“Mi confesso solo davanti a Dio”, dicono alcuni (o molti) cattolici. Io personalmente avrei molta paura di confessarmi davanti a Dio, pur credendo nella sua misericordia. Il Curato d’Ars, avendo avuto la grazia di vedere i suoi peccati veniali, tremò di paura. Così anche il profeta Isaia gridò di paura nel vedere il volto di Dio Trinità. Nella sua infinita sapienza e misericordia ha dato ai suoi sacerdoti (peccatori anche loro) il potere soprannaturale di perdonare i peccati degli uomini.
Se io dovessi confessare i miei peccati solo davanti a Dio, mi sorgerebbe un grande dubbio: “Dio mi ha perdonato?”. Invece sono certo che, nell’ascoltare le parole del sacerdote: “Io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” lascio il luogo della confessione dei miei peccati con la sicurezza di essere stato perdonato.
Ovviamente ciò non si verifica se la confessione non viene fatta con una profonda contrizione del cuore. Purtroppo, molte confessioni sono una perdita di tempo per il fatto che mancano i presupposti per una vera confessione che generi la conversione del cuore.
C’è il rifiuto di confessare i propri peccati a un sacerdote per mancanza di umiltà: non si vuole perdere la faccia davanti a un uomo come per paura di essere giudicati. La confessione è un atto di umiltà che ci libera dalla nostra paralisi interiore. È il peccato che non ci fa camminare verso il paradiso. Il peccato paralizza la nostra lingua in quanto non ci fa pregare. Il peccato paralizza il nostro cuore in quanto non ci fa amare. Il peccato paralizza le nostre mani in quanto non ci fa essere generosi verso i poveri. La vera confessione è liberazione.
Amen. Alleluia.
AUTORE: p. Lorenzo Montecalvo
FONTE: https://www.lodeate.it/il-granellino-mt-533-37-2/
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