Siamo dopo la risurrezione del Signore Gesù. Oggi siamo di nuovo invitati a contemplare questi due personaggi che camminano.
Guardiamo i piedi dei discepoli: a cosa servono? Sanno camminare e riescono a camminare bene. C’è solo un problema di direzione. Usano i loro piedi per fuggire.
Guardiamo la loro bocca: sanno parlare! Ma usano la loro bocca per discutere, per litigare, per chiacchierare inutilmente su fatti avvenuti: un bel talk show che riempie il tempo ma non riempie la vita.
Guardiamo i loro occhi: cosa vedono? Vedono il Risorto? Vedono Colui con cui hanno passato anni della loro vita? Guardano l’incarnazione della loro speranza? No, vedono uno straniero. Vedono i fatti avvenuti con occhi vecchi, stanchi e tristi. Non sanno vedere al di là del loro naso e giudicano quanto avvenuto come una sciagura. Vedono solo i loro deliri.
Guardiamo il loro volto: è volto scuro. Volto triste. Volto che quando cammina per strada guarda per terra per non incontrare il volto del fratello. È volto da mendicante che sta alla porta del tempio guardando le mani di chi entra, per vedere se porta la mano al portafoglio, se la mano si riempie di qualche moneta. È volto che sfugge. A loro Gesù, come Pietro e Giovanni al tempio, dice guardami!
Cerchiamo di sentire il battito del loro cuore: sembrano collassati! Hanno un cuore brachicardico: non sa più credere. Si aspettava un miracolo, non vedendo che un miracolo è cosa passeggera: Lazzaro dopo essere tornato alla vita, morirà di nuovo. Non riescono a cogliere il battito di bellezza del cuore del Risorto, un cuore squarciato per amore. È un cuore che rincorre le proprie fantasie accompagnato da una testa che è senza testa.
Questi sono uomini, discepoli di Cristo, morti! Hanno piedi che camminano per vie di lontananza da Gerusalemme. Con bocche che non parlano se non per litigare. Con occhi che non vedono se non i propri deliri. Orecchi sordi alla voce dell’amico che cammina con loro, ma attentissimi a tutte le fisime che gli passano per la testa. La loro vita va in direzione contraria, fugge da Gerusalemme, il centro della vita.
Finalmente il miracolo vero: ascoltano la Parola di Gesù non come cosa conosciuta. Si aprono i loro occhi e vedono la Passione, come Passione per la vita e non semplice luogo di dolore e di sconfitta. Il cuore comincia a scaldarsi e sboccia il cambiamento. Col cuore scaldato la testa si mette in moto in modo diverso: finalmente la testa capisce qualcosa. Il cuore che apre la testa fa sbocciare uno sguardo nuovo: lo riconoscono allo spezzare del pane. Ri-cordano e questo rimette in moto i loro passi. I loro piedi servono per ritornare alla comunità, per fare il cammino stesso di Gesù.
Questo è il vero miracolo della lettura appassionata della Parola di Dio e della vita di Dio su questa terra. Incontrare il Vivente nella sua Parola ci fa passare dalla morte alla vita, dalla desolazione alla luce, dalla tristezza alla gioia, alla comunione con gli altri. Questo è l’effetto del Vangelo che ci chiama in questo tempo Pasquale. Questa è la vera celebrazione eucaristica, la vera messa che significa e dona significato alla messa che celebriamo nelle nostre chiese. Così l’incontro con ogni persona e con ogni realtà di vita, diventa eucaristia cantata e celebrata, vissuta e vivificante. Una eucaristia vitale che ci parla del Risorto, dove il Risorto ci parla, che ci porta a risorgere a vita nuova
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore
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Riconobbero Gesù nello spezzare il pane.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 24, 13-35
Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana,] due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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