Quest’uomo è gestito dallo spirito immondo, o impuro. Lo spirito è fonte di vita; l’immondo è fonte di morte. La presenza di questo spirito immondo dice l’eterna lotta che avviene nella nostra vita. Non è una lotta brutta, è una lotta profondamente umana e dunque profondamente di fede. È una lotta che ci parla della nostra libertà, libertà di essere, libertà di avere. È la stessa lotta che gli stessi Geraseni, profondi conoscitori di come vanno le cose nel mondo, fanno chiedendo a Gesù di andarsene dal loro territorio. Quando arrivano, dopo che i porci si sono gettati in mare, dopo che l’immondo porco si è unito al mondo del male nel mare, loro vedono l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, ed ebbero paura.
Come si fa ad avere paura del bene? Eppure il bene ci fa paura perché ci schioda dalle nostre false sicurezze. Il bene è una luce nel buio, è uno spirito nel buio, e non sempre noi vogliamo vedere nel buio, oltre il nostro naso. Si vedono cose belle ma sono cose che ci scomodano provocandoci ad andare oltre il solito tran tran. Quel tran tran che ci dona sicurezza ma che, allo stesso tempo, avvelena le nostre energie, la nostra vita, il nostro quotidiano. Il libero coglie le sue sicurezze, sicurezze spesso di male che fanno male. Non si scandalizza di loro, ma neppure accetta di rimanere a loro assoggettato. Lo spirito immondo scatena la bella lotta in noi e ci spinge alla vita. Non sta fermo, non si accontenta di qualcosa che diventa sempre più avvelenato, ma cerca la vita. Non importa quanto la trova, importa che la ricerchi. È nella ricerca che ritroviamo vita non nel trovare soluzioni magiche che lasciano il tempo che trovano e che, soprattutto, ci riportano all’immondezza dello spirito, vale a dire ad una ulteriore, anche se magari nuova, falsa sicurezza.
Esci, spirito immondo da quest’uomo, dall’umanità, è l’innovazione che ogni giorno Gesù fa su di noi e noi dovremmo fare fra di noi. Non è nulla di magico, è benedizione mattutina che diventa benedizione quotidiana. Che cosa desidera per noi questa benedizione? Chiede che noi possiamo vivere la vita in libertà; chiede la liberazione dalla mania e dalla schiavitù dei risultati; chiede liberazione dalla schiavitù della ricerca di sicurezze; chiede liberazione dal bisogno di dominare il fratello e magari di venderlo al primo offerente; chiede dignità per ogni persona.
Essere benedetti che benedicono è partecipare all’azione di Gesù che non ha nulla di magico ma tutto di augurale. La benedizione è dire bene della vita altrui augurando che anche oggi noi possiamo riscoprire la bellezza della liberazione che passa attraverso la coscienza delle nostre dipendenze e schiavitù. È scegliere lo spirito di vita e lasciare lo spirito immondo. È ritornare a riconoscere il bello e il bene nella nostra vita, ritornando semplicemente a viverlo, senza alcuna pretesa di risultati. I risultati pagano in moneta, i non risultati pagano in vitalità.
Benedizione per scacciare l’immondo spirito che è la mania di credere che è bello non essere disturbati nella nostra comoda e interessata tranquillità. Essere liberati da questa asfissiante schiavitù nella quale ogni giorno siamo chiamati a giacere, è ritornare a respirare liberi, aria buona e sana, libertà di essere più che schiavitù di fare, di raggiungere obbiettivi, di avere sempre più. Guardiamo come ripagano bene le borse asiatiche la Cina che è la potenza più in crescita economicamente da anni per il dramma che sta vivendo: la buttano via come spazzatura annunciando così quanto è spazzatura quella fittizia crescita che è schiavitù dell’uomo e dell’umanità.
Abbracciare la prospettiva liberante del Regno è accogliere l’invito ad essere annuncio di bene, spirito cioè vita, non immondo cioè non vita. Il segno che su questa via vitale noi abbiamo ripreso a camminare è il non farci prendere dal timore per la liberazione dell’indemoniato, dell’uomo, ma gioire per la bellezza di quanto avvenuto e di quanto oggi siamo chiamati a vivere perché possa avvenire di nuovo. A noi, persone abitate da spiriti immondi, da bellezza e bruttezza, da buio e luce, viene affidato l’annuncio della Buona Notizia che non è una catechesi ben preparata, quanto invece una vita liberata e liberante ogni giorno, mai fatta una volta per sempre.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
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Esci, spirito impuro, da quest’uomo!