p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 27 Novembre 2021

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Alleggerire il nostro cuore è una delle imprese più belle a cui siamo chiamati. Alleggerire il cuore significa diventare, giorno dopo giorno, capaci di vegliare. Alleggerire il cuore significa desiderare essere più liberi dai nostri trascorsi e da modi di gestire la vita che abbiamo sempre ritenuti essere buoni e furbi, quando in realtà buoni e furbi non sono.

Il nostro cuore può essere appesantito da svariati motivi.

I nostri ricordi del passato sono senz’altro uno dei motivi importanti, che ci appesantiscono. Non sono tanto i ricordi coscienti della nostra vita, quanto invece quelli incoscienti. Dentro di noi si muovono affetti e ricordi che ci sfuggono di mano. Sono ricordi che hanno lasciato in noi una traccia che non sempre è positiva. Ma questo fa parte della vita.

Ciò che rischia di diventare impedimento è invece il fatto che noi non ci rendiamo conto di questa esperienza che in noi continua a muoversi con la sua rabbia o la sua delusione, con le sue illusioni o con le sue incapacità. Alleggerire il nostro cuore significa innanzitutto renderci conto di quanto il nostro cuore contiene. Questa è una impresa che chiede tutta la nostra vita ed è un’impresa che è quotidiana. È troppo importante per potere essere trattata con un incontro ogni tanto, magari un incontro spirituale seppur bello.

Come noi curiamo ogni giorno la nostra mente, come noi curiamo più volte al giorno il nostro corpo, così dobbiamo essere sempre in contatto con il nostro spirito per liberare sempre più e sempre meglio quel campo che è in parte terra buona ma in parte terreno sassoso pieno di rovi.

Altro motivo di appesantimento possono essere i nostri bisogni che noi scambiamo per desideri. I nostri bisogni toccano una parte della nostra persona sia essa fisica, come spirituale, come intellettuale. I desideri coinvolgono tutta la nostra persona.

I bisogni sono cose momentanee che hanno una loro importanza, ma solo i desideri si spingono oltre la siepe a ricercare quel senso della vita che sembra noi abbiamo perso di vista. Confondere i due momenti significa declassare i nostri desideri a bisogni trattandoli nella stessa maniera.

I bisogni chiedono una gratificazione quasi immediata e terminano con la gratificazione, i desideri no! I desideri non chiedono gratificazione, chiedono senso. I desideri sono per loro natura irrealizzabili nella loro totalità. I desideri sono l’orizzonte verso cui camminare: più ci avviciniamo a lui e più lui si allontana e si amplia.

Ma non crea frustrazione perché più si allontana e si amplia più alimenta in noi la voglia di conoscere e di amare e di comprendere di più. Il desiderio è una lancia scagliata verso il futuro, il bisogno è una continua richiesta di gratificazione qui ed ora. Riuscire a cogliere i nostri bisogni alleggerendoci di quelli che necessari non sono e lanciandoli verso il futuro rinunciando a rispondere ad essi in modo automatico, apre il nostro cuore al desiderio.

Abbiamo visto due esempi ma potremmo continuare oltre. Ciò che ci interessa cogliere è che la chiarezza del cuore e dell’animo, l’alleggerimento degli stessi, è una scommessa di vita essenziale che ci umanizza e ci apre sempre più ad un campo di libertà nella fede.

Una libertà mai conquistata ma sempre ricercata. Una libertà vissuta come desiderio di guardare oltre e non come bisogno da gratificare facendo quello che mi pare e piace qui ed ora. Una libertà che diventa campo aperto perché la fede possa germogliare nella nostra umanità rendendoci più umani e più veri.

“Vegliate in ogni momento pregando”, ci invita a fare il Signore quest’oggi, perché possiamo essere liberi di scegliere la via su cui seguirlo con cuore libero e fedele.

Così potremo gridare nel silenzio del nostro cuore Maràna tha, vieni Signore Gesù. Vieni nel nostro cuore e nel nostro animo pronti ad accoglierti e a rinnovare ogni giorno il nostro desiderio di te.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM