p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 30 Luglio 2020

Si ha l’impressione, a volte, che per quanto pensa Dio e quanto pensiamo noi, siamo impossibilitati ad essere chiesa, comunità cristiana.

Il vangelo di quest’oggi, che chiude il capitolo sul Regno, con Gesù che parte di là, evidenzia come il Regno, e ancor più la chiesa, sia un raccogliere nella rete, un riunire nelle reti, tutti, ogni genere di pesci. Ogni genere di pesce deve essere accolto nella chiesa. Non è una pesca selezionata quella del Regno, ma è una pesca dove tutti sono raccolti e accolti. I discepoli, cioè noi, debbono essere quei pescatori di uomini che non possono escludere nessuno, ma tutti debbono accogliere.

Non c’è divisione tra pesci buoni e pesci cattivi. Non c’è crescita del grano buono senza la zizzania, nella rete del Regno.

La rete aggrega tutti, senza discriminazione. La chiesa non sceglie chi è bravo, buono e bello: accoglie tutti. Non può essere che così, pena la negazione della fraternità e dell’essere figli dello stesso Padre. Se infatti nego la fraternità ad un figlio di Dio, non accetto di essere figlio io stesso.

Un altro aspetto del Regno è che la rete sarà piena solo alla fine, non oggi. Per questo non è oggi il tempo della distinzione, oggi è il tempo della raccolta e dell’accoglienza. La fine sarà solo quando il fine sarà raggiunto: quando la Parola e l’accoglienza fraterna avranno pescato ogni uomo, nessuno escluso.

Allora il Figlio, l’ultimo ad essere pescato, consegnerà tutto al Padre. A quel punto termina il tempo della chiesa che scompare perché non ha più motivo di essere: inizia il tempo del Padre. Dopo il tempo del Figlio su questa terra; dopo il tempo dello Spirito che guida la chiesa, rimane il tempo del Padre dove tutto verrà riassunto nel Figlio e nello Spirito Santo.

Solo nel tempo del Padre vi sarà distinzione, secondo la sua misericordia, non senz’altro secondo i nostri giudizi e le nostre misure che il più delle volte sono alquanto meschine non certo di misericordia.

Se il presente è il tempo della pesca e dell’indulgenza, nel futuro vivremo il giudizio. Giudizio che già conosciamo, se vogliamo: sarò misurato secondo la misericordia che avrò accordato agli altri.

Se colgo il senso della misericordia di Dio, non la uso come paravento e non mi prendo gioco della bontà del Padre. Non diventa scusa per la mia malizia e per il giudizio del prossimo. Sappiamo che il Padre aspetta che ci convertiamo perché tutti possiamo essere salvati dal Figlio suo Gesù.

Sappiamo anche che la misericordia è al centro di ogni accoglienza oggi e di ogni divisione domani. Se la base del giudizio è la nostra bravura sappiamo per certo che saremo condannati. Se la base del giudizio è la misericordia del Padre sappiamo per certo che saremo salvati. Tutto il resto è nel cuore del Padre, non certo nella nostra mente. Sappiamo infatti che “la misericordia ha sempre la meglio sul giudizio”, come ci ricorda san Giacomo nella sua lettera (2, 13).


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
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