p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 20 Aprile 2020

È nella natura delle cose che noi possiamo rinascere dall’alto. Questo è necessario non perché la nostra nascita sia cosa cattiva o negativa o inconsistente. Questo è necessario perché ogni giorno la nostra esistenza rischia di perdersi nell’inconsistenza e nell’apparenza. Noi che ci fidiamo così tanto di quello che vediamo, abbiamo bisogno ogni giorno di quello che non vediamo che sembra non esistere ai nostri occhi pragmatici, ma senza il quale noi ci chiudiamo in giravolte sempre più ossessive che ci portano, presto o tardi, a esaurire noi stessi e la vita che c’è in noi.

Ciò che Giovanni ci dice nel suo vangelo non ha alcuna intenzione di contrapposizione fra carne e spirito, quanto invece di relazione e di completamento reciproco. La carne senza lo spirito è morta e lo spirito senza la carne non è incarnata. Ciò che è morto non può donare vita. Ciò che è disincarnato è solo fantasia ed è fuori dall’annuncio della Buona Notizia.

Lo spirito e la carne, uscendo dalle metafore Giovannee, sono una cosa sola: l’uno senza l’altro non sussiste. Esiste la persona che, per la nostra mania di sezionare tutto, è fatta di spirito e di carne, ma non solo verrebbe da dire.

L’unità di spirito e carne è il mistero dell’Incarnazione dove Dio conferma la sua volontà originale: non vuole e non può fare a meno dell’uomo come l’uomo non può fare a meno di Lui. L’uno senza l’altro non è altro che una menomazione e una svalutazione dell’amore e dell’incontro. Dio senza l’uomo non ha senso e l’uomo senza Dio è cosa morta. Lo spirito senza la carne, riprendendo i termini di Giovanni, non ha senso e la carne senza lo spirito è cosa morta.

L’uomo è composto di argilla e di soffio divino, di terra e di cielo, di carne e di spirito. La terra non può vivere che di cielo, come il cielo non può vivere se non in terra. Il cielo, sole e pioggia, sono vita per la terra; come la terra dona senso al sole e alla pioggia che diversamente non avrebbero nulla da illuminare e da irrigare, si perderebbero nel non senso.

Noi abbiamo bisogno di luce quanto la Luce ha bisogno di illuminarci. La relazione non è fatta per la solitudine ma per l’incontro. È per nascere che si è nati ed è nella nascita che possiamo essere rinati. Ogni giorno siamo chiamati a rinascere incentrandoci sulla Vita che si incarna nella vita e nella vita che riceve Vita. Ogni giorno da quando ci svegliamo siamo chiamati a rinascere per non perderci nel non senso. Anche quando dormiamo siamo chiamati a vivere e non solo a riposare.

Lo Spirito è il vento che muove e vivifica tutto. È il misterioso respiro di Dio sull’universo. Nessuno lo vede questo respiro di Dio, ma lo si può percepire. Nessuno lo vede ma ognuno ne può vedere gli effetti e lo può sentire risuonare in tutte le cose.

Gesù Parola, agisce nello stesso modo divenendo vita per tutto ciò che esiste. La Parola non la vediamo, ma ne ascoltiamo la Voce. Quella Voce che è il Battista e che, con i profeti e i testimoni, ne testimonia la Luce.

La vita nessuno la vede, però fa esistere, fa vedere, fa capire, ci rende capaci di amare ogni realtà di vita. Del vento che non sappiamo di dove venga e dove vada noi ne viviamo. Così è di Gesù: diciamo di sapere che viene da Dio, ma ciò che questo significhi realmente non lo sappiamo. Anche noi, con Andrea e Giovanni, possiamo chiedergli dove abita, ma fino a che non abitiamo con Lui di Lui non possiamo comprendere nulla. Abbiamo bisogno di trovare casa con Lui e grazie a Lui.

Lo spirito e la carne, cioè la nostra persona, sono la via privilegiata per potere abitare con Dio Trino, per potere trovare casa e potere abitare con loro guardando il Padre nel Figlio grazie allo Spirito danzante di amore. Nessuna opposizione tra carne e spirito, ma complementarietà: l’una senza l’altro non vive e l’uno senza l’altra non ha senso e non esiste. Questo è il nostro Dio.

È necessario ogni giorno rinnovare il nostro spirito di corpo per sconfinare dalle nostre certezze e accogliere la Vita nuova. È l’Amore che sgomita in noi, sgomita con la nostra incredulità e i nostri inquadramenti per potere sfociare in un fiume di grazia, vale a dire un fiume di vita nuova. Ogni giorno, appunto.

Fonte – Scuola Apostolica


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