p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 26 Aprile 2022

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Il mondo è pieno di Nicodemi: gente onesta accecata dall’oscurità, gente buona che non rischia di esporsi per la verità. Guardiamoci intorno e li incontreremo quotidianamente.

Nicodemo afferma che Gesù è un profeta, è un rabbino, ma va da Lui di notte, forse per non essere visto, forse per non farsi riconoscere.

Forse la notte era la nube che avvolgeva il suo cuore di fronte a Gesù, così convincente nel suo essere, ma così fuori da ogni schema e da ogni norma da lasciare perplessi. È notte perché non riesce ancora a comprendere e credere.

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Eppure non demorde, e questo è bello: va da Gesù e pone domande.

Ha bisogno di comprendere, è curioso di sapere, desidera capire cosa c’è in quell’uomo che lo inquieta tanto ma anche allo stesso tempo lo attrae, lo tocca, lo provoca. Coglie che c’è qualcosa di nuovo e di vero, ma Nicodemo è uno dei capi e non può esporsi.

Nicodemo, colui che è vincitore – il nome significa vincitore del popolo-, è lui stesso la domanda a cui Gesù risponde con la necessità di nascere dall’alto, nascere dallo Spirito.

Se vogliamo capire dobbiamo accettare di nascere dall’alto. Diversamente non capiremo mai e rimarremo a metà strada. Nascere dall’alto significa nascere dall’Innalzato, dal Figlio dell’uomo innalzato sulla croce. Nascere dall’alto significa credere in Lui Crocifisso, quel crocifisso che Nicodemo stesso andrà a deporre nel sepolcro con Giuseppe di Arimatea. È non cedere al pensiero quotidiano che ciò che è importante è che “io ho ragione”.

Quel crocifisso sulla cui croce Nicodemo si innalzerà per manifestare tutto il suo credere. Quel crocifisso che non sarà più scandalo per Nicodemo, come lo sarà per i Giudei; non sarà neppure stoltezza come per i greci, ma sarà il suo nascere dall’alto.

Nascere dall’alto, dall’alto della croce, significa accettare la rivoluzione del vangelo. Significa non accettare l’ovvietà delle cose ma andare oltre. Nascere dall’alto significa credere che quanto è avvenuto, quanto tocca il cuore dei credenti, quanto sconvolge Nicodemo, può diventare motivo di vita.

Nascere dall’alto significa abbandonare le nostre ragioni per accogliere le ragioni di Dio. La ragione della croce, la ragione del dono, la ragione dell’essere figli e dunque fratelli, la ragione, del non rispondere alla violenza con la violenza, la ragione dell’accettare di andare come agnelli in mezzo ai lupi senza diventare lupi.

Nascere dall’alto è credere nella gratuità di ogni relazione dove ciò che è importante è una cosa del cuore, è una cosa che ci coinvolge nella profondità del nostro essere perché “buttiamo lì qualcosa e andiamo via”.

Accettare di nascere dall’alto dell’Innalzato, significa accettare di lasciarci condurre dallo Spirito di amore: non sai di dove venga né dove vada. Come il vento che agisce, pur essendo senza volto, ma agisce. È la dimensione dell’imprevedibilità. Lo Spirito è uno sconfinatore che porta i credenti a divenire loro stessi degli sconfinatori. Non l’inquadramento ma lo sconfinamento, è cosa bella e buona.

Dovremmo temere quando diventiamo, come credenti, troppo prevedibili. Se tutti sanno come agiremo e cosa pensiamo, che cosa sceglieremo e quali sono i nostri progetti: se tutti sanno, chissà se la nostra testimonianza è ancora cristiana.

Vogliamo evitare le onde dello Spirito? Non ci rimane che rimanere in porto con la nostra barchetta: sicuri ma improduttivi. Vogliamo cogliere quanto sia bello e rivoluzionario il vento dello Spirito? Abbandoniamo la rada e prendiamo il largo: torneremo a vivere pur nella difficoltà e insicurezza del tutto.

Nasciamo dall’alto e lo Spirito dell’Innalzato ci condurrà per strade impervie ma belle e nuove, strade vere.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM