Come si fa a mettere al primo posto la questione del digiuno quando ciรฒ che รจ piรน importante รจ mangiare la Parola che viene proclamata e ascoltarla?
Non si puรฒ continuare a sedersi a tavola del banchetto eucaristico e continuare a non mangiare come atteggiamento piรน importante e, addirittura, come atteggiamento che diventa virtรน, quando virtรน non รจ.
ร il tempo della presenza dello Sposo e dunque รจ tempo di festa e la festa la si fa mangiando, vestendosi a festa e bevendo.
Tutto ciรฒ che nega questa realtร non puรฒ essere accolta e, perlomeno, non puรฒ essere accolta come cosa essenziale. Abbiamo sempre digiunato: ma non รจ questo il tempo per continuare unโusanza che sa di vecchio e che, soprattutto, rischia di divenire fine a se stessa, un idolo.
ร tempo di ascolto e dunque di mangiare la Parola che รจ il nostro banchetto quotidiano. La Parola vince il Nemico che porta avanti una distruzione sistematica della creazione, dono del Padre allโumanitร .ย La Parola guarisce la suocera di Pietro perchรฉ la caritร e il servizio riprendano fiato e slancio. La Parola agisce sul terreno sterile dei discepoli perchรฉ, vinta la sterilitร , il terreno riprenda a produrre: non si puรฒ digiunare dal seme della Parola che viene seminato nel terreno della nostra esistenza, pena la condanna alla sterilitร .
La stessa Parola pronunciata e accolta guarisce il lebbroso che, in noi, abita le nostre giornate senza senso e senza vita. Cosรฌ rimette in piedi il paralitico condannato a rimanere tale nel giorno del Signore, nel sabato del tempo, da leggi che evidenziano lโimportanza del sabato piรน che lโimportanza della persona. ร quella stessa Parola che fa alzare Levi dal banco delle imposte e, liberandolo dalla sua schiavitรน, lo porta alla conversione: sarร Matteo lโevangelista, discepolo del Signore Gesรน.
Siamo noi peccatori riconciliati e restituiti a noi stessi come il culmine di questa azione della Parola. La Parola รจ il dono presente e operante in mezzo a noi: come si fa a fossilizzarsi su unโopera pur bella e meritoria quale รจ il digiuno, dimentichi della Presenza che ti cambia la vita? ร da stolti. Meglio: รจ sapienza umana che รจ stoltezza secondo Dio.
Oggi si rinnova la vita, รจ il momento in cui noi discepoli del Signore non facciamo digiunare i nostri orecchi dalla Parola incarnata e annunciata dalla Voce che grida nel deserto. Lโorecchio sia aperto e pronto a cibarsi del seme della Parola seminato in noi oggi. Ascoltando la Parola e obbedendo alla Parola viviamo del cibo del Padre e partecipiamo del banchetto eucaristico. Il Padre รจ il nostro cibo, Dono fatto a noi nel Cristo: รจ Lui la nostra vita. ร il giorno della festa, giorno del vestito nuovo e del cibo nuovo, saremmo degli ingrati se lasciassimo tutto sulla tavola a fare vermi.
Il cibo e il vestito sono necessari alla vita; cosรฌ come lโamore e il vino sono necessari perchรฉ tale vita sia umana. Come si puรฒ digiunare del Padre che รจ cibo nel Figlio Dono a noi nello Spirito? ร da pazzi e da incoscienti, da insipienti.
Digiunare in questo tempo significa rinunciare a pregare, a fare dunque relazione col Padre. Mangiare e bere nellโascolto รจ scelta di vita che rompe certi schemi idolatrici e ci porta a vivere la vita nuova del Risorto. La differenza tra il vecchio e il nuovo รจ cosa data dallโassenza e presenza dello Sposo: la sua presenza chiede festa. Il digiuno รจ segno, in questo contesto, di tristezza e di assenza, di inappetenza e di sorditร .
Se dunque mangiare indica la vita, le nozze, il vestito e il vino nuovo indicano una qualitร di vita, di vita nuova, inappagabile alla quale รจ da folli rinunciare, magari obbedendo ad un vecchio precetto che non dice piรน nulla e non dona di certo vita.
AUTORE: p. Giovanni Nicoliย
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