p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 26 Ottobre 2020

Donna che ci fai in sinagoga? Non è il tuo posto. Tu non puoi pregare e non puoi pregare con gli uomini. Stai al tuo posto donna. Già crei disturbo all’adunanza dei giusti, ci mancava solo che tu fossi curva. Non vedi che non riesci a stare diritta? Ma stai a casa tua. Sei venuta a disturbarci apposta? Sei una di quelle a cui piace mettersi in mostra? Hai talmente voglia di farti vedere che oltre che non stare al tuo posto in sinagoga, usi la tua curvità per attirare l’attenzione? Non vedi poi che c’è questa specie di maestro che ci casca continuamente nei vostri lacci e tranelli? È talmente allacciato a voi che si dimentica anche delle cose fondamentali della Legge, così utili per mettere ognuno al suo posto. E poi, dì la verità, sei venuta apposta in giorno di sabato a farti vedere per creare un po’ di spettacolo mentre invece sarebbe tempo di stare ognuno al suo posto. Non potevi incontrarlo in un altro giorno fuori da questo posto che non è fatto per le guarigioni ma per l’ascolto della Legge? Non rispettate nessuna regola, figuriamoci se rispettate la Legge. Per questo siete un popolo maledetto, voi donne e voi ricurvi di ogni sesso.

Questa donna che sta e non dice nulla, evidenzia, grazie a Gesù, come la Legge sia fatta per legare e non possa dare salvezza se non quando si incontra con Colui che la compie riempiendola di vita e di amore. Stare ricurvi è stare abbassati e legati alla terra dimentichi del cielo. È vivere i sei giorni della creazione, che dico i cinque, senza mai raggiungere il settimo giorno. Non raggiungiamo neppure il sesto giorno della creazione dell’uomo e della donna.

Questa donna è simbolo del popolo duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto, nessuno solleva il suo sguardo. È preda, questa donna, del lievito dei farisei che dà importanza alla Legge più che alla persona. Sarà poi una persona questa donna? Questo straniero? Questo emigrante? Questo barbone? Il lievito dei farisei è ricerca continua delle cose della terra dimentichi delle cose del cielo. Non si tratta di scegliere il cielo o la terra, si tratta di prendere coscienza che l’uno senza l’altro non esiste. Non esiste cielo senza terra e viceversa; non esiste spirito di vita senza carne e viceversa; non esiste uomo senza donna e viceversa; non esiste Dio di amore senza l’uomo da amare e viceversa. Questo non collima coi nostri pensieri filosofici, ma collima con la sapienza infinita di Dio della quale mi fido. Questa donna che guarda in alto è simbolo della sapienza che, drizzandosi, guarda in alto penetrando nei misteri di Dio che sono Spirito di vita nel cuore dell’uomo. Lei che non poteva drizzarsi è chiamata a sollevare lo sguardo fino a Dio. Ora può stare ritta, come ritto sta il Risorto.

Gesù la vede: come fa un buon giudeo a vedere una donna in sinagoga?, vuol dire che è distratto e che pensa a ben altro. Gesù vede questa donna, la chiama e parla. Luce che illumina vede, vede questa donna. La chiama: è lo stesso termine che Gesù usa per chiamare i discepoli. Questa donna è chiamata, sente la sua vocazione a drizzarsi. Gesù dopo averla chiamata le parla e lei ascolta. Ascolta la Parola di salvezza che viene pronunciata su di lei: “Donna, sei liberata dalla tua malattia”. Gesù apre la porta a questa donna simbolo dell’umanità, perché l’umanità ritorni a vedere Lui che è la porta e la smetta di sbattere la testa contro il muro delle proprie schiavitù detestate e ricercate, dalle quali desidereremmo essere liberati ma alle quali siamo attaccati: ci fanno male ma almeno sono qualcosa di sicuro, che conosciamo già. La nostra consuetudine con la schiavitù, così familiare e temuta, ci tiene ripiegati su di noi.

Ascoltiamo la Parola che ci parla e ci chiama alla liberazione e lasciamoci toccare da Lui: Gesù impose le mani su di lei e subito si raddrizzò e glorificava Dio. Ascolto della Parola e contatto con Lui che tocca colei che era impura. Non diventa impuro Lui ma guarisce colei che era schiava della sua malattia e impurità. Ora guarda verso l’alto, questa donna, e glorifica Dio. Sappiamo che la gloria di Dio è l’uomo vivente. Questa donna raddrizzata è la gloria di Dio.

Ora, diritta sul suo volto, può risplendere di nuovo il volto di Dio a cui immagine e somiglianza era stata creata. È giunto il settimo giorno, è il giorno in cui Dio vide che ciò che aveva creato era cosa molto buona. Lei è il dono prezioso di Dio, lei che Dio stesso serve fino alla fine dei tempi facendo risplendere su di lei la luce del suo volto.

L’uomo diritto loda Dio, si compiace di Lui e gioisce del suo amore. L’uomo della Legge, ancora schiavo della stessa, non glorifica Dio ma ne critica l’opera.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
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