“Voi non capite nulla”, dice Caifa che era sommo sacerdote. Voi non capite nulla se siete interessati alla vita e non a ciò che veramente ci interessa e tocca il nostro scegliere la vita. Quando affrontiamo la vita siamo più interessati a ciò che è legato ai nostri interessi piuttosto che alla vita in sè.
Se ben guardiamo alle nostre scelte quotidiane, noi siamo più interessati a quello che ci conviene, a quello che tocca la nostra esistenza quotidiana piuttosto che a ciò che coinvolge la nostra esistenza per quello che è. “Voi non capite nulla” è ciò che è coinvolto nella politica come nella scelta economica come nella scelta religiosa. Voi non capite nulla, sembra essere ciò che ci muove in una scelta che è attenta alla sintetica finale più che alla vera realtà del vivere, che invece è ciò che interessa a Gesù.
Gesù non è coinvolto dalla politica di Caifa, è coinvolto dalla verità di ciò che è vita. Non è preoccupato di mettere in riga le cose e di vendere la vita come piace a noi commercianti: Lui è interessato a ciò che dà vita al di là della nostra bravura o meno. Una bravura che non deve comprare o essere comprabile da nessuno. A Lui interessa la nostra vita, il nostro cuore, quello che noi siamo al di là di ogni dimostrazione o meno alla vita. A Caifa, come alla sua gente, ciò che interessa è il bene di tutti anche se bene apparente. Ciò che gli interessa è che l’uomo Gesù muoia per il popolo e non vada in rovina la nazione intera.
A Caifa non interessa il potere o l’esserci di Gesù nella vita, a Caifa interessa ciò che salvaguarda il potere e gli permette di portare avanti ciò che c’è di fronte al potere Romano sul popolo di Israele. Non gli interessa il bene della gente, gli interessano i legami a cui appoggiarsi.
Che Gesù voglia il bene e non dia per scontato nulla, è cosa bella che avvolge la vita e porta Gesù al centro dell’esistenza anche se non sempre si manifesta come bene. A Gesù come ai suoi contemporanei in cerca di bene, ciò che interessa è vivere lo slegamento dalla morte che ci assale, è vivere slegati dalla morte di Lazzaro, è rimanere nel movimento quotidiano vivendo lo scioglimento dalla schiavitù magari legale e politica, per vivere la libertà secondo la vita: cosa mai data per scontata, cosa da ricercare in libertà come cosa bella, anche se non sempre riconosciuta.
Non ci interessa tanto Lazzaro, non ci interessano i nostri morti e i nostri vivi che rimangono veri anche senza dovere dimostrare nulla a nessuno. La nostra vita dipende dal nostro rapporto con la morte che è cosa vitale per la nostra vita, se non la mettiamo sotto gamba per paura. Ci interessa la nostra continua ricerca di bene e di male con la morte e con la vita: due passi belli ed essenziali per la nostra e altrui morte.
Vivere la morte con verità di quello che siamo è vivere la vita con tutta un’altra ottica di cuore. Ciò significa accogliere l’essere illuminato dalla vita che ci illumina, al di là della morte che è parte essenziale della vita stessa.
Ciò che importa è lasciarci illuminare dalla vita: così siamo sciolti in modo bello e possiamo di conseguenza cogliere l’incontro col Padre come il vero centro della nostra vita. Stare in pace nel camminare verso i fratelli come emersione del nostro essere figli dello stesso Padre, è la vera dinamica vitale che ci coinvolge. Così diventiamo ogni giorno gente che crede e che dice che la vita, come incontro è proprio qualcosa di bello. Questo è vita, cioè dinamica vitale, cioè fede che diventa vera modalità di credere e di essere credente. Ci saranno sempre dei capi che vorranno uccidere ma ciò che è vero è la nostra ricerca di ciò che nella vita è bello.
Fonte – Scuola Apostolica