Rallegrateviย sempre nel Signore!
Il Vangelo della terza Domenica di Avvento ha al centro, in tutti e tre gli anni, la figura di Giovanni Battista, che Gesรน definisce โpiรน che un profetaโ. Noi abbiamo dedicato a Giovanni Battista e al suo messaggio, la riflessione di Domenica scorsa. Il Vangelo di oggi riproduce la stessa โtestimonianzaโ del Precursore (โVoce di uno che grida nel desertoโฆโ), con la sola differenza che questa volta รจ Giovanni, anzichรฉ Marco, a riferirla.
Questo ci permette di valorizzare un altro tema presente nelle letture e che ha addirittura dato il nome a questa Domenica. La terza Domenica di Avvento si chiama Domenica โdella gioiaโ e segna il passaggio dalla prima parte, prevalentemente austera e penitenziale, dellโAvvento alla seconda parte dominata dallโattesa della salvezza vicina. Il titolo le viene dalle parole โrallegrateviโ (gaudete) che si ascoltano allโinizio della Messa:
โRallegratevi sempre nel Signore
ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore รจ vicinoโ (Filippesi 4, 4-5).
Ma il tema della gioia pervade anche il resto della liturgia della parola. Nella prima lettura sentiamo il grido del profeta:
โIo gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dioโ.
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Il Salmo responsoriale รจ il Magnificat di Maria, intercalato dal ritornello: โLa mia anima esulta nel mio Dioโ. La seconda lettura infine comincia con le parole di Paolo: โFratelli, siate sempre lietiโ.
Quello di essere felici รจ forse il desiderio umano piรน universale. Tutti vogliono essere felici. Il poeta tedesco Schiller ha cantato questo anelito universale alla gioia in una poesia che poi Beethoven ha immortalato, facendone il famoso inno alla gioia che conclude la Nona sinfonia. Molti forse conoscono questa musica, ma non hanno mai potuto conoscerne le parole che nellโoriginale sono in tedesco. Ne traduco alcune frasi:
โGioia, scintilla divina / figlia dellโElisioโฆ/Tutti gli uomini si sentono fratelli, /quando sono sfiorati dalla tua ala gentileโฆ / Ogni creatura succhia gioia / dai seni della natura. / Buoni e cattivi, tutti inseguono il suo profumo. / Anche il verme ha il suo piacere, / e i cherubini hanno Dioโ.
Anche il vangelo รจ, a suo modo, un lungo inno alla gioia. Il nome stesso โvangeloโ significa, come sappiamo, lieta notizia, annuncio di gioia. Ma il discorso della Bibbia sulla gioia รจ un discorso realistico, non idealistico e velleitario. Gesรน porta, a questo proposito, il paragone della donna che partorisce. Dice:
โVoi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierร in gioia. La donna, quando partorisce, รจ afflitta, perchรฉ รจ giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda piรน dellโafflizione per la gioia che รจ venuto al mondo un uomo. Cosรฌ anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrรฒ di nuovo e il vostro cuore si rallegrerร e nessuno vi potrร togliere la vostra gioiaโ (Giovanni 16, 20-22).
Con il paragone della donna che partorisce, Gesรน ci ha detto molte cose. La gravidanza non รจ in genere un periodo facile per la donna. ร anzi un tempo di fastidi, di limitazioni di ogni genere: non si puรฒ fare, mangiare, indossare tutto quello che si vuole, andare dove si vuole. Eppure, quando si tratta di una gravidanza voluta insieme, vissuta in un clima sereno, non รจ un tempo di tristezza, ma di gioia. Il perchรฉ รจ semplice: si guarda in avanti, si pregusta il momento in cui si potrร tenere in braccio la propria creatura. Ho sentito diverse mamme dire che nessunโaltra esperienza umana puรฒ essere paragonata alla felicitร che si prova nel divenire madre.
Tutto questo ci dice una cosa ben precisa: le gioie vere e durature maturano sempre dal sacrificio. Non cโรจ rosa senza spine! Al mondo, piacere e dolore (lโabbiamo osservato giร una volta), si seguono lโun lโaltro con la stessa regolaritร con cui al sollevarsi di unโonda che spinge il nuotatore verso la spiaggia, segue un avvallamento e un vuoto che lo risucchia indietro. Lโuomo cerca disperatamente di separare questi due โfratelli siamesiโ, di isolare il piacere dal dolore. Ma non ci riesce perchรฉ รจ lo stesso piacere disordinato che si trasforma in amarezza. O improvvisamente e tragicamente, come ci dicono le cronache quotidiane, o un poโ alla volta, a causa della sua incapacitร di durare e della noia che genera. Basta pensare, per fare gli esempi piรน evidenti, a che cosa resta dellโeccitazione della droga un minuto dopo cessato il suo effetto, o dove porta, anche dal punto di vista della salute, lโabuso sfrenato del sesso. Ma questo non lo diciamo solo noi preti; รจ una costatazione presente in tante opere letterarie. Il poeta pagano Lucrezio ha due versi potenti a questo riguardo: โUn non so che dโamaro sorge dallโintimo stesso dโogni nostro piacere e ci angoscia anche in mezzo alle nostre delizieโ (De rerum natura IV, 1129 s.).
Non potendo dunque separare piacere e dolore, si tratta di scegliere: o un piacere passeggero che porta a un dolore duraturo, o un dolore passeggero che porta a un piacere duraturo. Questo non vale solo per il piacere spirituale, ma per ogni gioia umana onesta: quella di una nascita, di una famiglia unita, di una festa, del lavoro portato felicemente a termine, la gioia di un amore benedetto, dellโamicizia, di un buon raccolto per lโagricoltore, della creazione artistica per lโartista, di una vittoria agonistica per lโatleta.
Tutte queste gioie richiedono anchโesse sacrificio, rinunce, fedeltร al dovere, costanza, sforzo; ma il risultato รจ ben diverso dal piacere facile e fine a se stesso. Tra lโaltro, nel primo caso la felicitร di uno รจ anche la felicitร degli altri, รจ una gioia condivisa; nel secondo quasi sempre la felicitร di uno รจ pagata dallโinfelicitร di un altro, o di piรน altri. La gioia รจ come lโacqua: puรฒ essere o limpida o torbida.
Qualcuno potrebbe obbiettare: ma allora per il credente la gioia, in questa vita, sarร sempre e solo oggetto di attesa, solo una gioia โdi lร da venireโ? No, cโรจ una gioia segreta e profonda che consiste proprio nellโattesa. Anzi รจ forse questa, nel mondo, la forma piรน pura della gioia; la gioia che si ha nello sperare. Il nostro Leopardi lโha detto meravigliosamente nella poesia Il sabato del villaggio. La gioia piรน intensa non รจ quella della domenica, ma quella del sabato; non quella della festa, ma quella della sua attesa. La differenza รจ che la festa che il credente aspetta non durerร solo alcune ore, per poi cedere di nuovo il posto a โtristezza e noiaโ, ma durerร per sempre.
Ho ricordato con ammirazione alcuni versi dellโinno alla gioia di Beethoven. Cโรจ perรฒ in quellโinno un concetto che fa riflettere. Dice: โChi รจ riuscito a stabilire unโamicizia duratura; chi ha avuto in sorte una moglie fedele, si unisca al nostro coro. Ma chi non ha nulla di tutto questo, che si ritiri piangendo dal nostro cerchioโ. Parole, a pensarci bene, terribili. La gioia che qui si celebra non รจ per tutti, ma solo per alcuni privilegiati. La gioia evangelica รจ per tutti, soprattutto, dirร Maria nel Magnificat, per โgli umili e gli affamatiโ. Proprio nellโacclamazione al Vangelo di questa Domenica Gesรน definisce il suo messaggio โun lieto annuncio per i poveriโ.
Una delle menzogne con cui il maligno seduce piรน persone รจ far loro credere che Dio sia nemico del piacere, mentre il piacere รจ una invenzione di Dio. Nelle Lettere di Berlicche di C. S. Lewis, sentiamo un diavolo provetto che dallโinferno cosรฌ istruisce il nipote apprendista tentatore, incaricato di sedurre un bravo giovane sulla terra: โNon dimenticare mai che quando stiamo trattando con il piacere, con qualsiasi piacere, nella sua forma sana e normale e soddisfacente, siamo, in un certo senso, sul terreno del Nemico [Il Nemico qui รจ naturalmente Dio]. I piaceri li ha inventati Lui. Tutto quanto ci รจ dato di fare รจ incoraggiare gli umani a servirsi dei piaceri che il Nemico ha prodotto, nei tempi, o nei modi, o nella misura che egli ha proibitoโ.
Vorrei perรฒ tirare anche una piccola conclusione pratica da questa riflessione sulla gioia. Non riversiamo sugli altri sempre e solo le nostre tristezze, i nostri malanni e preoccupazioni. Cโรจ gente che crede di fare peccato o di attirarsi addosso chissร quale punizione divina, a dire con semplicitร : sono felice! Invece quanto bene fa in casa, al marito, alla moglie, ai figli, agli anziani, sentire lโaltro dire: Sono contento, sono proprio contento!
Rivolgo questo appello soprattutto alle donne. Una volta si diceva che esse sono โil sole della casaโ. Ecco il modo migliore per assolvere questa bella missione. Soprattutto i bambini hanno bisogno di respirare aria di gioia in casa. Come i fiori sbocciano con il cado, cosรฌ i bambini con la gioia. ร il piรน bel regalo che potete loro fare per Natale, senza del quale tutti i regali non sono che surrogati inutili, se non addirittura dannosi.
Qui tutti i commenti al Vangelo domenicale di p. Cantalamessa