p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 8 Luglio 2021

1348

È tempo di uscire dalle sacrestie, diceva padre Dehon. Usciamo dalle chiese e andiamo nelle periferie, dice Papa Francesco. Strada facendo, dice Gesù.

Caratteristica fondamentale dell’annuncio è quello di uscire e di andare. È un cambiamento di mentalità non indifferente. Lo scopo dell’annuncio e neppure lo strumento non è quello di riempire le nostre case, quello di fare funzionare le nostre strutture di accoglienza, i nostri oratori, non è neppure quello di riempire le nostre chiese e le nostre messe. Lo scopo dell’annuncio è fare un servizio all’uomo, e l’uomo vive per strada.

Ciò significa che non sono importanti gli incontri che noi facciamo, che noi prepariamo, che noi pensiamo. Ciò che importa è il servizio che noi offriamo anche se dobbiamo portare le mascherine. Vale a dire se il nostro servizio incontra la persona e i suoi desideri e i suoi tempi. Questo è l’elemento di discernimento per un servizio evangelico. Un incontro di meno in parrocchia o nella casa di accoglienza o nell’oratorio o in chiesa, perché vi sia più incontro per strada, nel bar, nelle case, al supermercato.

È ora e tempo che smettiamo di lamentarci di quegli orrori, perché tali sono, dei centri commerciali: è tempo che li frequentiamo per incontrare la gente che a migliaia vi passa. È tempo e ora che la smettiamo di rimanere seduti dietro la scrivania della parrocchia in attesa che qualcuno venga, è tempo di camminare sulle strade del nostro paese e della nostra città. È tempo e ora che la smettiamo di chiamare uno con “ehi, tu!”, o “capo”, e iniziamo ad imparare i nomi, le storie, le vicende delle persone che ci sono affidate. Il pastore conosce le sue pecore e le chiama per nome, ci ricorda san Giovanni, e noi cristiani, in primis i preti, a questo siamo chiamati se vogliamo evangelizzare.

Smettiamola di dipendere dall’agenda, incontriamo la gente. Smettiamola di andare in macchina, andiamo a piedi e fermiamoci a salutare. Smettiamola di benedire i muri e andiamo a benedire le famiglie incontrandole e non cedendo alla facile tentazione di uno spruzzo magico di acqua santa. Smettiamola di non conoscere i nostri malati: andiamo a trovarli soprattutto e sopra tutti. Smettiamola di non volere conoscere i problemi della gente, andiamo ad incontrarli e parliamone: questa è evangelizzazione.

Non possiamo continuare a perpetrare una modalità di evangelizzazione che sa più di magico piuttosto che di vitale e umano nel divino e di divino nell’umano. È il caso del rito del battesimo che più nessuno comprende cosa sia. È tempo di andare in casa di coloro che vogliono il battesimo, cari cristiani, e fermarsi a parlare con loro, a farne conoscenza, a parlare anche di battesimo ma soprattutto a testimoniare il battesimo che è gioia perché ci è stato dato un figlio, un figlio a noi è dato.

Che dire della cresima, sacramento dell’addio? È tempo di incontrare i ragazzi per strada, nei crocicchi dove si rifugiano. Sacramento della cresima è non abbandonarli. Sacramento della cresima è divenire adulti nella fede e adulti lo si diventa per strada non nei pochi attimi in cui noi ci ritroviamo in chiesa o nelle aule del catechismo. Strada facendo, andiamo, usciamo, prendiamo l’autobus piuttosto che la macchina, la bicicletta piuttosto che la moto; camminiamo sulle strade del nostro paese, qualcuno incontreremo che ha bisogno. A quel qualcuno potremo testimoniare vicinanza in qualsiasi modo: bevendo una birra con lui, comprandogli un po’ di pane, parlando e ascoltando, dandogli una carezza di solidarietà. Vi sono modi e modi di andare a fare la spesa e di stare nella sala di attesa del medico o di un ufficio pubblico: a noi la scelta.

È questione non di diritto e di giustizia, ma di qualcosa di più: è questione si servizio e di annuncio. È diverso fare un lavoro per fare bene le cose: questa è evangelizzazione che riempie il cuore di pace. È diverso vivere qualsiasi cosa facciamo come incontro anziché come scontro o paura.

Andare ad evangelizzare è atto di liberazione per noi, innanzitutto, da tutte quelle paure da vecchi che albergano nel nostro cuore. Andare per raggiungere i fratelli, non per fuggirli. La casa dell’apostolo, e quindi del cristiano, è la via. È nella via che ci liberiamo delle nostre ideologie e teologie, perché nella via possiamo proclamare il messaggio della Buona Notizia, il messaggio di gioia che ci dice che il Signore ci viene a salvare oggi! Non ci interessa dimostrarlo con argomenti, ci interessa viverlo e quindi condividerlo.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM