Il Vangelo di oggi termina con una di quelle frasi lapidarie di Gesรน che hanno lasciato un segno profondo nella storia:
โDate a Cesare quello che รจ di Cesare e a Dio quello che รจ di Dioโ .
Ma che cosa ha provocato questa dichiarazione? Un giorno due gruppi politici in lotta tra di loro ma uniti contro Gesรน โ i farisei e gli erodiani- mandano una specie delegazione a chiedere a Cristo: โร lecito o no pagare il tributo a Cesare?โ. Il Vangelo nota che volevano coglierlo in fallo e Gesรน, che lo ha capito, risponde: โIpocriti, perchรฉ mi tentate?โ.
Dove si nascondeva il trabocchetto? Proprio nella composizione della delegazione. I farisei erano dei nazionalisti, segretamente ostili al potere romano; gli erodiani, cioรจ del partito di Erode, al contrario, erano dei collaborazionisti e appoggiavano il potere romano. Se dunque Gesรน risponde โSรฌ, รจ lecito pagare il tributoโ, si alienerร le folle ostili allโoccupazione straniera e si ritroverร isolato; se risponderร โNo, non รจ lecito pagare il tributoโ, gli erodiani potranno accusarlo presso il procuratore romano di incitare alla ribellione.
Gesรน manda allโaria il loro piano con una risposta che taglia il nodo e pone il problema a un livello infinitamente piรน profondo e universale. Non piรน: o Cesare o Dio, ma: e lโuno e lโaltro, ognuno nel suo piano. Facendo tirare fuori di tasca ai suoi interlocutori una moneta con lโimmagine di Cesare, Gesรน li costringe ad ammettere implicitamente che anchโessi usano la moneta romana come mezzo di scambio e si avvantaggiano perciรฒ di qualcosa che viene dal potere imperiale.
ร lโinizio della separazione tra religione e politica, fino ad allora inscindibili presso tutti i popoli e i regimi. Gli ebrei erano abituati a concepire il futuro regno di Dio instaurato dal Messia come una teocrazia, cioรจ come un governo diretto di Dio su tutta la terra tramite il suo popolo. Ora invece la parola di Cristo rivela un regno di Dio che รจ in questo mondo, ma non รจ di questo mondo, che cammina su una lunghezza dโonda diversa e che puรฒ perciรฒ coesistere con qualsiasi altro regime, sia esso di tipo sacrale che โlaicoโ.
Si rivelano cosรฌ due tipi qualitativamente diversi di sovranitร di Dio sul mondo: la sovranitร spirituale che costituisce il regno di Dio e che egli esercita direttamente in Cristo, e la sovranitร temporale o politica che Dio esercita indirettamente, affidandola alla libera scelta delle persone e al gioco delle cause seconde.
Cesare e Dio non sono perรฒ messi sullo stesso piano, perchรฉ anche Cesare dipende da Dio e deve rendere conto a lui. Nella Scrittura si legge questo ammonimento ai sovrani e ai re, che vale naturalmente anche per gli uomini politici di oggi:
โAscoltate, o re: la vostra sovranitร proviene dal Signore,
il quale esaminerร le vostre opereโฆ
Sui potenti sovrasta unโindagine rigorosaโ (Sapienza 6 1 ss.).
โDate a Cesare quello che รจ di Cesareโ significa dunque: โDate a Cesare quello che Dio stesso vuole che sia dato a Cesareโ. ร Dio il sovrano ultimo di tutti, Cesare compreso. Noi non siamo divisi tra due appartenenze; non siamo costretti a servire โdue padroniโ. Il cristiano รจ libero di obbedire allo stato, ma anche di resistere allo stato quando questo si mette contro Dio e la sua legge. In questo caso non vale invocare il principio dellโordine ricevuto dai superiori, come hanno fatto in tribunale i responsabili di certi crimini di guerra. Prima che agli uomini, occorre infatti obbedire a Dio e alla propria coscienza. Non si puรฒ dare a Cesare lโanima che รจ di Dio.
Il primo a tirare le conclusioni pratiche di questo insegnamento di Cristo, รจ stato san Paolo. Egli scrive:
- Pubblicitร -
โCiascuno stia sottomesso alle autoritร costituite; poichรฉ non cโรจ autoritร se non da Dioโฆ Quindi chi si oppone allโautoritร , si oppone allโordine stabilito da DioโฆPer questo dunque dovete pagare i tributi, perchรฉ quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dioโ (Romani 13, 1 ss.).
ร da notare che lโApostolo inculca questo lealismo non verso uno stato cristiano che favorisce la Chiesa, ma verso un potere pagano che la perseguita a morte. Pagare lealmente le tasse per un cristiano (ma penso anche per ogni persona onesta) รจ un dovere di giustizia e quindi un obbligo di coscienza. Garantendo lโordine, il commercio e tutta una serie di altri servizi, lo stato dร al cittadino qualcosa per il quale ha diritto a una contropartita, proprio per poter continuare a rendere questi stessi servizi.
Lโevasione fiscale, quando raggiunge certe proporzioni -ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica-, รจ un peccato mortale, al pari di ogni altro furto grave. ร un furto fatto non allo โstatoโ, cioรจ a nessuno, ma alla comunitร , cioรจ a tutti. Questo suppone naturalmente che anche lo stato sia giusto ed equo nellโimporre le sue tasse.
ร interessante accennare come si svilupparono, sul piano storico, i rapporti tra i cristiani e la politica nei primi secoli. Allโinizio, per circa tre secoli, i cristiani non presero alcuna parte attiva nella politica. Un poโ perchรฉ il loro interesse maggiore era concentrato nel costruire il regno di Dio, ma soprattutto perchรฉ lo stato non lo permetteva; erano fuori legge, perseguitati dallโimpero. Vivevano in diaspora. Uno scrittore di quel periodo diceva: โQuello che รจ lโanima nel corpo, sono cristiani nel mondo. Lโanima รจ disseminata (in diaspora!) in tutte le membra del corpo, i cristiani lo sono in tutte le cittร del mondo. Sono nel mondo, ma non sono del mondoโ (Lettera a Diogneto).
Poi, nel 313, con il famoso editto di Costantino, i cristiani divennero non solo tollerati, ma in breve tempo anche detentori del potere. Lโimpero divenne cristiano. Questo comportรฒ certo immensi benefici: libertร di culto, possibilitร nuove di evangelizzazione, risanamento morale della famiglia, attenzione alle categorie piรน bisognoseโฆ.Ma anche rischi gravi: compromessi con il mondo, intolleranza, abuso di potere, abbandono della semplicitร e radicalitร evangelica. Tanto che molti, per sottrarsi a questo stato di cose, cominciarono a fuggire dalle cittร e a rifugiarsi nel deserto, dando origine al monachesimo.
Sappiamo gli inconvenienti che nascono, a lungo andare, da un troppo stretto abbraccio tra Cesare e Dio, tra religione e politica, il discredito che ciรฒ finisce per gettare sulla missione della Chiesa, il risentimento e gli ostacoli che crea allโevangelizzazione e alla riconciliazione degli animi.
Ora siamo tornati, in certo senso, nella situazione dei primi cristiani. Una situazione di diaspora in cui i cristiani sono disseminati in tutte le varie realtร e componenti politiche della societร , con la possibilitร di essere cosรฌ, in modo diverso, piรน umile ma forse non meno efficace, โsale della terraโ e โlievito del mondoโ.
In questa situazione, la collaborazione dei cristiani alla costruzione di una societร giusta e pacifica avviene soprattutto intorno a dei valori comuni, quali la famiglia, la difesa della vita, la solidarietร con i piรน poveri, la pace.
Ma cโรจ anche un altro ambito in cui i cristiani dovrebbero dare un contributo piรน incisivo alla politica. Non riguarda tanto i contenuti quanto i metodi, lo stile. Occorre svelenire il clima di perpetuo litigio, riportare nei rapporti sociali un maggiore rispetto, compostezza e dignitร . Rispetto del prossimo, mitezza, umiltร : sono tratti che un discepolo di Cristo deve portare in tutte le cose, anche in politica. ร indegno di un cristiano abbandonarsi a insulti, sarcasmo, scendere a risse con gli avversari. (Se, come diceva Gesรน, chi dice al fratello โstupido!โ, รจ giร reo della Geenna, che ne sarร di molti uomini politici?).
La grandezza di un uomo politico si misura soprattutto dalla sua capacitร di far passare in secondโordine i propri interessi privati rispetto al bene pubblico. (Si chiamano โpoliticiโ perchรฉ sono a servizio della polis, dello stato, non della famiglia e neppure del partito). Che posto possono avere il problema dei milioni di disoccupati e tutti gli altri gravi problemi dei cittadini, nel cuore di uomini politici costantemente impegnati a difendere se stessi e a polemizzare dalle pagine dei giornali, su questioni sempre piรน o meno personali?
Ci sono, รจ vero, delle bellissime eccezioni, sia tra i cattolici che tra i cosiddetti โlaiciโ; ma sono troppo poche. La colpa perรฒ รจ anche nostra. Non preghiamo abbastanza per i nostri uomini di governo. Ci limitiamo a criticarli e questo non cambia niente. Scriveva san Paolo al suo discepolo:
โTi raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perchรฉ possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietร e dignitร โ (1 Timoteo 2, 1s.).
Lo facciamo noi? Non รจ solo con il voto che un cristiano puรฒ contribuire al risanamento della vita politica, ma anche con la preghiera.
Fonte: il sito di p. Raniero
Qui tutti i commenti al Vangelo domenicale di p. Cantalamessa
Fonte della fotografia: https://www.incamm.com/2019/12/padre-raniero-cantalamessa-prima.html