p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 27 Aprile 2021

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“Era inverno”, la stagione morta, senza vita: il tempo è brutto e burrascoso. In questo clima inizia il processo a Gesù. Un processo orientato alla sua uccisione.

In questa realtà Gesù “camminava nel tempio”. Lui passeggia mentre gli altri sono orientati solo a riuscire a catturarlo. Tentano di lapidarlo, vogliono ucciderlo.

Lui cammina nel tempio, nella casa del Padre suo: vi passeggia in libertà. Fino a che se ne andrà lontano dalla casa del Padre.

Proprio in questo momento viene circondato. Sembra essere accerchiato e senza scampo. Vive tutta la dinamica dello scontro coi suoi nemici.

Ci accorgiamo come “i Giudei” non sono il popolo di Israele, ma i loro capi. Capi che si oppongono ai discepoli di Gesù non accettando la testimonianza che Gesù è venuto a portare, non la intendono perché proiettati sul ruolo che loro ricoprono.

Lui è il Pastore. Quel Pastore che, come è emerso dal vangelo dei giorni scorsi, pone la sua vita a vantaggio delle pecore. Mentre avviene questo, egli viene accusato dai  Capi Giudei, di togliere loro la vita. “Fino a quando ci porrai nell’incertezza?”, noi Capi? Un’incertezza che significa perdita della vita. Tu metti in dubbio il nostro essere Capi perché non serviamo ma usiamo gli altri per noi stessi. Questo atteggiamento che noi crediamo essere il vero atteggiamento dei Capi, tu lo metti in dubbio e ce lo togli puntando il dito contro di esso. Tu Gesù sei il Messia e doni la tua vita per noi, cosa che i Capi non accettano di vivere per il proprio gregge.

Tu pastore non sei il pastore come lo crediamo noi che sappiamo chi è il mercenario. Tu dovresti togliere il fiato alle pecore, non toglierlo a te stesso. Tu non dovresti lasciare vivere il gregge che è fatto per morire, mentre invece doni la tua vita. Tu non lasci in sospeso il gregge come facciamo noi capi, ma ti sospendi dal tuo dovere essere servito, per servire. Tu non vivi del dubbio mortale di coloro che ti sono affidati, semplicemente perché vivi la certezza mortale di dare la vita per le tue pecore. I Giudei vogliono una risposta astratta, vogliono spiegazioni, Gesù risponde loro donando se stesso, mostrando il suo amore, non dimostrandolo, attraverso le opere che compie nel nome di Dio Padre.

 

 

Ciò che deve morire, grazie a Gesù che è Messia, sono le false attese dei Capi. Attese tutte orientate su se stessi anziché a servizio di coloro ai quali dovrebbero servire. Sono i Capi ad essere chiamati a morire, donando vita come la dona Gesù.

Gesù è il Cristo, lo ha detto più volte nel vangelo di Giovanni. Lui è il Pastore promesso perché è Dio stesso il Pastore del suo gregge.

Gesù si rivela e la sua rivelazione, come spesso capita anche a noi, quando lo riteniamo esagerato e non umanamente accettabile, fa scandalo: è cosa che riteniamo follia. Questo avviene semplicemente perché Lui come Pastore viene ucciso dai sapienti. Lui è Signore semplicemente perché crocifisso dai potenti.

Se Lui è il Pastore, i Capi del popolo sono ladri e briganti. Capi ladri e briganti: a loro Dio è venuto per strappare dalle loro mani il suo gregge.

“Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”, dicono i Giudei Capi a Gesù. Provocano Gesù a dichiararsi apertamente Messia, per poterlo accusare davanti agli uomini. Ciò che il Signore ci chiede testimoniando la bellezza del dono di sé, noi umanamente, nelle scelte di ogni giorno, usiamo tale affermazione per accusare Gesù di follia.

Gesù si era rivelato con franchezza solo alla Samaritana la quale, dopo avere scoperto la sete di Gesù, si è resa disponibile a credere. Gesù si è fatto vedere e conoscere anche dal cieco illuminato, non dai Capi.

Sembra che i Capi, come noi, che gli stanno davanti siano incapaci di vedere e di credere. Questo avviene, come spesso avviene anche per noi, semplicemente perché nel loro, e nostro, essere ciechi credono di vedere.

Nel loro credere di vedere incontrano la loro bella illusione, che è fare ciò che ritengono sia il bene, crocifiggendo il Signore. Cosa che anche noi spesso facciamo volendo salvare il buon senso senza il quale sembriamo non esistere.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM