p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 28 Novembre 2020

È il lievito farisaico dell’accumulo che appesantisce i nostri cuori e invade la nostra mente. Questa invasione di preoccupazioni che nascono dalla necessità di ottenere di più, nasce dalla paura che tutto finisca in nulla.

La fede nella risurrezione è questione che riguarda l’oggi, prima ancora che il domani. È nella risurrezione che possiamo ritrovare quella pace che è antidoto efficace contro la nostra paura del nulla e di finire nel nulla.

Ma anche questa non è questione magica e non è neppure una questione che coinvolge il nostro dovere di accumulare meriti. No, la risurrezione è una questione di amore filiale, è questione di dono del Padre per i suoi figli. Il Figlio Primogenito è la via per questo dono, Lui primogenito Risorto, primo tra molti fratelli. Lo Spirito che soffia in noi un soffio di amore Paterno, risveglia la nostra vita al richiamo ad una vita più vera e più piena.

Il lievito dei farisei è antidoto alla paura di finire nel nulla che diventa illusione. L’illusione è chiara: se tu hai tu sei! Niente di più falso. Anzi più tu hai e meno sei perché consegni la tua identità alle cose e non sei più tu che gestisci le cose ma le cose che gestiscono te. Ne consegue che ciò che vale sopra tutto è il guadagno. Il ciò che guadagno è più importante delle relazioni, è più forte delle amicizie. Tutto si immola sull’altare del Moloch arrivismo. Tutto perde di valore e non si ha più tempo per nulla, è il risultato dell’atto finale.

State attenti a voi stessi: più bell’invito di questo! Ma non per paura, quanto invece per amore. Non per disperazione, quanto invece per scelta. Non perché morti dentro, quanto invece perché pieni di desiderio che arricchisce la nostra vita.

State attenti a voi stessi, vale a dire attenti al lievito dei farisei. Non importa se date tanto se tutto questo è solo superfluo: il risultato è l’apparenza, la superficialità e la morte dentro, la morte del cuore appesantito!

Il futuro da risorti è luogo di arricchimento di vita dell’oggi. Arricchimento che è continuo richiamo a crescere nel dono totale di sé. È lasciarci avvolgere dall’abbraccio benedicente della povera vedova che ha dato tutto quello che aveva per vivere costruendo quella chiesa di pietre vive dove la pietra angolare risulta essere Gesù crocifisso.

Siamo appesantiti nel sonno. E nel sonno erano appesantiti Pietro e i suoi compagni nella Trasfigurazione: ma tennero gli occhi aperti e videro la gloria di Cristo. Appesantiti dal sonno della paura erano Pietro e i suoi compagni nell’orto degli ulivi, e la paura l’ha avuta vinta su di loro: si sono addormentati, non hanno, saputo vegliare col loro Signore e, al risveglio, sono fuggiti pieni di paura.

Davanti al buio l’uomo si intimorisce e mima la morte: chiude gli occhi perché il cuore appesantito è stretto dalla paura, per questo vive nella tristezza e nell’oppressione.

Il cuore pesante cerca il suo riposo nella crapula, nell’ubriachezza e nell’ansia di godere. L’effetto è devastante: l’uomo si inebetisce e si anestetizza in cerca di ciò che manca. L’ossessività con cui cerca consolazione e sicurezza lo porta a una meccanicità di risposta non tanto alla realtà della vita, quanto invece alla propria ansia, fino a mettere in atto gesti droganti che hanno bisogno di una sempre maggiore dose di cose e di gratificazioni. È la cultura drogante del rispondere alla paura con le cose che abbiamo e possiamo avere, non più con l’essere.

Il cuore pesante è il programma del ricco stolto: hai avuto un buon raccolto, non condividere ma costruisci granai più grandi e riposa, mangia, bevi e godi. L’effetto non è la pace sperata ma la morte: questa notte stessa morirai! L’inquietudine non viene curata ma alimentata in questo modo. E l’uomo vive per il sabato e per le cose che deve fare. Mentre il sabato fatto per l’uomo lo porta a riposare, a saziarsi, a dissetarsi e a gioire solo in ciò per cui è fatto: il dono totale di sé, la condivisione. Lì c’è festa!

Vivere il presente nella paura della morte è vivere come un uccello ipnotizzato dal serpente: si butta nella sua gola aperta. Quel giorno da sempre temuto, viene ineluttabile ed improvviso e inghiotte la vita.

Quel giorno è oggi: a noi consegnare noi stessi in mano alla vita vegliando in ogni momento pregando; oppure consegnare noi stessi alla morte appesantendo i nostri cuori.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM

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