p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 25 Settembre 2020

Gesù è un grand’uomo che, come tutti i grandi uomini, è andato a finire male. Non è riuscito a fermarsi prima del baratro che i suoi avversari gli avevano preparato. È stato poco accorto per quanto riguarda la sua salute e la sua vita. Tra l’altro mangiava di tutto con i pubblicani e i peccatori e questo dava fastidio alla gente del suo tempo, perché non si poteva intrattenersi con pubblicani e peccatori, non era cosa conveniente.

A noi dà fastidio il fatto che mangiava di tutto, che non toglieva il grasso dalla carne, che non era vegetariano, che non aveva una dieta corretta.

Ancora Gesù è per noi uno che fa miracoli e che, per questo, va tenuto buono: meglio salvaguardare i rapporti con Lui. È uno a cui rivolgersi perché i nostri desideri possano essere esauditi. Se poi proprio con Lui non funziona possiamo sempre rivolgerci a sua madre che è convincente con Lui, perché sa che a lei non può dire di no.

Chi è Gesù per noi?

Gesù non è Colui che realizza i nostri desideri e ascolta le nostre preghiere. Per lo meno non è uno che le ascolta come le vorremmo noi.

Per noi Gesù, e se non funziona Lui Maria, è uno che se preghi bene ti dice di sì. È uno che se sei bravo non può non esaudire quanto gli chiedi. È uno che, alla lunga, diventa una persona che delude perché non ci ascolta, non fa quanto gli chiediamo, non lo vediamo, ci lascia soli. Pensavamo che valeva la pena tenerlo buono e invece ci accorgiamo che non è come pensavamo: chiediamo ma Lui non risponde.

Chi è allora questo Gesù che Pietro dice essere il Cristo di Dio?

È il messia atteso, ma quale messia? È colui che deve venire secondo la promessa, ma che ne sappiamo noi di questa promessa? E come la viviamo? E come la interpretiamo?

È uno che deve mettere a posto i nostri desideri? Ma sappiamo che Dio esaudisce e realizza le sue promesse, non i nostri desideri che il più delle volte contrastano con le sue promesse. Noi così autocentrati non siamo così interessati alla salvezza né tantomeno alla salvezza del mondo, siamo interessati al nostro benessere; siamo interessati a che nessuno muoia prima del tempo. Non ci interessa il bene dell’umanità, o meglio ci interessa nella misura in cui noi siamo l’umanità, nulla più.

Questo è il motivo per cui Gesù, il Cristo di Dio, delude le attese messianiche dell’uomo.

Gesù non è il nostro atteso. Lui è il “ma” di Dio a ogni nostra attesa che risulta troppo spesso falsata e negativa, perché contro qualcuno, autocentrata e autoreferenziale. Proviamo a pensare a quanto autocentrata e autoreferenziale sia l’attesa e la preghiera perché Dio mandi più vocazioni sacerdotali e religiose, figuriamoci quanto lo sono tutte le altre attese e preghiere. Chiediamo vocazioni non per servire il mondo, ma perché siamo poveri e pochi e perché diversamente dove andiamo a finire e come andranno a finire i nostri oratori.

Cristo viene dal Padre e al Padre ritorna. La sua opera è salvezza. Lui opera ciò che noi non osiamo sperare e pensare, in un modo che non sappiamo né pensare e neppure sperare.

Gettare il nostro cuore nel tesoro “Cristo di Dio”, è la scommessa messianica che oggi ci attende, lasciandoci avvolgere dall’alone delle promesse del Padre che convertano i nostri desideri al bene del mondo, alla salvezza di tutti gli uomini.

Come?

Come il Padre vuole: è molto più bello, sicuro e buono di come lo vogliamo e lo pensiamo noi!


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
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