Quando noi assistiamo ad un concerto possiamo rimanere incantati per la bellezza della musica e per come quella musica viene interpretata. C’è chi ha scritto quella musica e chi la interpreta: noi la ascoltiamo. Possiamo cogliere passaggi dal piano al forte, dal veloce al lento, da un ritmo ad un altro; possiamo anche comprendere certi passaggi sbagliati o certe incertezze nella musica, ma questo non significa che noi la sappiamo poi eseguire o cantare.
Il concerto del vangelo di Giovanni si fa sempre più bello e impegnativo. Siamo al momento clou in cui tutti gli strumenti vengono coinvolti in un forte e in un piano che ha una dolcezza infinita dentro. Il Padre ha scritto lo spartito, Gesù lo ha interpretato, lo Spirito lo ha riempito di passione, Giovanni lo ha tradotto in lingua umana, i discepoli lo hanno ascoltato e cominciano a dire che ora capiscono, che ora riescono a cogliere la bellezza dei vari passaggi. Ma non hanno ancora capito che non l’hanno capito. Lo ascoltano, lo sentono, ne godono la bellezza, ma non riescono ancora ad interpretare quanto scritto con i propri strumenti, con la propria vita.
Noi coi discepoli diciamo a Gesù che ora crediamo perché ha parlato finalmente chiaro, lo abbiamo capito. Adesso credete? Perché sapete cogliere le varie sfumature della musica del Padre ora credete? Perché vi accorgete se il vostro vicino non suona bene la sua parte e sbaglia, adesso credete?
Quando pensate questo, perché cominciate a gustare la musica, vi dico che “Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo”. È così quando cominciamo a gustare le cose, quando la musica entra in noi, quando la vita comincia a prendere forme diverse, ebbene quello è il tempo in cui noi siamo chiamati a scegliere, a decidere liberamente. Di solito il passaggio non è così automatico. Abbiamo sentito la sinfonia suonata da Gesù grazie al danzante Spirito sul ritmo battuto dal Padre, l’abbiamo gustata, siamo rimasti a bocca aperta, ma non l’abbiamo ancora suonata. La nostra vita solo accenna ai primi passi. La fuga è dietro l’angolo. Fuga dovuta al timore, fuga dovuta all’incertezza, fuga dovuta al pensare di non riuscirci e di non esserne capaci, fuga dovuta al “si salvi chi può”.
Quando ci rendiamo conto della nostra pochezza noi siamo tentati o di fare gli sbruffoni oppure di darci degli imbranati. Il Signore ci invita invece a non farci travolgere dalla paura e dalla incertezza. Non si tratta di far finta di niente, si tratta di prendere sul serio la vita secondo la sapienza di Dio.
Smettiamola di fare i farisei, suonano solo una musica perfetta ma senza anima. Smettiamola di fare i politici di turno della vita, suoniamo solo cose vuote che non conducono a nulla. Smettiamola di fare i preti, siamo troppo schiavi del doverla “contare su” bene senza giocarci la vita. Smettiamola di fare i brontoloni, impariamo la lezione e cominciamo a vedere che guardare dalla finestra e giudicare non porta a nulla, la vita è per strada, in mezzo alle vicende di questo mondo.
Cominciamo a suonare con lo strumento della nostra vita, non temiamo. Noi abbiamo lasciato solo Lui ma Lui non ci lascia soli. Lui continua a parlarci, continua a suonare la sua sinfonia che con le voci del creato ci dice: “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”.
La musica è chiara è la musica del dono totale di sé. La melodia è un gioco di luci e di suoni che porta passione e dolore, morte e perdono, carezza e sofferenza. Ma il cantus firmi che lo Spirito canta e danza è chiarezza di amore. Il cantus firmi è la melodia che fin dall’origine del mondo il Padre ha scritto ed è la base della composizione polifonica a cui noi siamo chiamati a partecipare. Il cantus firmus diventa il cantus firmi, il canto della Trinità diventa il canto di ogni uomo. Il cantus firmus è unico: l’amore che traspare dal Padre e nello Spirito incarnato in Gesù giunge a noi.
Abbiamo contemplato il canto di Gesù sulle strade della vita, nella passione e sulla croce, lo abbiamo guardato rimanendo a bocca aperta nella risurrezione: a noi oggi riprendere questa melodia di vita per cantarla con tutte le creature. Ne siamo già capaci? Certamente no, ma ne siamo desiderosi perché abbiamo nel cuore e nella mente, nei passi e nel movimento delle mani, la bellezza di questa melodia amorosa piena di ritmo che avvolge e che travolge.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
FONTE: Scuola Apostolica
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