p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 31 Maggio 2021

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Felici perché visitati: questo è il messaggio che possiamo cogliere oggi da questo brano di vangelo.

Gioiosi perché credenti: è la nostra fede che ci rende gioiosi, non chissà quale realizzazione della nostra vita.

Felici perché sempre Dio ci visita, che ce ne accorgiamo oppure no. Ci visita se noi ci lasciamo visitare, se noi ci apriamo alla visita. Se abbassiamo i muri e le nostre difese e ci lasciamo visitare, ritroviamo la bellezza che una visita ci può procurare. Noi abbiamo paura di essere visitati perché abbiamo paura di essere scomodati e coinvolti in storie che non conosciamo e che non desideriamo conoscere. Crediamo che l’essere visitati nasconda sempre una fregatura. Mentre la bellezza dell’essere visitati è sempre uno scoppio di gioia.

Visitati perché malati e non siamo più soli. Visitati perché carcerati, e non siamo più condannati. Visitati perché ospitali, e il mio diventa nostro, l’io il noi e dalla compagnia nasce la vita.

Dall’essere visitati e dal visitare scaturisce il sorriso. Che lo vogliamo o no il sorriso della ragazza di Nazareth è più costitutivo della fede di quanto non lo siano le visioni, le apparizioni, i miracoli e le voci tonanti di coloro che credono di scandire la storia della salvezza, di coloro che chiedono attesa per accogliere Colui che arriva.

La gioia di Maria, come quella di Elisabetta, fa essere la fede ciò che è: ospitalità di un Dio innamorato e affidabile. Maria e Elisabetta ci ricordano che la fede o è gioiosa o non è.

Noi crediamo per esperienza, non per sentito dire, che la fede sia paura del mistero, sia qualcosa di cupo e di angosciante, sia realtà intessuta di ombre condita con ben poca serenità. Non la crediamo leggera e neppure lieve come lo è quella della ragazza di Nazareth sui monti di Giuda.

Un messaggio ci giunge: non onoriamo Maria magnificandola e mettendola sempre più in alto sugli altari, la onoriamo magnificando il Signore con lei e come lei.

Non c’è niente da fare: è il Signore che ci visita. Il ricordo delle sue visite cambia la vita. Il ricordo chiede infatti un cuore attento e in ascolto delle sue gioie e delle sue resistenze. In questo modo mi rendo cosciente della sua presenza in me e della mia in Lui, così posso cominciare a dire con Paolo che non sono più io che vivo ma Cristo vive in me. Così posso esplodere nella gioia della lode e nella festa della benedizione.

Così posso salvarmi da ciò che i Padri della Chiesa dicevano: l’oblio è il gigante dei peccati. E noi uomini, nel senso di maschi, ne siamo gli esperti.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM