p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 22 Agosto 2020

In ogni ambito, come in ogni realtà, la presenza di scribi e farisei è assicurata. Ciò che fatichiamo a cogliere è il fatto che questo scribi e farisei che parlano bene e razzolano male, siamo noi. Siamo noi che passiamo il nostro tempo a pensare come volgere le situazioni a nostra favore, cercando di cogliere ciò che gli altri dovrebbero fare e ciò che noi dovremmo dire loro che dovrebbero fare.

Dicevo che questo avviene in ogni ambito. Ma è bene che iniziamo da noi riproponendo un brano di Bernanos, dal Diario di un curato di campagna:

«La parola di Dio! È un ferro rovente la parola di Dio. E tu che la insegni vorresti pigliarla con le molle per non bruciarti, non la afferreresti a piene mani? Lasciami ridere: un prete che scende un po’ ringalluzzito ma contento dal pulpito di Verità, con la bocca a culo di gallina, non ha predicato, ha fatto le fusa se mai. Bada che può capitare a chiunque: siamo dei poveri dormienti, e certe volte che fatica del diavolo svegliarsi! Anche gli apostoli, comunque, dormivano a Getsemani. Ma insomma bisogna distinguere. E capirai anche che chi si scalmana e suda come un facchino non sempre è più sveglio degli altri, no. Dico soltanto che quando per caso il Signore mi cava fuori una parola che è utile alle anime, la capisco dal male che mi fa». 

Comprendere la parola in base al male che mi fa non è un atto di autocompassione, è un atto di sincerità. Il male che mi fa la Parola dice che da quella Parola mi sono lasciato toccare e che quanto dico agli altri viene non da uno studio approfondito ma dal cuore, dalla mia vita.

Il bisogno che abbiamo di trovare un colpevole o di negare la buona fede dell’altro è modo per confondere le acque e continuare a nasconderci non cercando il bene comune né in politica e neppure nel campo economico.

Lascio la parola al Savonarola – Sul bene comune (di cui non vi importa nulla), per commentare questo pensiero:

“Voi non siete un’umanità, ma una somma di uomini. Pensate a voi, badate a voi, v’accorgete che esistono «altri» solo qualche volta, per caso, quando c’è da invidiarli o da disprezzarli. Altrimenti chi se ne frega degli altri: tutto è solo «io».

I miei fatti. I miei affetti. I miei soldi. Siete gente arida. Senza calore. E se vi infiammate per una questione all’apparenza «di principio» non lo fate perché ci credete, no, ma solo per difendere quello stramaledetto orto che è il vostro interesse. (….) Il bene comune? Ma che ve ne parlo a fare?

Non è una lingua vostra, questa. Per farmi capire dovrei parlare forse di guadagni, di interessi. Dovrei parlare di tornaconto. Dell’acqua al vostro mulino.
Allora saltereste tutti sugli attenti, direste «fammi sentire!»”.

 

Come si dice? Musica per le vostre orecchie. Invece, guarda caso, mi intestardisco, non mi stanco: parlo di bene comune, parlo di cercare qualcosa che valga per tutti, nessuno escluso, parlo di fare cose utili, di non dividere ma unire, anche se ci perderai qualcosa.

Vi interessa? Ho capito: sto abbaiando. Ma sono fiero, non mi vergogno, d’essere un cane.             Non dobbiamo scandalizzarci, siamo invitati invece a prendere coscienza di ciò che muove veramente il nostro cuore e le nostre azioni, le nostre decisioni.

Ciò che mi interessa di più è ritrovare la via per fare quello che sono, per dire quello che faccio o fare quello che dico. Ho bisogno di ricominciare da me, se voglio prendere sul serio la vita e quanto la Parola mi dice.

Mi verrebbe da dire che è tempo di dimenticarmi degli altri e vivere in solitudine il richiamo che Dio mi manda oggi e che suona chiaramente come invito a prendere sul serio la mia vita senza usare gli altri come paravento. È tempo di tacere e di dire solamente: “Signore, pietà!”.

Tale grido risuona come preghiera che chiede al Signore ciò che noi non riusciamo a fare e ad essere, oltre che a dire: liberi dal nostro tornaconto. Tale liberazione diventa liberazione dall’annuncio della Parola e dall’azione pastorale usati come mezzo di scambio per ottenere buona fama.

È tempo di dire basta alla vanagloria che uccide la gloria vera, quella di Dio che è tale di fronte all’uomo realizzato e libero.

È tempo che il nostro essere segni d’amore, occupi il nostro tempo e il nostro cuore, tutto il resto è spazzatura senza questo.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
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