Alle ore 9 di oggi, nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza del Santo Padre Francesco, il Predicatore della Casa Pontificia, P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Avvento sul tema:
โBeviamo, sobri, lโebbrezza dello Spiritoโ
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1. La novitร del dopo concilio
Con la celebrazione del 50ยฐ della chiusura del Concilio Vaticano II, si รจ conclusa la prima fase del โdopo Concilioโ e se ne apre unโaltra. Se la prima fase รจ stata caratterizzata dai problemi relativi alla โrecezioneโ del Concilio, questa nuova sarร caratterizzata, credo, dal completare e integrare il Concilio; in altre parole, dal rileggere il Concilio alla luce dei frutti da esso prodotti, mettendo in luce anche ciรฒ che in esso รจ mancante, o presente solo in fase seminale.
La novitร maggiore del dopo Concilio, nella teologia e nella vita della Chiesa, ha un nome preciso: lo Spirito Santo. Il Concilio non aveva certo ignorato la sua azione nella Chiesa, ma ne aveva parlato quasi sempre โen passantโ, menzionandolo spesso, ma senza metterne in luce il ruolo centrale, neppure nella costituzione sulla Liturgia. In una conversazione, nel tempo in cui eravamo insieme nella Commissione Teologica Internazionale, ricordo che il Padre Yves Congar usรฒ unโimmagine forte a questo riguardo; parlรฒ di uno Spirito Santo, sparso qua e lร nei testi, come si fa con lo zucchero sui dolci che, perรฒ, non entra a far parte della composizione della pasta.
Il disgelo tuttavia era iniziato. Possiamo dire che lโintuizione di san Giovanni XXIII del concilio come di โuna novella Pentecoste per la Chiesaโ ha trovato la sua attuazione solo in seguito, a concilio concluso, come รจ avvenuto spesso, del resto, nella storia dei concili.
Nellโanno entrante si celebra il 50ยฐ anniversario dellโinizio, nella Chiesa Cattolica, del Rinnovamento carismatico. ร uno dei tanti segni โ il piรน evidente per la vastitร del fenomeno โ del risveglio dello Spirito e dei carismi nella Chiesa. Il Concilio aveva spianato la via alla sua accoglienza, parlando, nella Lumen gentium, della dimensione carismatica della Chiesa, insieme a quella istituzionale e gerarchica, e insistendo sulla importanza dei carismi . Nellโomelia della Messa crismale del Giovedรฌ Santo del 2012, Benedetto XVI affermรฒ:
โChi guarda alla storia dellโepoca post-conciliare puรฒ riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili lโinesauribile vivacitร della santa Chiesa, la presenza e lโazione efficace dello Spirito Santoโ.
Contemporaneamente, la rinnovata esperienza dello Spirito Santo ha stimolato la riflessione teologica . Dopo il concilio si sono moltiplicati i trattati sullo Spirito Santo: tra i cattolici, quello dello stesso Congar , di K. Rahner , di H. Mรผhlen e di von Balthasar , tra i luterani quello di J. Moltmann e di M. Welker , e di tanti altri. Da parte del magistero cโรจ stata lโenciclica di san Giovanni Paolo II โDominum et vivificantemโ. In occasione del XVI centenario del concilio di Costantinopoli del 381, lo stesso Sommo Pontefice, nel 1982, promosse un congresso internazionale di Pneumatologia in Vaticano, i cui atti furono pubblicati dalla Libreria Editrice Vaticana, in due grossi volumi intitolati โCredo in Spiritum Sanctumโ .
Negli ultimi anni stiamo assistendo a deciso un passo avanti in questa direzione. Verso la fine della sua carriera, Karl Barth fece unโaffermazione provocatoria che era, in parte, anche una autocritica. Disse che in futuro si sarebbe sviluppata una diversa teologia, la โteologia del terzo articoloโ. Nello stesso senso si espresse Karl Rahner. Per โterzo articoloโ intendevano, naturalmente, lโarticolo del credo sullo Spirito Santo. Il suggerimento non รจ caduto nel vuoto. Da esso ha preso avvio lโattuale corrente denominata, appunto, โTeologia del terzo articoloโ.
Non penso che tale corrente voglia sostituirsi alla teologia tradizionale (sarebbe un errore se lo pretendesse), ma piuttosto affiancarla e vivificarla. Essa si propone di fare dello Spirito Santo non soltanto lโoggetto del trattato che lo riguarda, la Pneumatologia, ma per cosรฌ dire lโatmosfera in cui si svolge tutta la vita della Chiesa e ogni ricerca teologica; fare del Paraclito โla luce dei dogmiโ, secondo un pensiero caro ai Padri della Chiesa.
La trattazione piรน completa di questa recente corrente teologica รจ il volume di saggi apparso in inglese nel settembre scorso, con il titolo โTeologia del terzo articolo. Per una dommatica pneumatologicaโ . In esso, partendo dalla dottrina trinitaria della grande tradizione, teologi di diverse Chiese cristiane offrono il loro contributo, come premessa a una teologia sistematica piรน aperta allo Spirito e piรน rispondente alle esigenze attuali. ร stato chiesto anche a me, come cattolico, di contribuirvi con un saggio su โCristologia e pneumatologia nei primi secoli della Chiesaโ.
2. Il credo letto dal basso
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Le ragioni che giustificano questo nuovo orientamento teologico non sono soltanto di ordine dogmatico, ma anche storico. In altre parole, si capisce meglio cosโรจ, e cosa si propone, la teologia del terzo articolo se si tiene conto di come si รจ formato lโattuale simbolo Niceno-Costantinopolitano. Da questa storia emerge chiara lโutilitร di leggere una volta tale simbolo โalla rovesciaโ, cioรจ partendo dalla fine, anzichรฉ dallโinizio.
Cerco di spiegare cosa intendo dire. Il simbolo Niceno-Costantinopolitano riflette la fede cristiana nella sua fase finale, dopo tutte le chiarificazioni e le definizioni conciliari, terminate nel V secolo. Riflette lโordine raggiunto alla fine del processo di formulazione del dogma, ma non riflette il processo stesso. Non corrisponde, in altre parole, al processo con cui di fatto la fede della Chiesa si รจ storicamente formata, e neppure corrisponde al processo con cui si giunge oggi alla fede, intesa come fede viva in un Dio vivo.
Nel credo attuale, si parte da Dio Padre e creatore, da lui si passa al Figlio e alla sua opera redentrice, e infine allo Spirito Santo operante nella Chiesa. Nella realtร , la fede seguรฌ il cammino inverso. Fu lโesperienza pentecostale dello Spirito che portรฒ la Chiesa a scoprire chi era veramente Gesรบ e quale era stato il suo insegnamento. Con Paolo e soprattutto con Giovanni, si arriva a risalire da Gesรบ al Padre. ร il Paraclito che, secondo la promessa di Gesรบ (Gv 16,13), conduce i discepoli alla โpiena veritร โ su di lui e sul Padre.
San Basilio di Cesarea riassume in questi termini lo svolgimento della rivelazione e della storia della salvezza:
โIl cammino della conoscenza di Dio procede dallโunico Spirito, attraverso lโunico Figlio, fino allโunico Padre; inversamente, la bontร naturale, la santificazione secondo natura, la dignitร regale, si diffondono dal Padre, per mezzo dellโUnigenito, fino allo Spiritoโ .
In altre parole, nellโordine della creazione e dellโessere, tutto parte dal Padre, passa per il Figlio e giunge a noi nello Spirito; nellโordine della redenzione e della conoscenza, tutto comincia con lo Spirito Santo, passa per il Figlio Gesรน Cristo e ritorna al Padre. Possiamo dire che san Basilio รจ il vero iniziatore della teologia del terzo articolo! Nella tradizione occidentale tutto questo รจ espresso sinteticamente nella strofa finale dellโinno Veni creator. Rivolgendosi allo Spirito Santo, in essa la Chiesa prega dicendo:
Per te sciamus da Patrem,
noscamus atque Filium,
te utriusque Spiritum
credamus omni tempore.
Faโ che per mezzo tuo conosciamo il Padre
che conosciamo in pari tempo il Figlio
e in te che sei lo Spirito di entrambi
crediamo fermamente oggi e sempre.
Questo non significa minimamente che il credo della Chiesa non sia perfetto o che vada riformato. Esso non puรฒ che essere cosรฌ come รจ. ร il modo di leggerlo che qualche volta รจ utile cambiare, per rifare il cammino con cui si รจ formato. Tra i due modi di utilizzare il credo โ come prodotto compiuto, oppure nel suo stesso farsi -, cโรจ la stessa differenza che fare personalmente, di buon mattino, la scalata del Monte Sinai partendo dal monastero di Santa Caterina, oppure leggere il racconto di uno che ha fatto la scalata prima di noi.
3. Un commento al โterzo articoloโ
Con questo intento vorrei, nelle tre meditazioni di Avvento, proporre delle riflessioni su alcuni aspetti dellโazione dello Spirito Santo, partendo appunto dal terzo articolo del credo che lo riguarda. Esso comprende tre grandi affermazioni. Partiamo dalla prima:
a. โCredo nello Spirito Santo che รจ Signore e dร la vitaโ.
Il credo non dice che lo Spirito Santo รจ โilโ Signore (poco sopra, nel credo, si proclama: โe credo in un solo Signore Gesรน Cristoโ!). Signore (nel testo originale, to kyrion, neutro!) indica qui la natura, non la persona; dice che cosa รจ, non chi รจ lo Spirito Santo. โSignoreโ vuole dire che lo Spirito Santo condivide la Signoria di Dio, che รจ dalla parte del Creatore, non delle creature; in altre parole, che รจ di natura divina.
A questa certezza la Chiesa era giunta basandosi non solo sulla Scrittura, ma anche sulla propria esperienza di salvezza. Lo Spirito, scriveva giร santโAtanasio, non puรฒ essere una creatura perchรฉ quando siamo toccati da lui (nei sacramenti, nella Parola, nella preghiera) facciamo lโesperienza di entrare in contatto con Dio in persona, non con un suo intermediario. Se ci divinizza, vuol dire che รจ lui stesso Dio .
Non si poteva, nel simbolo di fede, dire la stessa cosa in modo piรน esplicito, definendo lo Spirito Santo puramente e semplicemente โDio e consustanziale con il Padreโ, come si era fatto per il Figlio? Certamente, e fu proprio questa la critica mossa subito da alcuni vescovi, tra cui san Gregorio Nazianzeno, alla definizione. Per ragioni di opportunitร e di pace, si preferรฌ dire la stessa cosa con espressioni equivalenti, attribuendo allo Spirito, oltre che il titolo Signore, anche la isotimia, cioรจ lโuguaglianza con il Padre e il Figlio nellโadorazione e nella glorificazione della Chiesa.
Lโespressione secondo cui lo Spirito Santoโdร la vitaโ รจ desunta da diversi passi del Nuovo Testamento: โร lo Spirito che dร la vitaโ (Gv 6, 63); โLa legge dello Spirito dร la vita in Cristo Gesรนโ (Rm 8, 2); โLโultimo Adamo divenne spirito datore di vitaโ (1 Cor 15, 45); โLa lettera uccide, lo Spirito dร la vitaโ (2 Cor 3, 6).
Ci poniamo tre domande. Primo, che vita dร lo Spirito Santo? Risposta: da la vita divina, la vita di Cristo. Una vita super-naturale, non una super-vita naturale; crea lโuomo nuovo, non il superuomo di Nietzsche โgonfio di vitaโ. Secondo, dove ci dร tale vita? Risposta: nel battesimo, che รจ presentato infatti come un โrinascere dallo Spiritoโ (Gv 3, 5), nei sacramenti, nella parola di Dio, nella preghiera, nella fede, nella sofferenza accettata in unione con Cristo. Terzo, come ci dร la vita, lo Spirito? Risposta: facendo morire le opere della carne! โSe con lโaiuto dello Spirito fate morire le opere della carne vivreteโ, dice san Paolo in Romani 8,13.
b. โโฆ e procede dal Padre (e dal Figlio) e con il Padre e il Figlio รจ adorato e glorificatoโ
Passiamo ora alla seconda grande affermazione del credo sullo Spirito Santo. Finora il simbolo di fede ci ha parlato della natura dello Spirito, non ancora della persona; ci ha detto che cosโรจ, non chi รจ lo Spirito; ci ha parlato di ciรฒ che accomuna lo Spirito Santo al Padre e al Figlio โ il fatto di essere Dio e di dare la vita. Con la presente affermazione si passa a ciรฒ che distingue lo Spirito Santo dal Padre e dal Figlio. Quello che lo distingue dal Padre รจ che procede da lui (altri, infatti, รจ colui che procede, altri colui dal quale egli procede!); quello che lo distingue dal Figlio รจ che procede dal Padre non per generazione, ma per spirazione; non come il concetto (logos) che procede dalla mente, ma come il soffio che procede dalla bocca.
ร lโelemento centrale dellโarticolo del credo, quello con cui si intendeva definire il posto che il Paraclito occupa nella Trinitร . Questa parte del simbolo รจ nota soprattutto per il problema del Filioque, che รจ stato per un millennio lโoggetto principale di disaccordo tra lโOriente e lโOccidente. Non mi soffermo su questo problema fin troppo discusso, anche perchรฉ io stesso ne ho parlato in questa sede, trattando dellโaccordo di fede tra Oriente e Occidente nella Quaresima dellโanno scorso.
Mi limito a mettere in luce quello che possiamo ritenere di questa parte del simbolo e che arricchisce la nostra fede comune, al di lร delle dispute teologiche. Esso ci dice che lo Spirito Santo non รจ un parente povero nella Trinitร . Non รจ un semplice โmodo di agireโ di Dio, una energia o un fluido che pervade lโuniverso come pensavano gli stoici; รจ una โrelazione sussistenteโ, dunque una persona.
Non tanto la โterza persona singolareโ, quanto piuttosto โla prima persona pluraleโ. Il โNoiโ del Padre e del Figlio . Quando, per esprimerci in modo umano, il Padre e il Figlio parlano dello Spirito Santo, non dicono โegliโ, ma dicono โnoiโ, perchรฉ egli รจ lโunitร del Padre e del Figlio. Qui si vede la feconditร straordinaria dellโintuizione di santโAgostino per il quale il Padre รจ colui che ama, il Figlio lโamato e lo Spirito lโamore che li unisce, il dono scambievole. Su ciรฒ si basa la credenza della Chiesa occidentale, secondo cui lo Spirito Santo procede โdal Padre e dal Figlioโ
Lo Spirito Santo, nonostante tutto, resterร sempre il Dio nascosto, anche se ne conosciamo gli effetti. Egli รจ come il vento: non si sa da dove viene e dove va, ma si vedono gli effetti del suo passaggio. ร come la luce che illumina tutto ciรฒ che sta davanti, rimanendo essa stessa nascosta.
Per questo รจ la persona meno conosciuta e amata dei Tre, nonostante sia lโAmore in persona. Ci รจ piรน facile pensare al Padre e al Figlio come โpersoneโ, ma ci รจ piรน difficile per lo Spirito. Non ci sono categorie umane che possono aiutarci a comprendere questo mistero. Per parlare di Dio Padre ci รจ di aiuto la filosofia che si occupa della causa prima (il Dio dei filosofi); per parlare del Figlio abbiamo lโanalogia umana del rapporto umano padre โ figlio e abbiamo anche la storia, essendosi il Verbo fatto carne. Per parlare dello Spirito Santo non abbiamo se non la rivelazione e lโesperienza. La stessa Scrittura parla di lui servendosi quasi sempre di simboli naturali: la luce, il fuoco, il vento, lโacqua, il profumo, la colomba.
Comprenderemo pienamente chi รจ lo Spirito Santo solo in paradiso. Anzi lo vivremo in una vita che non avrร fine, in un approfondimento che ci darร gioia immensa. Sarร come un fuoco dolcissimo che inonderร la nostra anima e la colmerร di beatitudine, come quando lโamore investe il cuore di una persona e questa si sente felice.
c. โโฆ e ha parlato per mezzo dei profetiโ
Siamo alla terza e ultima grande affermazione sullo Spirito Santo. Dopo aver professato la nostra fede nellโazione vivificatrice e santificatrice dello Spirito nella prima parte dellโarticolo (lo Spirito che รจ Signore e dร la vita), ora si accenna anche alla sua azione carismatica. Di essa si nomina un carisma per tutti, quello che Paolo ritiene il primo per importanza, e cioรจ la profezia (cf 1 Cor 14).
Anche del carisma profetico si menziona solo un momento: lo Spirito che โha parlato per mezzo dei profetiโ, cioรจ nellโAntico Testamento. Lโaffermazione si basa su diversi testi della Scrittura, ma in particolare su 2 Pietro 21: โMossi da Spirito Santo, parlarono alcuni uomini da parte di Dioโ.
4. Un articolo da completare
La Lettera agli Ebrei dice che โdopo aver parlato un tempo per mezzo dei profeti, negli ultimi tempi Dio ha parlato a noi nel Figlioโ (cf Eb 1,1-2). Lo Spirito non ha smesso dunque di parlare per mezzo dei profeti; lo ha fatto con Gesรบ e lo fa anche oggi nella Chiesa. Questa ed altre lacune del simbolo vennero colmate a poco a poco nella pratica della Chiesa, senza bisogno, per questo, di cambiare il testo del credo (come avvenne purtroppo nel mondo latino, con lโaggiunta del Filioque). Se ne ha un esempio nellโepiclesi della liturgia ortodossa detta di san Giacomo, che prega cosรฌ:
โMandaโฆil tuo santissimo Spirito, Signore e vivificatore, che siede con te, Dio e Padre, e con il tuo Figlio unigenito; che regna, consustanziale e coeterno. Egli ha parlato nella Legge, nei Profeti e nel Nuovo Testamento; รจ disceso in forma di colomba sul nostro Signore Gesรน Cristo nel fiume Giordano, riposando su di lui, ed รจ disceso sui santi apostoliโฆil giorno della santa Pentecosteโ .
Si resterebbe delusi perciรฒ se si volesse trovare nellโarticolo sullo Spirito Santo tutto, o anche solo il meglio, della rivelazione biblica su di lui. Questo mette in evidenza la natura e il limite di ogni definizione dommatica. Il suo scopo non รจ di dire tutto su un dato della fede, ma di tracciare un perimetro dentro il quale si deve collocare ogni affermazione su di esso e che nessuna affermazione puรฒ contraddire. A ciรฒ si aggiunge, nel nostro caso, il fatto che lโarticolo fu composto in un momento in cui la riflessione teologica sul Paraclito era appena agli inizi e ragioni storiche contingenti (il desiderio di pace dellโimperatore) imponevano, come ho accennato sopra, un compromesso tra le parti.
Noi perรฒ non siamo lasciati con le sole parole del credo sul Paraclito. La teologia, la liturgia e la pietร cristiana, sia in Oriente che in Occidente, hanno rivestito di โcarne e sangueโ le scarne affermazioni del simbolo di fede. Nella sequenza di Pentecoste il rapporto intimo e personale dello Spirito Santo con ogni singola anima (una dimensione completamente assente nel simbolo), รจ espresso da titoli come โpadre dei poveri, luce dei cuori, dolce ospite dellโanima e dolcissimo sollievoโ.
La stessa sequenza rivolge allo Spirito Santo una serie di invocazioni particolarmente belle e rispondenti alle nostre necessitร . Concludiamo, proclamandole insieme, magari cercando di individuare tra esse quella che sentiamo piรน necessaria per noi:
Lava quod est sรณrdidum,
riga quod est รกridum,
sana quod est sรกucium.
Flecte quod est rรญgidum,
fove quod est frรญgidum,
rege quod est dรฉvium.
Lava ciรฒ che รจ sordido,
bagna ciรฒ che รจ arido,
sana ciรฒ che sanguina.
Piega ciรฒ che รจ rigido,
scalda ciรฒ che รจ gelido,
raddrizza ciรฒ chโรจ sviato.
1. Lumen gentium 12.
2. Cf. La riscoperta dello Spirito. Esperienza e teologia dello Spirito Santo, a cura di Claus Hartmann e Heribert Muhlen, Milano 1975 (ed. originale, Erfahrung und Theolgie des Heiligen Geistes, Mรผnchen 1974).
3. Y. Congar, Credo nello Spirito Santo, 2, Brescia 1982, pp. 157-224
4. K. Rahner, Erfahrung des Geistes. Meditation auf Pfingsten, Herder, Friburgo i. Br. 1977.
5. H. Mรผhlen , Der Heilige Geist als Person. Ich โ Du โ Wir, Mรผnster in W., 1963
6. U. von Balthasar, Spiritus Creator, Brescia 1972, p. 109
7. J. Moltmann, Lo Spirito della vita, , Brescia 1994, pp. 102-108.
8. M. Welker, Lo Spirito di Dio. Teologia dello Spirito Santo, Brescia 1995, p.62.
9. Editi da Libreria Editrice Vaticana nel 1983.
10.Third Article Theology: A Pneumatological Dogmatics, a cura di Myk Habets, Fortress Press, Settembre 2016.
11.Basilio di Cesarea, De Spiritu Sancto XVIII, 47 (PG 32 , 153).
12.S. Atanasio, Lettere a Serapione, I, 24 (PG 26, 585).
13.Cf H. Mรผhlen, Der Heilige Geist als Person. Ich โ Du โ Wir, Aschendorff, Mรผnster in W. 1963. Il primo a definire lo Spirito Santo il ยซdivino Noiยป รจ stato S. Kierkegaard, Diario II A 731 (23 aprile 1838).
14.In A. Hรคnggi โ I. Pahl, Prex Eucharistica, Fribourg, Suisse, 1968, p. 250.