Giovanni, il piรน giovane dei discepoli, lโultimo rimasto, lโultimo a scrivere un vangelo, lโultimo testimone oculare della risurrezione. Tutti sono scomparsi, รจ rimasto solo lui, solo lui ha visto, tutti gli altri, cristiani dei primi tempi, non hanno visto. Beati coloro che pur non avendo visto crederanno, farร dire Giovanni a Gesรน quando Tommaso finalmente puรฒ mette la sua mano nel costato di Cristo. ร il passaggio dallโesperienza dei primi alla nostra.
La risurrezione che ricordiamo oggi a due giorni dalla nascita di Gesรน, รจ troppo bella per essere vera. Se andiamo davanti al sepolcro di Cristo cosa vediamo? Il vuoto! Niente! Se vedessimo qualcosa non potremmo neppure lontanamente pensare alla risurrezione. Cโรจ unโassenza, unโassenza indebita, secondo la nostra esperienza. Se infatti nasciamo per caso e viviamo non si sa come nรฉ quanto, siamo sicuri di tornare al sepolcro e lรฌ rimanere. La stessa Maria di Magdala, correndo dai discepoli, dirร che โhanno portato via il Signore e non sappiamo dove lโhanno postoโ. Dimmi, dirร al giardiniere piangendo, dove lo avete portato e andrรฒ a prenderlo. La risurrezione sconvolge le nostre categorie e i nostri parametri vitali. Non sappiamo che fare di fronte a quel vuoto. Ma se facciamo un poโ di silenzio, se facessimo tacere la ridda di pensieri e di pregiudizi concreti con cui giudichiamo la vita e la morte, forse qualcosa potremmo ancora capire. Riuscire a contemplare lโassenza lasciando che il vangelo, in particolare quello di Giovanni, tocchi la profonditร del nostro intimo. Non vediamo, non vediamo nulla, ma sappiamo che รจ cosรฌ perchรฉ lโessenziale รจ invisibile agli occhi.
Forse il sepolcro vuoto infrange lโunica certezza che noi abbiamo: quella di morire. Passi per la mangiatoia dove viene deposto il Bambino Dio, ma anche il sepolcro vuoto, no! Questo รจ inammissibile. Eppure se il Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede. Il sepolcro รจ lโunico ricordo e lโunica certezza. Senza, viene infranta la memoria di morte che noi abbiamo. Questo basta? Certamente no, รจ necessario fare esperienza della risurrezione.
Allora il sepolcro vuoto non รจ luogo di separazione e morte, diventa invece luogo di comunione. I teli, viene avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia, diviene Pane da subito tanto piรน dopo la sua morte e risurrezione: รจ Pane donato per la nostra salvezza. La nostra morte sarร incontro con Lui, perchรฉ lโamore รจ piรน forte della morte. Giovanni, vedendo i segni di vuoto e di fasce e bende lasciate, crede nel Risorto. Crede perchรฉ si lascia toccare e non tira su muri per difendere la memoria della sua esperienza della morte. Dal sepolcro vuoto comincia la comprensione vera di tutte le scritture.
Non ci basta il sepolcro vuoto, ho bisogno di incontrare il Risorto! Lโincontro col Risorto รจ cosa semplice e umana. Lโincontro col Risorto รจ lasciarci risorgere. Se incontri la Luce, hai luce e sei illuminato. ร cosa del viso, la risurrezione, come specchio e manifestazione della persona. Se ti incontri col fuoco, si vedono i segni. Se ti incontri con lโacqua si sente che ti sei lavato. Se ti incontri col Risorto, cambi dentro.
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Qui viene il bello ma qui รจ anche dove casca lโasino: nessuno ci insegna ad incontrare il Risorto. Parliamo di tutto, spieghiamo ogni dogma della fede, ma non siamo capaci di incontrare e di fare incontrare il Risorto. Diamo cosรฌ ragione a Nietsche quando dice che โnon รจ vero che Cristo รจ risorto, se no i cristiani avrebbero unโaltra facciaโ.
Il vedere con occhi diversi, lโudire lโinudibile, il sentire ciรฒ che nel rumore non sappiamo sentire, ci porta a cogliere lโinvisibile. Dare importanza al sepolcro vuoto, non riempirlo di doni che poi andiamo a riciclare per inquinare di meno โbellissimi questi doni mi verrebbe da dire-, incontrare il vuoto dove ancora cโรจ spazio per uno sguardo di vita e di incontro relazionale, รจ fare esperienza di risurrezione. Non importa quello che diciamo, mi viene da dire, anche nelle nostre prediche. Ciรฒ che importa รจ scorgere lo sguardo del risorto nelle profonditร dello sguardo del fratello e della sorella. Scorgere tale sguardo comunicandolo, crea comunione e incontro, crea spazio di vita non riempito. ร darci tempo e dare tempo. Non lo abbiamo? Proviamo a pensare a quante ore dedichiamo al nostro cell ogni giorno: togliamone una e dedichiamola a guardarci negli occhi, a guardare negli occhi cogliendo la presenza del risorto, alla persona che ci viene incontro o alla persona che abbiamo bisogno di incontrare. Non ho tempo per mio figlio? Non รจ vero: ho meno tempo ma ne posso dedicare di piรน come spazio e come intensitร , se solo metto per un poโ sotto una campana di vetro quel bel mezzo di comunicazione che rischia di diventare diabolico, ci divide e ci succhia sangue anzichรฉ facilitarci la vita e la comunicazione.
Giovanni ci invita ad entrare nel sepolcro vuoto, senza cell, per fare esperienza di risurrezione. Guardiamoci negli occhi e scorgiamo la bellezza che vive in noi: sarร risurrezione vitale per noi e il nostro mondo che rischia di rinsecchirsi.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI
Lโaltro discepolo corse piรน veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro