Uno รจ morto per tutti
Siamo alle ultime battute dellโanno liturgico e la Chiesa ci invita a volgere lo sguardo in avanti, alle realtร ultime. Paolo, nella seconda lettura, spiega ai Tessalonicesi quale deve essere lโatteggiamento del cristiano di fronte alla morte, e Gesรน, nel Vangelo, dice come si deve vivere nella sua attesa:
โVegliate dunque, perchรฉ non sapete nรฉ il giorno nรฉ lโoraโ.
ร vero che lo sfondo della parabola delle dieci vergini non รจ la morte, ma il ritorno del Signore. Le due cose tuttavia coincidono, in pratica, per il singolo credente. Riflettiamo dunque sul tema della morte che in questo mese di novembre รจ un poโ nei pensieri di tutti. A dei cristiani angustiati per la morte di alcuni cari, lโApostolo scrive:
โFratelli, non vogliamo lasciarvi nellโignoranza circa quelli che sono morti, perchรฉ non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesรน รจ morto e risuscitato; cosรฌ anche quelli che sono morti, Dio li radunerร per mezzo di Gesรน insieme con lui. Confortatevi dunque a vicenda con queste paroleโ.
Cosa ha dire dunque la fede cristiana circa la morte? Una cosa semplice e grandiosa: che la morte cโรจ, che รจ il piรน grande dei nostri problemiโฆ, ma che Cristo ha vinto la morte! La morte umana non รจ piรน la stessa di prima, un fatto decisivo รจ intervenuto. Essa ha perso il suo pungiglione, come un serpente il cui veleno ormai รจ capace solo di addormentare la vittima per qualche ora, ma non di ucciderla.
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โLa morte รจ stata ingoiata per la vittoria.
Dovโรจ, o morte, la tua vittoria?
Dovโรจ, o morte, il tuo pungiglione?โ (1 Corinzi 15,55).
Ma come ha vinto Gesรน la morte? Non evitandola, ricacciandola indietro come un nemico da sbaragliare. Lโha vinta subendola, assaporandone in sรฉ tutta lโamarezza. Lโha vinta dallโinterno, non dallโesterno. Cristo, nella sua vita terrena โoffrรฌ preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morteโ (Ebrei 5,7). Non abbiamo davvero un sommo sacerdote che non sappia compatire la nostra paura della morte. Egli sa bene cosโรจ la morte! Tre volte nei Vangeli si legge che Gesรน pianse e, di queste, due furono davanti al dolore per un morto. Nel Getsemani Gesรน ha vissuto fino in fondo la nostra esperienza umana di fronte alla morte. โCominciรฒ a sentire paura e angosciaโ, dicono i vangeli.
Gesรน non si รจ addentrato nella morte come chi sa di avere un asso nella manica -la risurrezione- che tirerร fuori al momento giusto. Il grido sulla croce: โDio mio, Dio mio, perchรฉ mi hai abbandonato?โ indica che Gesรน si รจ addentrato nella morte come noi, come chi varca una soglia al buio e non vede che cosa lโattende al di lร . Solo lo sosteneva una incrollabile fiducia nel Padre che gli fece esclamare: โPadre, nelle tue mani affido il mio spirito!โ (Luca 23, 46).
Ma che รจ successo, varcata quella soglia oscura? Quellโuomo nascondeva dentro di sรฉ il Verbo di Dio che non puรฒ morire. La morte ne ha avuto i denti spezzati per sempre. Non ha potuto โdigerireโ Cristo e ha dovuto restituirlo alla vita, come fece la balena con Giona (cfr. Matteo 12,40).
La morte non รจ piรน un muro davanti al quale tutto si infrange; รจ un passaggio, cioรจ una Pasqua. ร una specie di โponte dei sospiriโ, attraverso il quale si entra nella vita vera che non conosce la morte. Gesรน infatti -e qui sta il grande annuncio cristiano- non รจ morto solo per sรฉ, non ci ha lasciato solo un esempio di morte eroica, come Socrate. Ha fatto ben altro:
โUno รจ morto per tuttiโ (2 Corinzi 5,14)
โEgli ha provato la morte a vantaggio di tuttiโ (Ebrei 2,9).
Poichรฉ noi apparteniamo ormai a Cristo ben piรน che a noi stessi (cfr. 1 Corinzi 6,19s.), ne consegue che, inversamente, ciรฒ che รจ di Cristo ci appartiene ben piรน di ciรฒ che รจ nostro. La sua morte รจ piรน nostra che la nostra stessa morte. โIl mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto รจ vostro, perchรฉ voi siete di Cristoโ, dice ancora san Paolo (cfr. 1 Corinzi 3, 22 s.). La morte รจ nostra, piรน di quanto noi siamo della morte; ci appartiene, piรน di quanto noi apparteniamo ad essa. In Cristo, abbiamo vinto anche noi la morte.
Quando si tratta della morte, la cosa piรน importante, nel cristianesimo, non รจ il fatto che dobbiamo morire, ma il fatto che Cristo รจ morto. Il cristianesimo non si fa strada nelle coscienze con la paura della morte; si fa strada con la morte di Cristo. Gesรน รจ venuto a liberare gli uomini dalla paura della morte, non ad accrescerla. Il Figlio di Dio ha assunto carne e sangue come noi, โper ridurre allโimpotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioรจ il diavolo, e liberare cosรฌ quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitรน per tutta la vitaโ (Ebrei 12, 14 s.).
Quello che forse piรน spaventa, della morte, รจ la solitudine in cui dobbiamo affrontarla. โNessuno puรฒ morire per lโaltro, ma ciascuno dovrร lottare personalmente con la morteโ. Ma questo non รจ piรน del tutto vero. โSe moriamo con lui, vivremo anche con luiโ (2 Timoteo 2,11). ร possibile dunque morire in due!
Qui si scopre che cosa vi รจ di veramente grave nellโeutanasia, dal punto di vista cristiano. Essa toglie alla morte dellโuomo il suo legame con la morte di Cristo; la spoglia del suo carattere pasquale; la riporta indietro a ciรฒ che era prima di Cristo. La scioglie dalla soprannaturale gravitazione intorno al suo centro. La morte รจ privata della sua austera maestร , diventando opera dellโuomo, decisione di una libertร finita. ร letteralmente โprofanataโ, cioรจ spogliata del suo carattere sacro. La discussione intorno allโeutanasia si concentra, il piรน delle volte, quasi esclusivamente sul problema della sua liceitร o illiceitร dal punto di vista etico. Un credente non puรฒ non rimanere atterrito da quello che essa significa sul piano della rivelazione e della grazia.
Lโumanitร ha provato ad opporre alla morte vari โrimediโ. Ma lโunico vero rimedio รจ partecipare alla vittoria di Cristo sulla morte. Per premunirci contro la morte, non dobbiamo fare altro ormai che stringerci a lui. Ancorarci a Cristo, mediante la fede, come si ร ncora una barca al fondo marino, perchรฉ possa resistere nella mareggiata che sta per sopraggiungere.
Una volta si inculcavano molti mezzi per โapparecchiarsiโ alla morte. Il principale era quello di pensare spesso ad essa, di rappresentarsela nei particolari piรน raccapriccianti. Ma lโimportante non รจ tanto tenere davanti agli occhi la nostra morte, quanto la morte di Cristo, non il teschio ma il crocifisso. Il grado di unione con lui sarร il grado della nostra sicurezza dinanzi alla morte. Dobbiamo fare in modo che lโattaccamento a Cristo sia piรน forte di quello alle cose, allโufficio, alle persone care, a tutto, di modo che nulla abbia il potere di trattenerci, quando giungerร โil momento di sciogliere le veleโ (2 Timoteo 4,3).
Francesco dโAssisi, che aveva realizzato in grado perfetto questa unione con Cristo, vicino alla morte, aggiunse al suo Cantico delle creature una strofa: โLaudato sii, mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullo homo vivente poโ scappareโ. E quando gli annunciarono che era prossimo alla fine, esclamรฒ: โBen venga mia sorella Morte!โ. La morte ha cambiato volto: รจ diventata una sorella.
Egli non รจ stato il solo. Dopo lโultima guerra, fu pubblicato un libro intitolato Ultime lettere da Stalingrado. Erano lettere di soldati tedeschi prigionieri nella sacca di Stalingrado, partite con lโultimo convoglio, prima dellโattacco finale dellโesercito russo in cui tutti perirono, e ritrovate a guerra finita. In una di esse, un giovane soldato scriveva ai genitori: โNon ho paura della morte. La mia fede mi dร questa bella sicurezza!โ
Non dobbiamo perรฒ farci illusioni: queste disposizioni non si improvvisano. Bisogna vivere in modo che sorella morte non ci colga โimpreparatiโ. Lโalbero, dice un proverbio, da quella parte in cui pende, cadrร . E cosรฌ lโuomo. Questo รจ dunque il momento di richiamare alla mente lโinsegnamento della parabola delle dieci vergini. Occorre tenere olio di riserva nel nostro vasetto, cioรจ alimentare la fede con le buone opere e la preghiera, in modo che alla venuta di Cristo possiamo anche noi, come vergini sagge, entrare con lui alle nozze.
Fonte della fotografia: https://www.incamm.com/2019/12/padre-raniero-cantalamessa-prima.html