p. Raniero Cantalamessa โ€“ Commento al Vangelo per domenica 8 Novembre 2020

Uno รจ morto per tutti

Siamo alle ultime battute dellโ€™anno liturgico e la Chiesa ci invita a volgere lo sguardo in avanti, alle realtร  ultime. Paolo, nella seconda lettura, spiega ai Tessalonicesi quale deve essere lโ€™atteggiamento del cristiano di fronte alla morte, e Gesรน, nel Vangelo, dice come si deve vivere nella sua attesa:

โ€œVegliate dunque, perchรฉ non sapete nรฉ il giorno nรฉ lโ€™oraโ€.

รˆ vero che lo sfondo della parabola delle dieci vergini non รจ la morte, ma il ritorno del Signore. Le due cose tuttavia coincidono, in pratica, per il singolo credente. Riflettiamo dunque sul tema della morte che in questo mese di novembre รจ un poโ€™ nei pensieri di tutti. A dei cristiani angustiati per la morte di alcuni cari, lโ€™Apostolo scrive:

โ€œFratelli, non vogliamo lasciarvi nellโ€™ignoranza circa quelli che sono morti, perchรฉ non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesรน รจ morto e risuscitato; cosรฌ anche quelli che sono morti, Dio li radunerร  per mezzo di Gesรน insieme con lui. Confortatevi dunque a vicenda con queste paroleโ€.

Cosa ha dire dunque la fede cristiana circa la morte? Una cosa semplice e grandiosa: che la morte cโ€™รจ, che รจ il piรน grande dei nostri problemiโ€ฆ, ma che Cristo ha vinto la morte! La morte umana non รจ piรน la stessa di prima, un fatto decisivo รจ intervenuto. Essa ha perso il suo pungiglione, come un serpente il cui veleno ormai รจ capace solo di addormentare la vittima per qualche ora, ma non di ucciderla.

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โ€œLa morte รจ stata ingoiata per la vittoria.
Dovโ€™รจ, o morte, la tua vittoria?
Dovโ€™รจ, o morte, il tuo pungiglione?โ€ (1 Corinzi 15,55).

Ma come ha vinto Gesรน la morte? Non evitandola, ricacciandola indietro come un nemico da sbaragliare. Lโ€™ha vinta subendola, assaporandone in sรฉ tutta lโ€™amarezza. Lโ€™ha vinta dallโ€™interno, non dallโ€™esterno. Cristo, nella sua vita terrena โ€œoffrรฌ preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morteโ€ (Ebrei 5,7). Non abbiamo davvero un sommo sacerdote che non sappia compatire la nostra paura della morte. Egli sa bene cosโ€™รจ la morte! Tre volte nei Vangeli si legge che Gesรน pianse e, di queste, due furono davanti al dolore per un morto. Nel Getsemani Gesรน ha vissuto fino in fondo la nostra esperienza umana di fronte alla morte. โ€œCominciรฒ a sentire paura e angosciaโ€, dicono i vangeli.

Gesรน non si รจ addentrato nella morte come chi sa di avere un asso nella manica -la risurrezione- che tirerร  fuori al momento giusto. Il grido sulla croce: โ€œDio mio, Dio mio, perchรฉ mi hai abbandonato?โ€ indica che Gesรน si รจ addentrato nella morte come noi, come chi varca una soglia al buio e non vede che cosa lโ€™attende al di lร . Solo lo sosteneva una incrollabile fiducia nel Padre che gli fece esclamare: โ€œPadre, nelle tue mani affido il mio spirito!โ€ (Luca 23, 46).

Ma che รจ successo, varcata quella soglia oscura? Quellโ€™uomo nascondeva dentro di sรฉ il Verbo di Dio che non puรฒ morire. La morte ne ha avuto i denti spezzati per sempre. Non ha potuto โ€œdigerireโ€ Cristo e ha dovuto restituirlo alla vita, come fece la balena con Giona (cfr. Matteo 12,40).

La morte non รจ piรน un muro davanti al quale tutto si infrange; รจ un passaggio, cioรจ una Pasqua. รˆ una specie di โ€œponte dei sospiriโ€, attraverso il quale si entra nella vita vera che non conosce la morte. Gesรน infatti -e qui sta il grande annuncio cristiano- non รจ morto solo per sรฉ, non ci ha lasciato solo un esempio di morte eroica, come Socrate. Ha fatto ben altro:

โ€œUno รจ morto per tuttiโ€ (2 Corinzi 5,14)
โ€œEgli ha provato la morte a vantaggio di tuttiโ€ (Ebrei 2,9).

Poichรฉ noi apparteniamo ormai a Cristo ben piรน che a noi stessi (cfr. 1 Corinzi 6,19s.), ne consegue che, inversamente, ciรฒ che รจ di Cristo ci appartiene ben piรน di ciรฒ che รจ nostro. La sua morte รจ piรน nostra che la nostra stessa morte. โ€œIl mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto รจ vostro, perchรฉ voi siete di Cristoโ€, dice ancora san Paolo (cfr. 1 Corinzi 3, 22 s.). La morte รจ nostra, piรน di quanto noi siamo della morte; ci appartiene, piรน di quanto noi apparteniamo ad essa. In Cristo, abbiamo vinto anche noi la morte.
Quando si tratta della morte, la cosa piรน importante, nel cristianesimo, non รจ il fatto che dobbiamo morire, ma il fatto che Cristo รจ morto. Il cristianesimo non si fa strada nelle coscienze con la paura della morte; si fa strada con la morte di Cristo. Gesรน รจ venuto a liberare gli uomini dalla paura della morte, non ad accrescerla. Il Figlio di Dio ha assunto carne e sangue come noi, โ€œper ridurre allโ€™impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioรจ il diavolo, e liberare cosรฌ quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitรน per tutta la vitaโ€ (Ebrei 12, 14 s.).

Quello che forse piรน spaventa, della morte, รจ la solitudine in cui dobbiamo affrontarla. โ€œNessuno puรฒ morire per lโ€™altro, ma ciascuno dovrร  lottare personalmente con la morteโ€. Ma questo non รจ piรน del tutto vero. โ€œSe moriamo con lui, vivremo anche con luiโ€ (2 Timoteo 2,11). รˆ possibile dunque morire in due!

Qui si scopre che cosa vi รจ di veramente grave nellโ€™eutanasia, dal punto di vista cristiano. Essa toglie alla morte dellโ€™uomo il suo legame con la morte di Cristo; la spoglia del suo carattere pasquale; la riporta indietro a ciรฒ che era prima di Cristo. La scioglie dalla soprannaturale gravitazione intorno al suo centro. La morte รจ privata della sua austera maestร , diventando opera dellโ€™uomo, decisione di una libertร  finita. รˆ letteralmente โ€œprofanataโ€, cioรจ spogliata del suo carattere sacro. La discussione intorno allโ€™eutanasia si concentra, il piรน delle volte, quasi esclusivamente sul problema della sua liceitร  o illiceitร  dal punto di vista etico. Un credente non puรฒ non rimanere atterrito da quello che essa significa sul piano della rivelazione e della grazia.

Lโ€™umanitร  ha provato ad opporre alla morte vari โ€œrimediโ€. Ma lโ€™unico vero rimedio รจ partecipare alla vittoria di Cristo sulla morte. Per premunirci contro la morte, non dobbiamo fare altro ormai che stringerci a lui. Ancorarci a Cristo, mediante la fede, come si ร ncora una barca al fondo marino, perchรฉ possa resistere nella mareggiata che sta per sopraggiungere.

Una volta si inculcavano molti mezzi per โ€œapparecchiarsiโ€ alla morte. Il principale era quello di pensare spesso ad essa, di rappresentarsela nei particolari piรน raccapriccianti. Ma lโ€™importante non รจ tanto tenere davanti agli occhi la nostra morte, quanto la morte di Cristo, non il teschio ma il crocifisso. Il grado di unione con lui sarร  il grado della nostra sicurezza dinanzi alla morte. Dobbiamo fare in modo che lโ€™attaccamento a Cristo sia piรน forte di quello alle cose, allโ€™ufficio, alle persone care, a tutto, di modo che nulla abbia il potere di trattenerci, quando giungerร  โ€œil momento di sciogliere le veleโ€ (2 Timoteo 4,3).

Francesco dโ€™Assisi, che aveva realizzato in grado perfetto questa unione con Cristo, vicino alla morte, aggiunse al suo Cantico delle creature una strofa: โ€œLaudato sii, mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullo homo vivente poโ€™ scappareโ€. E quando gli annunciarono che era prossimo alla fine, esclamรฒ: โ€œBen venga mia sorella Morte!โ€. La morte ha cambiato volto: รจ diventata una sorella.

Egli non รจ stato il solo. Dopo lโ€™ultima guerra, fu pubblicato un libro intitolato Ultime lettere da Stalingrado. Erano lettere di soldati tedeschi prigionieri nella sacca di Stalingrado, partite con lโ€™ultimo convoglio, prima dellโ€™attacco finale dellโ€™esercito russo in cui tutti perirono, e ritrovate a guerra finita. In una di esse, un giovane soldato scriveva ai genitori: โ€œNon ho paura della morte. La mia fede mi dร  questa bella sicurezza!โ€

Non dobbiamo perรฒ farci illusioni: queste disposizioni non si improvvisano. Bisogna vivere in modo che sorella morte non ci colga โ€œimpreparatiโ€. Lโ€™albero, dice un proverbio, da quella parte in cui pende, cadrร . E cosรฌ lโ€™uomo. Questo รจ dunque il momento di richiamare alla mente lโ€™insegnamento della parabola delle dieci vergini. Occorre tenere olio di riserva nel nostro vasetto, cioรจ alimentare la fede con le buone opere e la preghiera, in modo che alla venuta di Cristo possiamo anche noi, come vergini sagge, entrare con lui alle nozze.

Fonte


Fonte della fotografia: https://www.incamm.com/2019/12/padre-raniero-cantalamessa-prima.html

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