Ci soffermiamo oggi sul cogliere l’essenzialità della preghiera per la nostra esistenza. La preghiera non è cosa da anime pie. La preghiera non è neppure cosa da fare essenzialmente in chiesa. La preghiera non può essere un dovere e non può seguire dei codici.
La preghiera è fantasia e creatività di rapporto con se stessi e col Padre, col Padre nostro! Detto in altre parole: la preghiera siamo noi! Non è altro da noi anche se ci porta ad uscire da noi stando dentro di noi. Più entriamo nelle profondità della preghiera e più noi tocchiamo abissi di pancia e di cuore della nostra persona, oltre che della persona sociale. Ma più noi tocchiamo queste profondità e più siamo lanciati sulle strade della vita dove incontriamo lo stesso Padre il cui volto abbiamo visto in noi. Più incontriamo il Padre sulle strade della vita e più siamo stimolati ad andare in profondità con noi stessi.
La preghiera non è un’assicurazione sulla vita e sulle cose che così vanno bene. La preghiera non è banalizzazione della nostra esistenza. Non è roba per anime pie, è roba vitale. Senza preghiera siamo persone monche che vivono solo la superficialità della propria esistenza non entrando in relazione vera con nulla. Senza preghiera noi bruciamo vita, bruciamo cose, bruciamo opportunità, bruciamo noi stessi. Senza preghiera non vi è che la droga che sia essa LSD oppure cose da consumare con l’illusione di essere maggiormente persone più opportunità di consumo noi abbiamo.
La preghiera mi costituisce come persona, immagine del Padre. Chi prega raggiunge il fine della vita che è essere come Dio. Se non preghiamo rischiamo di essere dannati, per mano nostra. La preghiera è l’essenza dell’amore. Che cosa è l’inferno? È “una sofferenza di non potere amare più”, diceva lo starec Zosima nei fratelli Karamazov. Essere e amare è l’essenza dell’umano che si concretizza in un rapporto di amore nella preghiera vissuta nel segreto della nostra esistenza. Così fatto, tutto quello che facciamo sarà trasparenza di questo essere, nulla più.
La preghiera non è devozione, è razionalità pura che fa scintille con l’amore puro. Ne consegue che la preghiera è comunione pura. È comunione col Padre e col creato, è comunione col bene comune e con gli animali, è comunione col prossimo che è sempre e comunque persona, al di là del razzismo che traspare dalle nostre chiacchiere. Non c’è più né uomo né donna, schiavo o libero, greco o ebreo, credente o pagano perché tutti siamo uno in Lui: questa è la forza rivoluzionaria della preghiera che abbassa i monti e spiana le colline, apre strade nuove e fa fiorire il deserto: un fiore fra le pietre, speranza dell’umanità.
Cosa c’è di più umano che inginocchiarsi davanti al Padre, davanti al creato, davanti all’umanità con un cuore che batte di amore orante? Preghiera è liberazione dalla schiavitù dei potenti: sto in ginocchio davanti a Dio per stare in piedi davanti ai potenti, diceva de Gasperi, potenti che erano i vincitori della seconda guerra mondiale con cui si trovava a trattare.
Senza preghiera non c’è autotrascendenza e dunque non c’è riconoscimento di vita di esserci perché c’è l’altro, perché il Padre è nel segreto della stanza della mia vita.
Abbiamo contraffatto di tutto, non solo i cinesi ma anche noi. Contraffazione perché gli affari sono affari e l’umano ci interessa sempre meno. In tal modo abbiamo aperto nuove strade alla disumanità, alle alienazioni, alla stupidità, alle deviazioni. La preghiera è un ritornare all’essenziale che sia realmente tale. La preghiera è distinguere ciò che è essenziale non confondendolo con ciò che essenziale non è.
La preghiera non è tutto, ma tutto comincia con la preghiera. Un certo tutto comincia con la preghiera, fin dal mattino. Lì nasce e rinasce continuamente quella lucidità di vita che spesso perdiamo. Lì ritroviamo la comprensione dell’esperienza intensa di Dio Padre e di umanità. Li ritroviamo il centro permanente della nostra vita, che diventa stabilità di vita, mai rigidità. Stabilità creativa che ci libera dal suicidio perpetrato dalle nostre insane abitudini e scelte personali e sociali.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore
Voi dunque pregate così.