p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 4 Settembre 2020

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Come si fa a mettere al primo posto la questione del digiuno quando ciรฒ che รจ piรน importante รจ mangiare la Parola che viene proclamata e ascoltarla?

Non si puรฒ continuare a sedersi a tavola del banchetto eucaristico e continuare a non mangiare come atteggiamento piรน importante e, addirittura, come atteggiamento che diventa virtรน, quando virtรน non รจ.

รˆ il tempo della presenza dello Sposo e dunque รจ tempo di festa e la festa la si fa mangiando, vestendosi a festa e bevendo.

Tutto ciรฒ che nega questa realtร  non puรฒ essere accolta e, perlomeno, non puรฒ essere accolta come cosa essenziale. Abbiamo sempre digiunato: ma non รจ questo il tempo per continuare unโ€™usanza che sa di vecchio e che, soprattutto, rischia di divenire fine a se stessa, un idolo.

รˆ tempo di ascolto e dunque di mangiare la Parola che รจ il nostro banchetto quotidiano. La Parola vince il Nemico che porta avanti una distruzione sistematica della creazione, dono del Padre allโ€™umanitร .ย  La Parola guarisce la suocera di Pietro perchรฉ la caritร  e il servizio riprendano fiato e slancio. La Parola agisce sul terreno sterile dei discepoli perchรฉ, vinta la sterilitร , il terreno riprenda a produrre: non si puรฒ digiunare dal seme della Parola che viene seminato nel terreno della nostra esistenza, pena la condanna alla sterilitร .

La stessa Parola pronunciata e accolta guarisce il lebbroso che, in noi, abita le nostre giornate senza senso e senza vita. Cosรฌ rimette in piedi il paralitico condannato a rimanere tale nel giorno del Signore, nel sabato del tempo, da leggi che evidenziano lโ€™importanza del sabato piรน che lโ€™importanza della persona. รˆ quella stessa Parola che fa alzare Levi dal banco delle imposte e, liberandolo dalla sua schiavitรน, lo porta alla conversione: sarร  Matteo lโ€™evangelista, discepolo del Signore Gesรน.

Siamo noi peccatori riconciliati e restituiti a noi stessi come il culmine di questa azione della Parola. La Parola รจ il dono presente e operante in mezzo a noi: come si fa a fossilizzarsi su unโ€™opera pur bella e meritoria quale รจ il digiuno, dimentichi della Presenza che ti cambia la vita? รˆ da stolti. Meglio: รจ sapienza umana che รจ stoltezza secondo Dio.

Oggi si rinnova la vita, รจ il momento in cui noi discepoli del Signore non facciamo digiunare i nostri orecchi dalla Parola incarnata e annunciata dalla Voce che grida nel deserto. Lโ€™orecchio sia aperto e pronto a cibarsi del seme della Parola seminato in noi oggi. Ascoltando la Parola e obbedendo alla Parola viviamo del cibo del Padre e partecipiamo del banchetto eucaristico. Il Padre รจ il nostro cibo, Dono fatto a noi nel Cristo: รจ Lui la nostra vita. รˆ il giorno della festa, giorno del vestito nuovo e del cibo nuovo, saremmo degli ingrati se lasciassimo tutto sulla tavola a fare vermi.

Il cibo e il vestito sono necessari alla vita; cosรฌ come lโ€™amore e il vino sono necessari perchรฉ tale vita sia umana. Come si puรฒ digiunare del Padre che รจ cibo nel Figlio Dono a noi nello Spirito? รˆ da pazzi e da incoscienti, da insipienti.

Digiunare in questo tempo significa rinunciare a pregare, a fare dunque relazione col Padre. Mangiare e bere nellโ€™ascolto รจ scelta di vita che rompe certi schemi idolatrici e ci porta a vivere la vita nuova del Risorto. La differenza tra il vecchio e il nuovo รจ cosa data dallโ€™assenza e presenza dello Sposo: la sua presenza chiede festa. Il digiuno รจ segno, in questo contesto, di tristezza e di assenza, di inappetenza e di sorditร .

Se dunque mangiare indica la vita, le nozze, il vestito e il vino nuovo indicano una qualitร  di vita, di vita nuova, inappagabile alla quale รจ da folli rinunciare, magari obbedendo ad un vecchio precetto che non dice piรน nulla e non dona di certo vita.


AUTORE: p. Giovanni Nicoliย 
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