p. Giovanni Nicoli โ€“ Commento al Vangelo del 23 Dicembre 2019

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Che sarai mai di questo bambino? รˆ domanda dei contemporanei di Gesรน che anche noi ci possiamo porre di fronte a qualsiasi nato che ci รจ dato. Cosa diventerร ? Cosa realizzerร ? Ma soprattutto chi รจ e chi sarร ? Quanto รจ scritto in lui che cosa diventerร  nel momento stesso in cui verrร  alla vita?

Sono domande che possiamo porci in modo angosciante e pauroso, oppure sono domande che possiamo vivere nellโ€™interezza della loro bellezza, nello spirito della ricerca e dello scrutare la vita che ci รจ stata data.

Il Padre che ci ha dato il nome ha scritto sulle sue e nostre mani ciรฒ che noi desideriamo. Mi pare che spesso a quello che desideriamo consciamente o inconsciamente, per paura o per prudenza, noi non riusciamo a crederci. Non riusciamo a credere alla promessa che il dono della vita da parte della Madre sia cosa veritiera e bella. Nel momento in cui noi cominciamo di nuovo a credere e a intuire la bellezza di quanto scritto nel nostro nome, sulle nostre mani e sul nostro cuore, ci ritorna la parola, come รจ tornata a Zaccaria. Credere al desiderio profondo che รจ in noi, che non ha nulla a che vedere coi nostri bisogni, ci toglie da quel limbo di incredulitร  che opacizza la vita.

La Madre, grazie ad Elisabetta, dร  la vita e giร  questo รจ un bel mistero, stupendo e pieno di luce. Dopo la Madre che dona la vita, ci imbattiamo col mistero del nome da dare, un nome irripetibile che รจ dato dal Padre, cโ€™รจ bisogno di Zaccaria.

Tutti dicono la loro rivelando che non sanno cosa stanno dicendo. Quel nome che debbono dare dice tutto di chi quel bimbo sarร . Elisabetta si oppone a dare il nome Zaccaria che significa memoria di Dio, perchรฉ รจ tempo di andare oltre. Bella la memoria, bello il ricordo ma รจ oramai tempo di memoriale, di vita vissuta. Elisabetta si oppone, chissร  quante notti passate con Zaccaria a decidere il nome. Elisabetta non puรฒ avere potere sul nome, lei รจ chiamata a dare la vita, per questo interrogano Zaccaria. Le notti in bianco passate a comunicarsi a gesti, esplodono nella vita. Elisabetta ha ragione, scrive Zaccaria, il suo nome sarร  Giovanni che significa che Dio ha esaudito, tutto รจ divenuto misericordia. La memoria diventa memoriale, concretezza di realizzazione di dono, cosรฌ la parola ritorna a Zaccaria che loda il Signore. La chiamata di Giovanni diventa misteriosamente chiara, non si sa dove porterร , ma si sa che una vita รจ stata donata ed รจ una vita che lascia a bocca aperta ancora prima di nascere, una vita che lascerร  a bocca aperta lungo tutta la sua esistenza. Rimarrร  aperta, questa bocca, nel canto del Benedictus, anche quando la testa del Battista verrร  tagliata. Raggiungerร  il suo apice: voce di uno che grida nel deserto.

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Tutti i vicini furono presi da timore, che sarร  mai questo bimbo? โ€œE davvero la mano del Signore era con luiโ€.

Trasmettere la vita รจ quanto Dio Madre ha fatto sulla terra: siamo tutti chiamati ad essere figli di Dio su questa terra, trasmettitori di vita. Se non trasmettiamo vita noi perdiamo la nostra identitร , moriamo allโ€™amore anzichรฉ morire di e per amore. Dio Padre ci dona il nome perchรฉ nel nome noi possiamo scoprire la perla preziosa che รจ stata posta nel nostro cuore. Una delle esperienze piรน belle e piรน sublimi che possiamo vivere รจ proprio quella di divenire ed essere padri, che donano il nome e donano la capacitร  di scoprire la propria vocazione incisa nel nostro cuore. Forse รจ una delle mancanze piรน grandi per noi religiosi, mancanza che puรฒ diventare bellezza se viviamo questo dono di paternitร  vera verso chi padre non ha, oppure puรฒ diventare roba da vergini rinsecchiti che non sanno piรน dare nรฉ vita, nรฉ identitร , nรฉ vocazione: non serviamo a nulla.

Dare la vita come madri, donare il nome come padri, diventa allora celebrare il memoriale, celebrare la messa nelle nostre case, nei nostri rapporti, nei nostri doni, nel nostro camminare sulle strade della vita.

La nascita dellโ€™uomo รจ la celebrazione fondamentale del Dio Amore, Madre e Padre di vita e di nome.

Il nostro e altrui nascere diventa allora dono e fonte di bellezza, un bel disegno, magari uno schiribizzo, che il bimbo disegna su di un foglio e che poi deve spiegare perchรฉ diversamente non si capirebbe nulla. Un bimbo che bacia quel disegno, un bimbo che ti dona il suo disegno. Questa consacrazione della vita donata e fatta crescere รจ la messa quotidiana piรน bella che noi tutti siamo chiamati a celebrare. รˆ una messa che dร  corpo e sostanza a tutte quelle messe, diversamente scialbe, che noi celebriamo sullโ€™altare. Dare vita e donare il nome รจ vera consacrazione della nostra esistenza, dono della Madre e dono del Padre che ci rendono madri e padri.

Fonte

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI


Nascita di Giovanni Battista.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 1, 57-66 In quei giorni, per Elisabetta si compรฌ il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarรฌa. Ma sua madre intervenne: ยซNo, si chiamerร  Giovanniยป. Le dissero: ยซNon cโ€™รจ nessuno della tua parentela che si chiami con questo nomeยป. Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: ยซGiovanni รจ il suo nomeยป. Tutti furono meravigliati. Allโ€™istante gli si aprรฌ la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: ยซChe sarร  mai questo bambino?ยป. E davvero la mano del Signore era con lui. Parola del Signore

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