ€™icona di Rublev: la pace profonda e lโ€™unitร  che emana dallโ€™insieme. Dallโ€™icona si sprigiona un silenzioso grido: โ€œSiate una cosa sola, come noi siamo una cosa solaโ€. San Sergio di Radonez, per il cui monastero fu dipinta lโ€™icona, si era distinto nella storia russa per aver riportato lโ€™unitร  tra i capi in discordia tra di loro e aver reso cosรฌ possibile la liberazione della Russia dai Tartari. Il suo motto era: โ€œContemplando la Santissima Trinitร , vincere lโ€™odiosa discordia di questo mondoโ€. Rublev ha voluto raccogliere lโ€™ereditร  spirituale del grande santo che aveva fatto della Trinitร  la fonte ispiratrice della sua vita e del suo operato.

Da questa visione della Trinitร  raccogliamo dunque soprattutto lโ€™appello allโ€™unitร . Tutti vogliamo lโ€™unitร . Dopo la parola felicitร , non ce nโ€™รจ alcunโ€™altra che risponda a un bisogno altrettanto impellente del cuore umano come la parola unitร . Noi siamo โ€œesseri finiti, capaci di infinitoโ€ e questo vuol dire che siamo creature limitate che aspiriamo a superare il nostro limite, per essere โ€œin qualche modo tuttoโ€, quodammodo omnia, si dice in filosofia. Non ci rassegniamo a essere solo quello che siamo. Chi non ricorda, negli anni giovanili, qualche momento di struggente bisogno di unitร , quando avrebbe voluto che tutto lโ€™universo fosse racchiuso in un punto solo e lui essere, con tutti gli altri, in quellโ€™unico punto, tanto il senso di separazione e di solitudine nel mondo si faceva sentire con sofferenza? San Tommaso dโ€™Aquino spiega tutto ciรฒ dicendo: โ€œPoichรฉ lโ€™unitร  (unum) รจ un principio dellโ€™essere come la bontร  (bonum), ne deriva che ognuno desidera naturalmente lโ€™unitร , come desidera il bene. Per questo come la mancanza del bene causa sofferenza, cosรฌ fa anche la mancanza dellโ€™unitร โ€ .

Tutti dunque vogliamo lโ€™unitร , tutti la desideriamo dal profondo del cuore. Perchรฉ allora รจ cosรฌ difficile fare unitร , se tutti la desideriamo cosรฌ ardentemente? รˆ che noi vogliamo, sรฌ, che si faccia lโ€™unitร , maโ€ฆ intorno al nostro punto di vista. Esso ci sembra cosรฌ ovvio, cosรฌ ragionevole, che ci stupiamo come gli altri non se ne accorgano e insistano invece nel loro punto di vista. Tracciamo perfino delicatamente agli altri la strada per venire dove siamo noi e raggiungerci nel nostro centro. Il problema รจ che lโ€™altro che mi sta davanti sta facendo esattamente la stessa cosa con me. Per questa via non si raggiungerร  mai alcuna unitร . Si fa il cammino inverso.

La Trinitร  ci indica il vero cammino verso lโ€™unitร . Partendo dalle persone divine, anzichรฉ dal concetto di natura, gli orientali si son trovati a dover assicurare in altro modo lโ€™unitร  divina. Lo hanno fatto elaborando la dottrina della pericoresi. Applicata alla Trinitร , pericoresi (alla lettera, mutua compenetrazione) esprime lโ€™unione delle tre persone nellโ€™unica essenza . Grazie ad essa le tre persone sono unite, senza essere confuse; ogni persona si โ€œimmedesimaโ€ nellโ€™altra, si dona allโ€™altra e fa essere lโ€™altra. Il concetto si fonda sulle parole di Cristo: โ€œIo sono nel Padre e il Padre รจ in meโ€.

Gesรน ha esteso questo principio al rapporto che cโ€™รจ tra lui e noi: โ€œIo sono nel Padre e voi in me e io in voiโ€ (Gv 14,20); โ€œIo in loro e tu in me, perchรฉ siano perfetti nellโ€™unitร โ€ (Gv 17, 23). La via alla vera unitร  sta nellโ€™imitare tra di noi, nella Chiesa, la pericoresi divina. San Paolo ne indica il fondamento quando dice che โ€œsiamo membra gli uni degli altriโ€ (Rom 12, 5). In Dio la pericoresi si basa sullโ€™unitร  della natura, in noi sul fatto che siamo โ€œun solo corpo e un solo spiritoโ€.

Lโ€™Apostolo ci aiuta a capire cosa significa, nella pratica, vivere tra noi la pericoresi, o mutua compenetrazione: โ€œSe un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro รจ onorato, tutte le membra gioiscono con luiโ€ (1 Cor 12, 26); โ€œPortate i pesi gli uni degli altri, cosรฌ adempirete la legge di Cristoโ€ (Gal 6, 2). I โ€œpesiโ€ degli altri sono le malattie, i limiti, i crucci, anche i difetti e i peccati. Vivere la pericoresi significa โ€œimmedesimarciโ€ con lโ€™altro, calarci, come si dice, nei suoi panni, cercare di capire, prima che giudicare.

Le tre persone divine sono sempre impegnate a glorificarsi a vicenda. Il Padre glorifica il Figlio; il Figlio glorifica il Padre (Gv 17, 4); il Paraclito glorificherร  il Figlio (Gv 16,14). Ogni persona si dร  a conoscere facendo conoscere lโ€™altra. Il Figlio insegna a gridare Abba!; lo Spirito Santo insegna a gridare: โ€œGesรน รจ il Signore!โ€, e โ€œVieni, Signoreโ€ Maranatha. Non insegnano a pronunciare il proprio nome, ma quello delle altre persone. Cโ€™รจ un solo โ€œluogoโ€ al mondo dove la regola โ€œama il prossimo tuo come te stessoโ€ รจ messa in pratica, in senso assoluto, ed รจ la Trinitร ! Ogni persona divina ama lโ€™altra esattamente come se stessa.

Come รจ diversa lโ€™atmosfera che si respira quando e in un corpo sociale ci si sforza di vivere con questi ideali sublimi davanti agli occhi! Pensiamo a una famiglia in cui il marito difende ed esalta la propria moglie davanti ai figli e agli estranei, e lo stesso fa la moglie rispetto al marito; pensiamo a una comunitร  in cui ci si sforza di mettere in pratica la raccomandazione di san Giacomo: โ€œNon sparlate gli uni degli altri, fratelliโ€ (Gc 4, 11), o quella di san Paolo: โ€œGareggiate nello stimarvi a vicendaโ€ (Rom 12, 10).
Ma lasciamo dire queste cose ai santi, i soli che hanno il diritto di farlo, perchรฉ le mettono in pratica. In una delle sue Ammonizioni san Francesco dโ€™Assisi dice: โ€œBeato quel servo il quale non si inorgoglisce per il bene che il Signore dice e opera per mezzo di lui, piรน che per il bene che dice e opera per mezzo di un altroโ€ . Santโ€™Agostino diceva al popolo:
โ€œSe tu ami lโ€™unitร , tutto ciรฒ che in essa รจ posseduto da qualcuno, lo possiedi anche tu! Bandisci lโ€™invidia e sarร  tuo ciรฒ che รจ mio, e se io bandisco lโ€™invidia, รจ mio ciรฒ che possiedi tu. Lโ€™invidia separa, la caritร  unisceโ€ฆ Soltanto la mano agisce nel corpo; essa perรฒ non agisce soltanto per se stessa, ma anche per lโ€™occhio. Se sta per arrivare un colpo che ha di mira, non la mano, ma il volto, forse che la mano dice: โ€˜Non mi muovo perchรฉ il colpo non รจ diretto a me?โ€ .

Voleva dire: se tu ti sforzi di mettere il bene della comunitร  al di sopra della tua affermazione personale, ogni carisma e ogni onore presente in essa sarร  tuo, come in una famiglia unita il successo di un membro fa felici tutti gli altri. Ecco perchรฉ la caritร  รจ โ€œla via migliore di tutteโ€ (1 Cor 12, 31): essa moltiplica i carismi, fa del carisma di uno il carisma di tutti. Sono cose, mi rendo conto, facili a dirsi, ma difficili a mettere in pratica; รจ bello tuttavia sapere che, con la grazia di Dio, esse sono possibili e alcune anime le hanno realizzate e le realizzano anche per noi nella Chiesa.
Contemplare la Trinitร  aiuta davvero a vincere โ€œlโ€™odiosa discordia del mondoโ€. Il primo miracolo che lo Spirito operรฒ a Pentecoste fu di rendere i discepoli โ€œconcordiโ€ (At 1, 14), โ€œun cuore solo e unโ€™anima solaโ€ (At 4, 32). Egli รจ sempre pronto a ripetere questo miracolo, a trasformare ogni volta la dis-cordia in con-cordia. Si puรฒ essere divisi nella mente, in ciรฒ che ognuno pensa su questioni dottrinali o pastorali ancora legittimamente dibattute nella Chiesa, ma mai divisi nel cuore: In dubiis libertas, in omnibus vero caritas. Questo significa, propriamente, imitare lโ€™unitร  della Trinitร ; essa infatti รจ โ€œunitร  nella diversitร โ€.

Entrare nella Trinitร 

Cโ€™รจ qualcosa di ancora piรน beato che possiamo fare nei riguardi della Trinitร  che contemplarla e imitarla ed รจ entrare in essa! Noi non possiamo abbracciare lโ€™oceano, ma possiamo entrare in esso; non possiamo abbracciare il mistero della Trinitร  con la nostra mente, ma possiamo entrare in esso! Cristo ci ha lasciato un mezzo concreto per farlo, lโ€™Eucaristia. Nellโ€™icona di Rublev, i tre angeli sono disposti in cerchio intorno a una mensa; su quella mensa cโ€™รจ una coppa e dentro la coppa, si intravede un agnello. Non si poteva dire in modo piรน semplice ed efficace che la Trinitร  ci dร  appuntamento ogni giorno nellโ€™Eucaristia. Il banchetto di Abramo alle querce di Mamre รจ figura di questo banchetto. La visita dei tre ad Abramo si rinnova per noi ogni volta che ci accostiamo alla comunione.

Anche qui, cioรจ a proposito dellโ€™Eucaristia, รจ illuminante la dottrina della pericoresi trinitaria. Essa ci dice che dove cโ€™รจ una persona della Trinitร , lรฌ sono anche le altre due, inseparabilmente unite. Al momento della comunione si realizza in senso stretto la parola di Cristo: โ€œIo in loro e tu in meโ€. โ€œChi vede me, vede il Padreโ€, chi riceve me riceve il Padre. Non arriveremo mai a valutare appieno la grazia che ci รจ offerta. Commensali della Trinitร !

San Cirillo Alessandrino ha formulato con il solito rigore teologico questa veritร  che lega indissolubilmente Trinitร  ed Eucaristia. Dice: โ€œSiamo consumati nellโ€™unitร  con Dio Padre per mezzo di Cristo. Ricevendo infatti in noi corporalmente e spiritualmente ciรฒ che il Figlio รจ per natura diventiamo partecipi e consorti di tutta la natura supremaโ€ .
La stessa persona di cui ho riportato la testimonianza allโ€™inizio, mi confidรฒ, in unโ€™altra occasione, una sua esperienza della Trinitร . Mi permetto di condivider anche questa perchรฉ aiuta a capire che la Chiesa non รจ solo quello che si vede o si dice di essa.

โ€œLโ€™altra notte, lo Spirito mi introdusse nel mistero dellโ€™amore trinitario. Lo scambio estasiante del donare e del ricevere si operรฒ anche attraverso di me: del Cristo, al quale ero unita, verso il Padre e del Padre verso il Figlio. Ma come esprimere lโ€™inesprimibile? Non vedevo nulla, ma era ben piรน che vedere e le mie parole sono impotenti a tradurre questo scambio nella giubilazione, che si rispondeva, si slanciava, riceveva e donava. E da quello scambio fluiva una vita intensa dallโ€™Uno allโ€™Altro, come un latte tiepido che scorre dal seno della madre alla bocca del bambino attaccato a questo benessere. Ed ero io quel bambino, era tutta la creazione che partecipa alla vita, al regno, alla gloria, essendo stata rigenerata da Cristo. O Santa e vivente Trinitร ! Rimasi come fuori di me per due o tre giorni, e ancora oggi questa esperienza rimane fortemente impressa in meโ€.
I mistici โ€“ sia quelli noti come Giovanni della Croce che celebriamo oggi, sia quelli sconosciuti come questa donna โ€“ sono i testimoni privilegiati del Dio vivente. Essi svolgono, per il popolo cristiano, un ruolo simile a quello degli esploratori che per primi entrarono nella Terra promessa. Essi tornarono indietro per spronare il popolo a varcare il Giordano e prendere possesso di una terra dove, dicevano, โ€œscorre latte e mieleโ€ (cf Num 13, 25 ss). Noi siamo incamminati a una terra promessa dove scorre davvero, abbiamo sentito, latte e miele.

Quando si deve attraversare un braccio di mare, diceva S. Agostino, la cosa piรน importante non รจ aguzzare la vista e scrutare lโ€™orizzonte per vedere cosa cโ€™รจ sulla sponda opposta, ma รจ salire sulla barca che porta a quella sponda. Dovrebbe bastare questo per farci amare la Chiesa. Essa รจ la barca che porta alla Terra promessa dellโ€™eternitร . Cristo non ha costruito questa barca solo per alcuni pochi privilegiati, ma per tutta lโ€™umanitร , anche se i piรน vi viaggiano da โ€œclandestiniโ€, senza saperlo.
Ricordo di aver letto in un romanzo dello scrittore cattolico scozzese Bruce Marshall questo pensiero: โ€œGesรน, da buon falegname quale era diventato alla scuola di suo padre Giuseppe, ha riunito i pezzi di legno piรน sgangherati e bitorzoluti che ha trovato nel mondo e con essi ha costruito una barca che perรฒ, nonostante ciรฒ, tiene ancora il mare dopo venti secoli.
Che lo Spirito Santo ci mantenga ben aggrappati al legno di questa barca per non fare naufragio nella fede e arrivare lร  dove la Trinitร  ci attende.

1.H. de Lubac, Histoire et Esprit, Aubier, Parigi 1950, cap.5.
2.Riproduco qui in parte ciรฒ che ho scritto nel mio libro Contemplando la Trinitร , Ancora, Milano 2002, pp. 7 ss.
3.S. Tommaso, Somma teologica I-IIae , q. 26,a.3.
4.Cf. Ps. Cirillo Alessandrino, De Trinitate, 23; PG 77 1164B; S. Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 3,7.
5.S. Francesco, Ammonizione XVII (FF, 166).
6.S. Agostino, Trattati su Giovanni, 32,8.
7.S. Cirillo Al., Commento a Giovanni, XI, 12 (PG 74, 564)

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