E di nuovo verrร a giudicare i vivi e i morti
Siamo giunti allโultima Domenica dellโanno liturgico, in cui celebriamo la festa di Cristo Re. Il Vangelo ci fa assistere allโultimo atto della storia umana: il giudizio universale.
โQuando il Figlio dellโuomo verrร nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederร sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerร gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri e porrร le pecore alla sua destra e i capri alla sua sinistraโ.
Che differenza tra questa scena e quella in cui Cristo รจ giudicato. Allora, tutti seduti -Anna, Caifa, Pilato- e lui in piedi, incatenato; ora tutti in piedi e lui seduto sul trono. In questo mondo, gli uomini e la storia giudicano il Cristo; in quel giorno, Cristo giudicherร gli uomini e la storia. Egli โpesaโ uomini e popoli. Davanti a lui si decide chi sta e chi cade. Non cโรจ appello. Egli รจ lโistanza suprema. Questa รจ la fede immutabile della Chiesa che nel suo Credo continua a proclamare: โE di nuovo verrร nella gloria per giudicare i vivi e i morti. E il suo regno non avrร fineโ.
In tanti millenni di vita sulla terra, lโuomo si รจ assuefatto a tutto; si รจ adattato a ogni clima, immunizzato da ogni malattia. A una cosa non si รจ assuefatto mai: allโingiustizia. Continua a sentirla come intollerabile. Ci ribelliamo allโidea che il male, il sopruso debbano rimanere impuniti e trionfanti per sempre. ร a questa sete di giustizia che risponderร il giudizio. Si farร una buona volta chiarezza su tutto!
Senza la fede nel giudizio finale, tutto il mondo e la storia divengono incomprensibili, scandalosi. Al visitatore che giunge in Piazza San Pietro, a Roma, il colonnato del Bernini appare, a prima vista, uno spettacolo abbastanza confuso. I quattro ordini di colonne che cingono la piazza si presentano โdisparatiโ. Ma si sa che cโรจ un punto, segnato in terra da un cerchio, nel quale bisogna collocarsi. Da quel punto di osservazione il colpo dโocchio cambia completamente. Appare una mirabile armonia; i quattro ordini di colonne si allineano come per incanto, quasi fossero una colonna sola. Miracolo della prospettiva. ร un simbolo di ciรฒ che avviene in quella piazza piรน grande che รจ il mondo. In esso tutto ci appare confuso, assurdo, frutto piรน di un capriccio del caso che di una provvidenza divina. Bisogna collocarsi nel punto giusto per non smarrirsi e intravedere un ordine dietro il tutto, e questo punto giusto รจ il giudizio di Dio.
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Come cambiano aspetto le vicende umane, viste da questa angolatura, anche quelle in atto nel mondo dโoggi! Ci giungono ogni giorno notizie di atrocitร contro i deboli e gli inermi che rimangono impunite. Abbiamo visto uomini accusati di crimini orrendi, difendersi con il sorriso sulle labbra, tenere in scacco giudici e tribunali, farsi forti della mancanza di prove. Come se, facendola franca davanti ai giudici umani, avessero risolto tutto. Vorrei dire loro: Non illudetevi; non avete fatto nulla! Il vero giudizio deve ancora cominciare. Doveste anche finire i vostri giorni in libertร , temuti, onorati, perfino con uno splendido funerale religioso, non avreste fatto nulla. Il vero Giudice vi aspetta dietro la porta, e a lui non la si fa. Dio non si lascia corrompere. Pentitevi, ma sul serio, non solo ipocritamente, per godere, dopo il delitto, dellโimpunitร .
Il Vangelo di oggi ci dice anche come si svolgerร il giudizio:
โPoi dirร a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perchรฉ ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitatoโ.
Che sarร dunque di coloro che, non solo non hanno dato da mangiare a chi aveva fame, ma glielo hanno tolto; non solo non hanno ospitato il forestiero, ma lo hanno reso ospite e forestiero; non solo non hanno visitato il carcerato, ma lo hanno messo ingiustamente in carcere, sequestrato, seviziato, ucciso?
Ma non illudiamoci neppure noi. La cosa non riguarda solo alcuni pochi criminali. ร possibile che si instauri un senso generale di impunitร , per cui si fa a gara nel violare la legge, nel corrompere o lasciarsi corrompere, con la scusa che lo fanno tutti, che รจ la prassi comune. Ma intanto la legge non รจ stata mai abrogata. Ed ecco che un giorno qualcuno comincia unโinchiesta ed รจ una ecatombe. Ma chi si ferma a riflettere che questa รจ, di fatto, la situazione in cui viviamo un poโ tutti, inquisiti e inquisitori, nei confronti della legge di Dio? Si violano allegramente i comandamenti di Dio, uno dopo lโaltro, compreso quello che dice di non uccidere (per non parlare neppure di quello che dice di non commettere adulterio), con il pretesto che tanto lo fanno tutti, che la cultura, il progresso, perfino la legge umana, ormai lo consentono. Ma Dio non ha mai inteso abrogare nรฉ i comandamenti nรฉ il Vangelo, e questo generale senso di sicurezza รจ tutto fittizio ed รจ un terribile inganno.
Sul piano politico, tutti reagiamo indignati appena viene avanzata la proposta di un โcolpo di spugnaโ che cancelli tutte le responsabilitร penali; ma poi questo รจ quello che tacitamente pretendiamo da Dio, sul piano spirituale: un colpo di spugna su tutto. Tanto -si dice- Dio รจ buono e perdona tutto. Se no che Dio รจ? Senza pensare che, se Dio scendesse a patti con il peccato, crollerebbe la distinzione tra bene e male e con essa lโuniverso intero.
Non dobbiamo lasciar cadere nellโoblio le parole che le generazioni passate ci hanno tramandato: Die irae dies illaโฆ. โGiorno dโira, quel giornoโฆCi sarร da tremare quando il Giudice apparirร per vagliare tutto con rigoreโ. Che รจ successo al popolo cristiano? Un tempo si ascoltavano queste parole con salutare tremore. Ora la gente va al teatro dellโopera, ascolta la Messa da Requiem di Verdi o di Mozart, si appassiona alle note del Dies irae, esce canticchiandole e mimandone forse i movimenti con il capo. Ma lโultima cosa a cui ognuno pensa รจ che quelle parole lo riguardano personalmente, che รจ anche di lui che si sta parlando.
Si รจ parlato molto del restauro del giudizio universale di Michelangelo. Ma cโรจ un altro giudizio universale da restaurare al piรน presto, quello dipinto non su pareti di mattoni, ma sui cuori dei cristiani. Anchโesso infatti รจ tutto sbiadito e sta andando in rovina. โLโaldilร (e con esso il giudizio) รจ diventato uno scherzo, unโesigenza cosรฌ incerta che ci si diverte perfino al pensiero che cโera un tempo in cui questa idea trasformava lโintera esistenzaโ (S. Kierkegaard).
Ho visto da ragazzo la scena di un film che non ho dimenticato piรน. Un ponte della ferrovia รจ crollato su un fiume in piena; da una parte e dallโaltra penzolano nel vuoto i due tronconi di binari. Il guardiano del piรน vicino passaggio a livello, accortosi, corre incontro al treno che arriva a tutta velocitร , sul fare della sera e, stando in mezzo ai binari, agita una lanterna, gridando disperatamente: โFerma, ferma; indietro, indietro!โ. Quel treno ci rappresenta al vivo. ร lโimmagine di una societร che avanza spensierata, al ritmo di Rock โn roll, inebriata delle sue conquiste, senza rendersi conto della voragine aperta davanti ad essa. La Chiesa si sforza di gridare come quel guardiano: Indietro, indietro!, ma chi le da ascolto?
Qualcuno puรฒ tentare di consolarsi, dicendo che, dopo tutto, il giorno del giudizio รจ lontano, forse milioni di anni. Ma รจ ancora Gesรน che, dal Vangelo, gli risponde: โStolto, chi ti assicura che questa notte stessa non ti verrร chiesto il conto della tua vita?โ
Il tema del giudizio si intreccia, nella liturgia di questa domenica, con quello di Gesรน Buon pastore. Nel Salmo responsoriale si dice:
โIl Signore รจ il mio pastore; non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposareโ
Il senso รจ chiaro: ora Cristo si fa trovare da noi come Buon Pastore, un giorno sarร costretto a essere nostro Giudice. Ora รจ il tempo della misericordia, allora sarร il tempo della giustizia. Sta a noi, finchรฉ siamo in tempo, scegliere chi vogliamo incontrare. Io mi auguro che il tempo che abbiamo passato insieme in questo anno a riflettere sul Vangelo ci abbia aiutato a conoscere meglio il Buon Pastore e cosรฌ a non temere il Giudice.
Qui tutti i commenti al Vangelo domenicale di p. Cantalamessa