HomeVangelo del Giornop. Giovanni Nicoli - Commento al Vangelo del 4 Febbraio 2025

p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 4 Febbraio 2025

Commento al brano del Vangelo di: Mc 5,21-43

Dodici anni, una vita! Dodici sono gli anni della malattia della donna, dodici sono gli anni della figlia di Giairo. Dodici anni di morte e isolamento da tutti, dodici anni per sbocciare alla vita diventando donna. Dodici anni senza figli e marito perchรฉ impura a causa del sangue, dodici anni per giungere a sbocciare alla vita e perderla ancor prima di trovarla.

Dodici anni di sofferenze e dodici anni di vita; dodici anni per continuare a sperare, dodici anni per perdere tutto. Dodici anni e poi? Poi un momento, un incontro, la salvezza, la guarigione, la risurrezione.

Noi cristiani viandanti delle nuvole, siamo chiamati, dal vangelo odierno, ad essere viandanti della vita. Siamo chiamati ad interessarci del sangue di una donna, della sofferenza della stessa, della morte di una fanciulla. Non come momenti difensivi. Il cristianesimo รจ risposta alla morte e alla sofferenza: fare questo significherebbe sminuire il cristianesimo. Siamo chiamati ad essere attenti a questo sangue perchรฉ ciรฒ che sembra morte puรฒ dare vita.

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Alzarci in piedi, stare in piedi come il risorto, avere il coraggio di smetterla di fare i conservanti di cibi ormai scaduti, essere rivoluzionari della vita in un mondo di morti viventi. Non possiamo essere i custodi di musei che continuano a guardare le belle volte piรน o meno restaurate: segni di una gloria passata che non torna piรน; segni di una fede e di una vita che oggi non dice piรน nulla al mondo. Abbiamo bisogno di case dove possiamo incontrare donne malate da dodici anni che non hanno piรน il coraggio e la forza di venire in chiesa; abbiamo bisogno di case dove la vita ritorna a fiorire nonostante le grandi folate di morte che le invadono. Una donna malata, una ragazza che diventando donna muore. Quante realtร  di morte per donne e adolescenti nelle nostre case. รˆ lรฌ che il Signore invita ad alzarsi, a camminare di nuovo, a ritornare alla vita, a mangiare. Sulla strada col coraggio rivoluzionario di una donna che non doveva trovarsi in mezzo alla folla nรฉ tantomeno avrebbe dovuto toccare; nella casa con motivi di morte che ci invadono sempre piรน, che invadono sempre piรน i nostri adolescenti, che hanno bisogno della nostra presenza per sentire risuonare la Parola.

Sulla strada risuona la voce che dice la Parola: โ€œFiglia, la tua fede ti ha salvata โ€“ per strada-. Vaโ€™ in pace e sii guarita dal tuo maleโ€.

Nella casa risuona di nuovo la voce che dice la Parola: โ€œLa bambina non รจ morta ma dormeโ€ โ€“ รจ morta alla sua fanciullezza e ritorna alla vita come donna โ€“ โ€œTalitร  kumโ€, alzati, risorgi, riprendi a camminare, ritorna a mangiare e sii vivente e non morta.

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E il tempio? E le nostre chiese? Realtร  vuote che non sembrano piรน capaci di donare la vita perchรฉ la vita รจ stata estromessa e siamo diventati cristiani, viandanti delle nuvole. Le nostre chiese: luoghi delle antichitร  dove tutto rischia di arrivare tardi, troppo tardi e perdere per strade lโ€™uomo e la donna, unica vera passione di Dio. Passione che scavalca ogni muro, passione che non puรฒ essere spenta da una passioncella, pur bella, per dei muri che mostrano tutta la loro vetustร .

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