p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 23 Giugno 2020

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Dopo lโ€™invito a non giudicare forse ci fa un poโ€™ specie quanto dice il detto del versetto 6: โ€œNon date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porciโ€.

Teniamo presente che i cani e i porci per gli ebrei sono i pagani, coloro che non erano in diritto a ricevere il dono della Legge. Certi doni, forse tutti i doni, bisogna essere preparati per riceverli, diversamente vanno persi. Se noi non siamo preparati e convinti di partecipare ad un corso, noi perdiamo quanto ci viene donato e ci perdiamo in altre cose. Se a noi non piace una cosa e siamo invitati e costretti a parteciparvi, se non siamo presi da quella cosa, quella cosa non la gustiamo, la perdiamo e ci perdiamo.

Quanto noi riceviamo della veritร  del vangelo e della veritร  della vita, noi la possiamo accogliere con gradualitร . Cogliere tutta la grazia di Dio in un colpo solo รจ una cosa che normalmente ci soffoca e ci lascia basiti, incapaci di ricevere il tutto. Ci sembra cosa troppo grande e ci lascia senza fiato. La gradualitร  รจ nel donare quanto possiamo donare e nel ricevere quanto possiamo ricevere, non รจ certamente nella gradualitร  della veritร  ma nella legge della gradualitร .

Ritorniamo al comandamento del non giudicare. Sappiamo che lโ€™amore non giudica ma questo non significa che non faccia discernimento. Fare discernimento significa cogliere che cosa รจ buono per lโ€™altro, che cosa lo aiuta, cosa lo fa crescere. Buttare addosso la veritร  che spesso si presenta come pretesa di fare, come un comando a cui non si puรฒ transigere, significa soffocare e gettare pesanti fardelli sulle spalle del prossimo. Prepararci e preparare ad accogliere il dono รจ forse la cosa piรน difficile da farsi ed รจ la cosa che noi maggiormente evitiamo di fare.

Quando agiamo in questo modo normalmente otteniamo compiacenza e indurimento: ci rendiamo incapaci di ricevere il dono e dunque di apprezzarlo e di trafficarlo.

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La veritร  รจ anche e soprattutto rispetto per la veritร  dellโ€™altro. Non ci interessa convincere lโ€™altro delle nostre idee, interessa che lui colga la bellezza di quanto ci viene donato.

Questo รจ quanto noi vogliamo gli altri facciano per noi e questo noi siamo chiamati a fare per loro e con loro.

Siate voi dunque perfetti come รจ perfetto il Padre vostro celeste, รจ lโ€™invito che ci viene dal versetto 48 del capitolo quinto di Matteo. Noi sappiamo che il Padre รจ amore per tutti, vale a dire che รจ tutto per i suoi figli. La chiamata ad essere perfetti come Lui รจ perfetto รจ chiamata a vivere per lโ€™altro e a non volere che lโ€™altro viva per me.

Noi sappiamo bene quali sono le nostre attese e i nostri diritti sullโ€™altro. Amare significa capovolgere le proprie attese in attenzioni verso lโ€™altro, i propri diritti in doveri verso di lui. Per chi ama i bisogni dellโ€™amato diventano suoi impegni. Impegni pregni di gratuitร , liberi dalla pretesa di ricevere in cambio attenzioni e riconoscenza.

รˆ spontanea la nostra tendenza a porre al centro di tutto noi stessi. Ma noi siamo al centro del cuore di Dio. Diventare come Lui significa porre al centro del nostro cuore gli altri, non noi al centro degli altri.

La regola dโ€™oro che Gesรน ha portato a compimento ci rende come Lui, figli che vivono nellโ€™amore la legge della libertร .


AUTORE: p. Giovanni Nicoliย 
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