p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 3 Aprile 2022

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Gli aspetti di questo brano di vangelo che possiamo cogliere sono molti. Cominciamo a coglierne uno: l’infelicità della donna del vangelo di quest’oggi è la prima cosa che ci può colpire.

Quella donna deve essere stata veramente infelice. Donna sola, piena di vergogna in mezzo a quella folla imbecille e urlante, quasi come quella dell’Afghanistan.

Gli uomini li vediamo sghignazzare, sprezzanti. Come i cristiani di molti secoli fa contenti di contemplare una persona riempita di sofferenza nella piazza della chiesa.

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La donna, nel suo sconforto, senza alcun amico che la protegga, come è stato Giuseppe con Maria, è spaurita. Loro, la spogliano, coi loro sguardi la feriscono, la violentano, ha paura perché rischia la vita, può essere lapidata. Così dice la legge di Mosè.

Forse la donna aveva un marito al quale essa ha fatto subire uno smacco. Forse anche un’altra donna alla quale lei ha preso il marito soffre per causa sua. L’infelicità dell’altro è il destino comune della nostra condizione umana, nella vita del nostro desiderio.

Quando il desiderio nasce e ci invade noi ci sentiamo obbligati, costretti. Certo, l’adulterio pone dei problemi!

Oggi Gesù non approva la trasgressione di quella donna adultera ma non la condanna. Non ha una risposta bell’e pronta. Disegna, aspetta, ascolta coloro che lo interrogano che cercano un pretesto per accusarlo di essere un falso profeta.

Il silenzio di Gesù, il suo tracciare segni per terra, la posizione del suo corpo chino che non sfida nessuno ci dicono che lui rientra in se stesso. Forse cerca la verità in quella situazione. Forse ricorda i brancolamenti umani, le proprie contraddizioni. Richiama in causa se stesso così che l’altro non sia penetrato a fondo se non quando noi richiamiamo in causa noi stessi.

L’altro non può essere penetrato a fondo se noi stessi non guardiamo nel nostro intimo.

È ciò che Gesù dice ai farisei: Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei! Poi si chiude di nuovo nel silenzio.

Gesù mette in causa se stesso perché quei farisei scatenati facciano altrettanto. Porre delle domande su me stesso diventa un permettere all’altro di fare lo stesso cammino. Altrimenti non mi rimane che attaccarlo con lui che si difende.

Io so che se l’altro resiste a una verità è perché io stesso resisto alla mia verità.

I genitori, gli educatori, lo sanno: se cercano di scoprire la loro verità, sbloccano il bambino. L’umiltà di Gesù in questo brano è una prova eccezionale.

Gesù è un uomo e come tale ha le sue contraddizioni. Noi pensiamo che le contraddizioni che emergono nel vangelo non siano tali e invece le ritroviamo in molti brani. Quando Gesù frusta i mercanti nel tempio compie un gesto brutale. Dopo dirà che bisogna porgere l’altra guancia, non prendere la spada. Violento e non-violento: ecco l’uomo!

Solo a poco a poco Gesù si unificherà intorno al suo desiderio, al suo amore: il Padre! Il momento in cui tutto risulterà unificato sarà quando sulla croce dice: “Tutto è compiuto”! Così rimette il suo spirito nelle mani del Padre.

Anche la donna ha le sue contraddizioni. Essa è sola fisicamente: non ha il suo amante complice. È sola moralmente nei confronti della colpa: legge o marito che sia.

Nessuno, di fronte a lei, che le dica la propria verità, le parli, le dica il proprio amore, le gridi il proprio odio, ma che le parli! Gli scribi e i farisei recitano semplicemente un articolo della legge, strumento per ingannare Gesù e costringerlo a rivelarsi come falso profeta.

Gesù non le fa alcun processo: non cerca né di farla confessare, né di indurla a discolparsi. Non cerca attenuanti o alibi del caso. Tutto si svolge all’interno, niente all’esterno. Gesù è l’unico che pensi a lei. Lei, piccolo animale braccato, è bloccata di fronte a quegli uomini che l’hanno strappata al letto dell’amante.

Gesù li fa andare via tutti non con un’azione ma con una riflessione, con un nuovo sguardo dentro di sé. Non aggrappatevi alla legge, dice, per disprezzare questa donna: guardatevi!

I più vecchi, probabilmente coloro che hanno più esperienze, più manchevolezze, se ne vanno per primi. Forse i più vecchi sono anche i più umili: riconoscono più rapidamente il vero. Nessuno si scopre senza peccato!

Quando noi andiamo contro il senso della nostra struttura, noi pecchiamo! Quale è la nostra struttura? Perdersi donandosi!

Noi siamo nati dall’incontro di due esseri, spermatozoo paterno e ovulo materno, che si sono perduti dandoci la vita. Ecco l’ordine della nostra struttura: la nostra verità!

Gesù risveglia e non censura. Stimola quella donna ad uscire da se stessa abbandonando l’adulterio e la invita ad andare più lontano, a essere più lucida sul suo desiderio.

Una delle tendenze nostre è quella di puntare il dito contro una donna colpevole di adulterio, solo la donna è in colpa, chiudendo gli occhi sulla partecipazione dell’uomo. È ciò che fanno gli scribi e i farisei di fronte a questa realtà. Loro, forti della legge, si scoprono giusti e sicuri di sé di fronte a quella donna. Quella legge è il loro specchio: non abbiamo fatto quello che la legge proibisce, per questo noi siamo virtuosi. Dio è con loro perché autore di quella legge grazie a Mosè.

Invece quella donna li rappresenta, è l’immagine di Israele, sposa adultera e infedele che li fa vedere incapaci di essere fedeli osservanti della Parola, continuamente sorpresi da Dio nel loro adulterio. Il richiamo della voce di Gesù alla loro intima realtà fa crollare la loro buona coscienza. Coscienza che non è tranquilla per nessuno quando chiamato da Gesù alla sua verità spirituale. Gesù li richiama alla verità del cuore, non a comportamenti d’apparenza! Gesù mette in luce l’adulterio del cuore di quegli uomini.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM