โGli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelliโ! lo sdegno per qualcosa che รจ riconosciuto pubblicamente che non va, sembra essere uno degli sport nazionali meglio riusciti. Sembra che quando noi ci sdegniamo per una cosa sbagliata, noi siamo a posto con contributi e sindacati.
Questo sdegno che tanto ci prende, e che altrettanto in fretta ci lascia, mostra tutta la nostra cecitร , che รจ la stessa cecitร degli apostoli: siamo in buona compagnia, non siamo soli, ma ci siamo anche noi! Noi, con gli altri Dieci, ci sdegniamo per qualcosa che non va quando vogliamo la stessa cosa che non va. Non lo si puรฒ dire pubblicamente, ma รจ questo quanto avvolge le nostre scelte e i nostri sdegni. I Dieci non si sdegnano coi due perchรฉ hanno chiesto una cosa sbagliata, ma perchรฉ hanno chiesto quello che anche loro avrebbero voluto chiedere. Questo ci dice che le nostre liti hanno come base lo stesso obiettivo: litighiamo perchรฉ vogliamo la stessa cosa e lo sdegno per chi ha scoperto per primo le carte รจ un bel segnale che anche noi vorremmo la stessa cosa. Questo principio di ogni divisione ci mostra un altro aspetto che ci lega ai nostri sdegni: la nostra cecitร !
La nostra รจ una cecitร qualificata, non certo generica. Molte cose le vediamo bene, ciรฒ che sfugge alla nostra vista accecata รจ lโincapacitร di vedere e di riconoscere il male come tale. Il male che ci accompagna รจ la ricerca di una gloria vana anzichรฉ la ricerca di amore. Abbiamo bisogno di riconoscimenti, tutti ne abbiamo, ma li ricerchiamo in cosa vacue ritenendole cose valide. Chiamiamo bene ciรฒ che รจ male e male ciรฒ che รจ bene.
Abbiamo degli illustri compagni di viaggio, gli Apostoli, ma questo fatto, se ci consola, non puรฒ essere allo stesso tempo motivo di gioia e motivo per dire che noi siamo nel bene e nel giusto.
La nostra ignoranza che ci fa ritenere bene ciรฒ che รจ male e male ciรฒ che รจ bene ci porta a confondere la ricerca di senso con la ricerca di riconoscimento da parte degli altri. Andiamo alla ricerca di una gloria vana e ci dimentichiamo del riconoscimento dellโessere figli dello stesso Padre!
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Questa cecitร che a noi sembra cosa da poco, in realtร rischia di inficiare tutte le nostre relazioni e tutti i nostri discernimenti, e dunque le nostre scelte. ย Credo che la cecitร consista nel confondere aspetti importanti della nostra vita che potremmo sintetizzare nel bisogno di riconoscimento.
Se uno non รจ conosciuto e riconosciuto non esiste! Non di solo pane vive lโuomo ma anche dellโaffetto che lโaltro gli accorda, del riconoscimento che lโaltro gli dร . Ciรฒ che non funziona nelle nostre scelte รจ non riporre il nostro bisogno di riconoscimento sul piatto giusto e nella realtร giusta. Non valgo perchรฉ occupo un posto importante o perchรฉ ho ricevuto molti voti alle ultime elezioni o perchรฉ sono stato fatto vescovo: questa รจ vanagloria! Io valgo perchรฉ amato dal Padre e dal fratello. Essere riconosciuti perchรฉ amati รจ il vero segreto della nostra identitร e della nostra positivitร , non perchรฉ ho molti collegamenti internet sullโultima stupidata che sono riuscito a sparare bene.
ร lโaffetto che dona peso alla mia consistenza umana di figlio, non gli applausi o la condanna democratica ai numeri di riconoscimenti. Le gloriuzze che andiamo ogni giorno mendicando ci accecano, ci fanno arrabbiare e ci portano poco lontano. La nostra cecitร non ci permette di cogliere, come non lo permette ai Dodici e ai loro successori che siamo noi, che qui sta lโorigine di tanto male del mondo. Non solo non cogliamo questa origine ma lo confondiamo col bene, lo crediamo bene e lo pensiamo bene e mandiamo le nostre donne, madri o spose che siano, a chiedere questo riconoscimento suicida della nostra identitร e della nostra amabilitร . Diventiamo mendicanti che pagano in modo salato la loro richiesta di riconoscimento che non aggiunge una virgola alla nostra vera amabilitร . ร vanagloria, vale a dire peso vuoto!!!
La gloria di Dio Padre che si incarna nel Figlio si gioca nel servizio alla vita, nel dono gratuito per la vita: questo รจ il volto del Padre Nostro. Rispecchiarci nel volto di Cristo significa comprendere lโinutilitร di questa vanagloria che ci disumanizza e andare invece a relazionarci con la gloria vera che รจ quella del Figlio che dona la vita per noi, divenendo semplicemente servo della vita. Errori ne facciamo, stiamo tranquilli. Gente che ce ne combina di ogni ne incontreremo anche oggi. Ma ciรฒ che importa รจ che noi non cediamo alla tentazione cieca della ricerca di ciรฒ che รจ male per noi e per il prossimo, chiamandolo bene, e ricercando quelle cose di gloria che ci distruggono e non ci danno vita.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore
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Il mio calice, lo berrete.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 20, 20-28
In quel tempo, si avvicinรฒ a Gesรน la madre dei figli di Zebedรจo con i suoi figli e si prostrรฒ per chiedergli qualcosa. Egli le disse: ยซChe cosa vuoi?ยป. Gli rispose: ยซDi’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regnoยป. Rispose Gesรน: ยซVoi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?ยป. Gli dicono: ยซLo possiamoยป. Ed egli disse loro: ยซIl mio calice, lo berrete; perรฒ sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: รจ per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparatoยป.
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesรน li chiamรฒ a sรฉ e disse: ยซVoi sapete che i governanti delle nazioni dรฒminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarร cosรฌ; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarร vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarร vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non รจ venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per moltiยป.
Parola del Signore.