Uscì il seminatore a seminare: questa parabola è innanzitutto un inno alla bontà e alla abbondanza con cui Dio si avvicina ad ognuno di noi e al mondo tutto.
Questa bontà e abbondanza è una bontà ed abbondanza che Dio esprime attraverso il dono del seme che è la Parola, che è il Figlio suo incarnato. L’abbondanza con cui egli semina è segno che non ha risparmiato nulla di se stesso, neppure il proprio Figlio per amore nostro.
La Parola. La parola che Dio ci dona è innanzitutto una parola vera, è luce che fa emergere le profondità dell’amore di Dio e poi, per contagio, le profondità del cuore di ognuno di noi. Due che si amano hanno bisogno di parole vere come dell’ossigeno, per non fare morire d’asfissia il loro amore.
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La parola che Dio ci dona è una parola sognante. Non si ferma di fronte al rifiuto dell’uomo, non si intimorisce della strada, delle spine, dei sassi delle nostre preoccupazioni, della nostra incostanza e della nostra bramosia di ricchezze e di possesso. Tutto per lui è redimibile: sogna e ci fa sognare l’insognabile per aprirci alla speranza.
La parola che Dio ci dona è una parola nuova. Una parola detta con autorità, una parola che muove i cuori, una parola che guarisce, una parola che libera dalla legge che uccide l’uomo inchiodandolo alla croce delle sue responsabilità.
La parola di Dio è una parola sorridente. Sorride, manifesta tutta la sua gioia nell’incontrare l’uomo. Sorride nel vederci imparare ogni giorno a camminare, sorride “come chi solleva un bimbo alla sua guancia” (Os 11, 4).
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La parola di Dio è una parola terapeutica. Ascoltare la sua parola ci fa bene, ci consola nelle nostre magagne quotidiane.
La parola di Dio è una parola semplice, che entra nel nostro quotidiano, che parla alla nostra vita, che si mette in sintonia col nostro cuore, che si preoccupa delle “banalità” di tutti i giorni.
La parola di Dio è una parola generosa, non bada a spese. Dio, dona tutto se stesso nella sua parola e la dona con abbondanza sia in termini quantitativi come in termini qualitativi. Dio non è tirchio di se stesso.
La parola di Dio è una parola pulita, che non manca mai di rispetto verso i suoi amati.
La parola di Dio è pacifica, dona infatti serenità e perdono. È mite ed arrendevole.
La parola di Dio è piena di gratitudine, nel senso che nel momento in cui ci viene donata ci riempie di grazia, di Spirito santo. Inonda i nostri cuori di una gioia nuova e ci porta, con questa gioia, a dire: “Eccomi, sono la serva del Signore, si compia in me la sua parola”.
La parola di Dio è una parola di silenzio, è un silenzioso parlare. Andiamo a rileggerci il capitolo 19 del primo libro dei Re, dai versetti 9 al 18. Al versetto 12 Elia, che sta sull’Oreb, incontra Dio che si manifesta come “il mormorio di un vento leggero”. Ripensiamo a quanto l’esperienza del deserto sia stata fondamentale per il popolo di Israele, per il Battista, per Gesù stesso.
La parola di Dio è una parola di melanconia e tristezza. Dio non nasconde la sua delusione nei confronti dei tradimenti dell’uomo. Una delusione che non è mai mancanza di speranza e di fiducia. Dio manifesta tutto il suo interesse in questo stato da noi spesso rifiutato, che è uno stato di una profondità viscerale irraggiungibile diversamente.
La parola di Dio è una parola indignata: si arrabbia di fronte al rifiuto del suo dono. È ed una arrabbiatura che manifesta interesse.
Queste alcune caratteristiche della Parola di Dio che parla a noi. Sono caratteristiche che possiamo utilizzare nei confronti delle persone da noi amate. Confrontiamole con la nostra vita, accogliamo questo dono generoso di Dio, impariamo da lui che è mite ed umile di cuore, lasciamo che il nostro cuore e la nostra pancia siano travolti da questa presenza e diventeremo anche noi come lui.
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