Il rifiuto dellโesperienza del deserto alberga le nostre giornate. Ci riempiamo le giornate di impegni, di cose da fare. Riempiamo il nostro tempo di frammenti che sembrano potere spezzettare lโangoscia del nostro vivere quotidiano. Riempiamo i nostri spazi di cose per lo piรน inutili, o cose magari anche utili che non utilizzeremo mai.
Rifiutiamo il deserto quando ricerchiamo il potere e quando vogliamo sempre di piรน, piรน del necessario, piรน di quanto in realtร potremmo godere nella nostra esistenza. Ci neghiamo ogni possibilitร di godere della vita presi come siamo dai nostri progetti. Noi sappiamo che oltre un certo limite la ricchezza domina te, non sei piรน tu che la puoi gestire. Perchรฉ la ricchezza, e il suo figliastro il mercato, hanno bisogno di vittime sacrificali che continuino a perpetuare il loro dominio sullโesistenza degli uomini. Loro vogliono lโesistenza degli uomini, ma in cambio non donano libertร .
La ricchezza, che ci sospinge lontani dal deserto, รจ inoltre unโesperienza che ci allontana dal prossimo e da Dio. La ricchezza assorbe le nostre energie e il nostro pensiero, i nostri affetti e le nostre possibilitร di agire. La ricchezza ci rende ciechi: non ci accorgiamo dei tanti che muoiono di fame e di nulla sulla soglia della nostra porta. Presi come siamo dalle nostre strutture e dai nostri desideri, dai nostri impegni e dalle nostre preoccupazioni, dalle nostre occupazioni e dai nostri calcoli, non vediamo Lazzaro che geme alla nostra porta. Ma non lo vediamo proprio. E se lo vediamo, lo neghiamo scaricandolo con un qualsiasi gesto o pensiero di disprezzo nei suoi confronti.
Il deserto รจ luogo di solitudine e di povertร . ร luogo dove non ricerchiamo piรน il conforto o lโappoggio del prossimo. ร il luogo dove non abbiamo piรน possibilitร di dominare su nessuno e quindi possiamo intraprendere la strada della liberazione del nostro cuore dalla necessitร di dominare lโaltro.
In questa realtร possiamo compiere lโesperienza bella dellโimpotenza. Quellโesperienza disperata che tanti nostri fratelli che non possono avere una dignitร di vita, sperimentano ogni giorno. Ma in questo caso lโesperienza di impotenza puรฒ divenire esperienza di salvezza e di conversione. Non lโimpotenza del ricco epulone che dai tormenti degli inferi, quegli inferi che spesso noi stessi ci costruiamo, che non potrร cambiare una virgola della sua nuova esistenza.
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Ma lโimpotenza che, lasciata ogni possibilitร e ricchezza e abbracciata la povertร , diventa motivo di incontro con Dio. Ci rende di nuovo capaci di vedere il fratello al di lร dei filtri che le cose frammezzano fra noi e gli altri. Non abbiamo piรน barriere di potere e di condanna nei confronti dellโaltro, ma solo desiderio di incontro e di condivisione. Quella condivisione senza la quale noi rischiamo di costruirci lโinferno della divisione. Divisione che troppo spesso la chiesa stessa ha sperimentato nella sua storia tormentata.
Ascoltiamo Mosรจ e i Profeti, ascoltiamo Gesรน Parola e non andiamo alla ricerca di quellโeccezionale che non ha mai convertito nessuno, se non allโapparenza. Ascoltiamo loro e da loro lasciamoci condurre sulla via della condivisione e della povertร , via che affina la nostra vista ad incontrare il volto del fratello sofferente, del fratello che sta alla porta delle nostre sale da pranzo, delle nostre sale dove noi banchettiamo.
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