Quante volte ci capita nella vita di non essere compresi. Affermiamo una cosa e l’altro che ci ascolta comprende tutt’altro. O Dio quanto bisogno di ascolto vero c’è nel nostro mondo!?!
Ma perché c’è così tanta incomprensione? Perché siamo così incapaci di comprenderci a vicenda? Perché quando ci avviciniamo all’altro ci sembra che l’altro ci stia prendendo in giro e allora? Dobbiamo stare attenti, dobbiamo stare sull’attenti? Perché, o Signore, il mio vicino risulta essere il mio primo nemico? Perché la persona più cara è quella che maggiormente io bersaglio ed è colei che maggiormente mi bersaglia? Perché?
Sono pessimista questa mattina? Non lo so, ma non mi pare. A me pare che questo problema sia da ricondurre ad una mancanza di ascolto e a una mancanza di capacità di vedere profondo.
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In fondo Gesù: esiste qualcuno che è stato più chiaro di lui nell’esprimere la sua Parola e nel testimoniarla? Esiste qualcuno che è riuscito a fare sintesi come lui fra il proprio pensiero, i propri sentimenti e la propria vita? Lui è stato il primo incompreso. Quante persone nella storia, quanti profeti, quanti re avrebbero voluto vederlo e udirlo, e i suoi contemporanei che lo vedono e lo ascoltano non lo riconoscono per quello che è? Era difficile credere quello che lui era? O il problema era un altro?
Normalmente la nostra incapacità di comprendere nasce dal fatto che noi ascoltiamo le parole dell’altro ma in realtà udiamo solo la paura che c’è in noi. Una paura che ci mette sulle difensive, una paura che non ci permette di ascoltare in profondità quello che l’altro mi sta dicendo, una paura che non mi permette di comprendere quello che l’altro mi comunica. Da qui spesso nascono guerre e litigi infiniti.
Quando è che impareremo ad ascoltare? Quando è che impareremo a vedere?
Beati gli occhi che vedono quello che voi vedete e ascoltano quello che voi udite. Quante volte il Signore si presenta a noi sulle strade della nostra esistenza e noi non lo riconosciamo? Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare: quante volte il Signore si fa presente in mezzo a noi nell’Eucaristia: Fate questo in memoria di me; là dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro.
Quante volte ci parla e noi sembriamo sordi. La tua parola Signore è dura, e noi non la comprendiamo. Quante volte ci parli attraverso il consiglio e l’amorevolezza del fratello, e noi distogliamo la nostra attenzione, riteniamo l’altro un semplice impiccione, non ne vogliamo sapere di quello che lui ci dice.
Quante volte sentiamo proclamare la tua parola e siamo distratti, pensiamo ad altro, la sentiamo lontana e incomprensibile, ma non facciamo neppure il minimo sforzo per comprenderla, per ascoltarla con attenzione!
Quante volte ci portiamo nel cuore una tua immagine, una tua espressione e ci capita di perderla per strada perché ci distraiamo, perché ci facciamo attrarre da altre cose più attraenti e più gratificanti ma che non danno vita?
Chiamati all’ascolto, chiamati a vedere e riconoscere.
Questa realtà di attenzione ci porta ad essere come i piccoli, coloro che sono ignoranti della cultura e della legge, ma che sono molto sensibili alla verità delle cose. Vibrano alla vicinanza di una cosa e di un affetto vero. Questa attenzione nell’ascolto e nel vedere è un atteggiamento che ancora oggi fa gioire il Signore Gesù e lo fa innalzare un inno di ringraziamento al Padre celeste.
Questo atteggiamento ci porta diritti nel cuore del Signore e ci porta a conoscere lui.
Ricordiamoci quest’oggi che ogni volta che lo ascolteremo nella sua Parola e nella parola del fratello, noi lo accoglieremo. Ricordiamoci che ogni volta che lo contempleremo sulla Croce, nella Risurrezione, mentre benda le ferite dell’uomo assalito dai briganti, mentre risuscita Lazzaro, mentre guarisce il lebbroso e il cieco nato, mentre scaccia i demoni lui gioirà ed esulterà benedendo il Padre e questa benedizione ricadrà su di noi che saremo ancora una volta in più spinti a riconoscerlo e ad amarlo e a vederlo e a udirlo nel fratello che incontriamo sulle vie della vita.
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