Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutte le tue forze e con tutta la tua anima è il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso.
Il Signore, nel vangelo, ha sempre presentato questi due comandamenti profondamente uniti tra loro. Non solo li ha presentati uniti tra loro, ma li ha anche vissuti come tali.
Si è sempre rifiutato di staccare la Legge dall’amore per il prossimo: perché il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato. L’amore verso il Padre è sempre stato occasione di amare il paralitico, gli zoppi, i lebbrosi, i prigionieri, i poveri.
D’altro canto l’amore per i poveri è sempre stato motivo di ringraziamento al Padre, perché loro sono i beati dei quali è il regno di Dio, perché comprendono le profondità delle ricchezze del dono del Padre: Ti benedico Padre Signore del cielo e della terra perché hai tenuto nascoste queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì o Padre, perché così è piaciuto a te!
Non ai sapienti che non riescono a comprendere la bellezza del gesto di Maria, è stata data questa grazia beatifica e beatificante.
Da sempre, nella chiesa, si è vissuta questa spaccatura tra l’amore al Signore e l’amore ai poveri. Difficilmente nella nostra vita riusciamo a fare sintesi tra il profumo di nardo, assai prezioso, e il venderlo per i poveri. Nella chiesa c’è sempre stato chi ha spinto per una maggiore povertà a servizio dei poveri e chi ha spinto per una ricchezza, magari liturgica, a servizio di Dio. Molte volte ci si nasconde dietro il fatto che in fondo ciò che è giusto è che la ricchezza sia a servizio dei poveri, ma il più delle volte la ricchezza, anche nelle strutture della chiesa, diventa sinonimo di chiusura al povero che non può nemmeno affacciarsi a quelle strutture, nate per lui ma che, per poterle mantenere, troppe volte lo escludono.
Io credo che quando impostiamo il problema a partire dal dover scegliere tra Dio e l’uomo, noi siamo già fuori strada. I due sono una cosa sola per Dio, se noi li contrapponiamo significa che non siamo ancora riusciti a fare sintesi, in noi, tra l’amore per Dio e quello per l’uomo.
Potremmo domandarci cosa significhi cospargere i piedi di Gesù con dell’olio profumato di vero nardo, assai prezioso. La preghiera è senz’altro questo nardo profumato e assai prezioso con cui cospargere i piedi di Gesù.
L’attenzione al povero è nardo prezioso che è gradito a Dio. L’amore per la vita, nostra e degli altri, è nardo prezioso che fa crescere la gloria di Dio. Essere misericordiosi, come è misericordioso il Padre Celeste, è un preziosissimo nardo con cui noi ungiamo i piedi di Dio ungendo i piedi del fratello.
La carità è un nardo assai prezioso con cui noi raggiungiamo il cuore di Dio accarezzando il cuore dei fratelli. Potremmo ricordare qui tutte le opere di misericordia corporale e spirituale come gesto di unzione del Corpo di Cristo che sono i poveri. Uno sopra tutti: l’ascolto del fratello che ha bisogno di aprirsi senza preoccuparsi di ciò che gli diremo ma cercando di comprendere e amare ciò che lui ha da dirci.
Diceva s. Giovanni Crisostomo, un padre della chiesa dei primi secoli: non possiamo ricordarci di Dio in chiesa e poi dimenticarci di lui al di fuori. Non possiamo abbellire le nostre chiese maltrattando Cristo nel povero. Questo atteggiamento sarebbe un atteggiamento che prende in giro Gesù. Infatti a cosa varrebbe, continua il Crisostomo, indorare Cristo in Chiesa se poi lo disprezziamo e lo lasciamo morire per strada?
Domandiamo al Signore la grazia di saper ungere i suoi piedi con del nardo profumato assai prezioso che sia attenzione al povero che ogni giorno incontriamo in noi e intorno a noi!
AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM