Che sarai mai di questo bambino? ร domanda dei contemporanei di Gesรน che anche noi ci possiamo porre di fronte a qualsiasi nato che ci รจ dato. Cosa diventerร ? Cosa realizzerร ? Ma soprattutto chi รจ e chi sarร ? Quanto รจ scritto in lui che cosa diventerร nel momento stesso in cui verrร alla vita?
Sono domande che possiamo porci in modo angosciante e pauroso, oppure sono domande che possiamo vivere nellโinterezza della loro bellezza, nello spirito della ricerca e dello scrutare la vita che ci รจ stata data.
Il Padre che ci ha dato il nome ha scritto sulle sue e nostre mani ciรฒ che noi desideriamo. Mi pare che spesso a quello che desideriamo consciamente o inconsciamente, per paura o per prudenza, noi non riusciamo a crederci. Non riusciamo a credere alla promessa che il dono della vita da parte della Madre sia cosa veritiera e bella. Nel momento in cui noi cominciamo di nuovo a credere e a intuire la bellezza di quanto scritto nel nostro nome, sulle nostre mani e sul nostro cuore, ci ritorna la parola, come รจ tornata a Zaccaria. Credere al desiderio profondo che รจ in noi, che non ha nulla a che vedere coi nostri bisogni, ci toglie da quel limbo di incredulitร che opacizza la vita.
La Madre, grazie ad Elisabetta, dร la vita e giร questo รจ un bel mistero, stupendo e pieno di luce. Dopo la Madre che dona la vita, ci imbattiamo col mistero del nome da dare, un nome irripetibile che รจ dato dal Padre, cโรจ bisogno di Zaccaria.
Tutti dicono la loro rivelando che non sanno cosa stanno dicendo. Quel nome che debbono dare dice tutto di chi quel bimbo sarร . Elisabetta si oppone a dare il nome Zaccaria che significa memoria di Dio, perchรฉ รจ tempo di andare oltre. Bella la memoria, bello il ricordo ma รจ oramai tempo di memoriale, di vita vissuta. Elisabetta si oppone, chissร quante notti passate con Zaccaria a decidere il nome. Elisabetta non puรฒ avere potere sul nome, lei รจ chiamata a dare la vita, per questo interrogano Zaccaria. Le notti in bianco passate a comunicarsi a gesti, esplodono nella vita. Elisabetta ha ragione, scrive Zaccaria, il suo nome sarร Giovanni che significa che Dio ha esaudito, tutto รจ divenuto misericordia. La memoria diventa memoriale, concretezza di realizzazione di dono, cosรฌ la parola ritorna a Zaccaria che loda il Signore. La chiamata di Giovanni diventa misteriosamente chiara, non si sa dove porterร , ma si sa che una vita รจ stata donata ed รจ una vita che lascia a bocca aperta ancora prima di nascere, una vita che lascerร a bocca aperta lungo tutta la sua esistenza. Rimarrร aperta, questa bocca, nel canto del Benedictus, anche quando la testa del Battista verrร tagliata. Raggiungerร il suo apice: voce di uno che grida nel deserto.
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Tutti i vicini furono presi da timore, che sarร mai questo bimbo? โE davvero la mano del Signore era con luiโ.
Trasmettere la vita รจ quanto Dio Madre ha fatto sulla terra: siamo tutti chiamati ad essere figli di Dio su questa terra, trasmettitori di vita. Se non trasmettiamo vita noi perdiamo la nostra identitร , moriamo allโamore anzichรฉ morire di e per amore. Dio Padre ci dona il nome perchรฉ nel nome noi possiamo scoprire la perla preziosa che รจ stata posta nel nostro cuore. Una delle esperienze piรน belle e piรน sublimi che possiamo vivere รจ proprio quella di divenire ed essere padri, che donano il nome e donano la capacitร di scoprire la propria vocazione incisa nel nostro cuore. Forse รจ una delle mancanze piรน grandi per noi religiosi, mancanza che puรฒ diventare bellezza se viviamo questo dono di paternitร vera verso chi padre non ha, oppure puรฒ diventare roba da vergini rinsecchiti che non sanno piรน dare nรฉ vita, nรฉ identitร , nรฉ vocazione: non serviamo a nulla.
Dare la vita come madri, donare il nome come padri, diventa allora celebrare il memoriale, celebrare la messa nelle nostre case, nei nostri rapporti, nei nostri doni, nel nostro camminare sulle strade della vita.
La nascita dellโuomo รจ la celebrazione fondamentale del Dio Amore, Madre e Padre di vita e di nome.
Il nostro e altrui nascere diventa allora dono e fonte di bellezza, un bel disegno, magari uno schiribizzo, che il bimbo disegna su di un foglio e che poi deve spiegare perchรฉ diversamente non si capirebbe nulla. Un bimbo che bacia quel disegno, un bimbo che ti dona il suo disegno. Questa consacrazione della vita donata e fatta crescere รจ la messa quotidiana piรน bella che noi tutti siamo chiamati a celebrare. ร una messa che dร corpo e sostanza a tutte quelle messe, diversamente scialbe, che noi celebriamo sullโaltare. Dare vita e donare il nome รจ vera consacrazione della nostra esistenza, dono della Madre e dono del Padre che ci rendono madri e padri.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
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Nascita di Giovanni Battista.