Di fronte al corona virus che alla fine è sbarcato anche in Italia, vi sono alcuni preti che predicano il castigo di Dio e che questo virus si cura solo con le messe da dire e da fare dire. È inutile evidenziare il fatto che la follia folleggia in ogni dove e che tutto questo non ha nulla a che vedere col Dio di Gesù Cristo, anche se tutto questo è predicato da preti.
Fa parte del limite della nostra natura umana, non è il caso di scandalizzarci, ma non possiamo neppure seguire questi profeti di sventura, siano essi gente religiosa come gente politica. Ma il vero virus che è sbarcato in Italia è la follia dello xenofobismo che ci fa dire che non è vero che gli italiani sono brava gente mentre i tedeschi sono cattivi. La strage in Germania è strage anche in Italia se continuiamo ad alimentare il vero corona virus della razza e dei nostri interessi. Speriamo che chi ha fatto questo sia solo un pazzo, ma qualcosa mi dice che questa pazzia è più infettiva del corona virus contro il quale, per lo meno, combattiamo.
Credere che Gesù è il Figlio di Dio vivente vuol dire avere compreso la natura vera di Gesù e ciò che di Lui i suoi testimoni hanno narrato. Gesù è Dio che vive con l’umanità, non ha nulla a che vedere coi castighi del Dio dell’Antico testamento. Lui si è fatto uno di noi per indicarci la via su cui camminare verso la liberazione. Lui è venuto a liberarci da quei gioghi che noi stessi ci mettiamo addosso attraverso una visione distorta di Dio. La paura è lo strumento che preti e politici sono spesso tentati di usare per dominare le nostre esistenze, non di certo per liberarle. La paura è un giogo molto utile per schiavizzare dopo avere sfruttato e spennato la gallina di turno.
Il nostro Padre è un Dio vivente che si è lasciato interpellare dai bisogni sostanziali della gente. Ha fatto questo in modo semplice: condividendo semplicemente la condizione della gente semplice, la più umana che vi sia. Sono i poveri, i piccoli che hanno la precedenza nel Regno dei cieli, loro è il Regno. A loro il Re si è donato!
Questo Dio vivente che vive con noi ha consegnato il suo messaggio di vita in mano agli uomini. I migliori che vi fossero? Certamente no! I più intelligenti e affidabili? No! Ma allora a chi ha affidato questo suo messaggio? A dei poveri pescatori che si guadagnavano da vivere col sudore della fronte. Non i più intelligenti ma i più affidabili. Non perché non sbagliavano mai o non prendevano delle cantonate, ma semplicemente perché sapevano piangere dei propri tradimenti. Per questo il messaggio testimoniato del Cristo morto e risorto è giunto fino a noi ed è stato consegnato nelle nostre mani. Gesù ha dato fiducia non nonostante le cadute dei suoi discepoli, quanto invece proprio nelle cadute. Questa è vita, vissuta in prima persona, che scava dentro di noi e ci rende annunciatori veraci più che veritieri, umani più che disumanamente santi.
Beato tu Simone, figlio di Giona, dirà oggi Gesù a Pietro. Non perché sei bravo ma perché sei amato e ti sei lasciato amare dal Padre nostro che è nei cieli. Questa è beatitudine che dice non bravura ma apertura.
Pietro è riuscito, giorno dopo giorno, a fare spazio perché la Buona Notizia che rivela il Padre Misericordioso che ci ama di amore Materno, potesse farsi spazio in lui. Così la rivelazione non soffocata da idee precostituite o da minacce apocalittiche buone solo per il portafoglio di alcuni predicatori, potesse incarnarsi nella sua vita di povero del Padre.
L’azione veritiera di Pietro a cui anche noi siamo chiamati è quella di accogliere la Parola vivente. Tutto il resto è secondario. In questo possiamo festeggiare la Cattedra di Pietro, non certo per i fasti della reggia pontificia.
Gesù svuotò se stesso prendendo la forma di schiavo e divenendo simile agli uomini. Così svuotato passò facendo del bene, prendendosi cura e guarendo perché veramente il Padre era con Lui. A questo siamo chiamati in qualsiasi situazione di vita, bella o brutta che sia, drammatica oppure no. Non importa non perché non vi sia differenza quanto invece perché ciò che è essenziale è che noi possiamo essere vivi. Meglio vivi in ogni situazione che morti in belle situazioni di vita che si rivelano situazioni mortifere.
Su questa pietra di Pietro come di ognuno di noi nasce e cresce la chiesa. Non ci interessano i numeri. I semi accumulati fanno muffa, sparsi muoiono e germogliano. Il sale accumulato rende impossibile ogni cibo, sparso con la giusta densità dona sapore. Nell’epoca dove tutto sembra dipendere dalla visibilità siamo chiamati a divenire invisibili. Su questa invisibilità nasce e rinasce la chiesa e il Regno di Dio. È ancora possibile? Senza alcun dubbio. Se la smettiamo di sparare contro l’umanità castighi impossibili per un Padre e Madre e ritorniamo ad essere come Cristo: gente che si prende cura della propria gente perdendo la propria vita, coscienti che chi perde la propria vita per Cristo e i poveri cristi, è e avrà vita eterna: Vita di Dio.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
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Tu sei Pietro, a te darò le chiavi del regno dei cieli.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16, 13-19
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Parola del Signore.